Sarà pure vero, come ha fatto notare il presente vicedirettore del Giornale Nicola Porro, spalleggiato a distanza dal direttore di Libero, Alessandro Sallusti, che è difficile pensare ad una maggioranza e a un governo travolti dai contrasti interni dopo una festa di compleanno di Matteo Salvini come quella organizzata dalla fidanzata Francesca Verdini nel Comasco, con la partecipazione di Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi, familiari e un centinaio di amici.
Sarà pure vero, ripeto, ma francamente neppure a me – come alle opposizioni, che hanno protestato, magari esagerando nel “delirio” denunciato dal Giornale per un compleanno trasformato in “reato”- quella festa differita di un giorno è sembrata una grande idea, specie col karaoke che l’ha coronata o accompagnata. Si è cantata, in particolare, la celebre e sfortunata Marinella di Fabrizio de Andrè, quanto meno inadatta per le circostanze, trattandosi di un’emigrata calabrese finita prostituta e morta affogata in un fiume del Nord.
LA STRAGE DI CUTRO
Le “circostanze” che avrebbero consigliato almeno un altro repertorio sono naturalmente quelle della strage di migranti nelle acque di Cutro, delle bare che la premier non ha avuto il tempo di visitare neppure nella trasferta sul posto di un Consiglio dei Ministri straordinario, delle proteste ancora in corso in Calabria e altrove e di una difficile conferenza stampa, diciamo così, della stessa premier, sempre a Cutro, infelicemente chiusa -direi – sul piano politico ed anche umano dal vice presidente del Consiglio Salvini rivendicando i suoi cosiddetti porti chiusi del 2019. E il numero più basso di morti in mare con la sua gestione del Viminale, all’epoca della partecipazione al primo governo del grillino Giuseppe Conte.
UN KARAOKE IMBARAZZANTE
Beh, al netto – ripeto – di tutte le esagerazioni nelle proteste delle opposizioni, compresa “la cattiveria” di giornata del Fatto Quotidiano sull’immaginario karaoke al suono della “barca va”, penso che un po’ di imbarazzo sia lecito attenderselo dai leader di governo e di maggioranza accorsi alla festa dei “primi 50 anni” di Salvini. Della cui fidanzata e organizzatrice quel birbante di Giuliano Ferrara aveva ieri tessuto gli elogi sulla prima pagina del Foglio attribuendole la capacità di ammorbidire il “truce” Matteo, avendo il suo “cuore immacolato temperato l’uso a portachiavi del rosario e di Maria Vergine da parte del ministro dei Trasporti e vice presidente del Consiglio”.
Meno male – direi – che alle opposizioni non si è aggiunta questa volta la prima pagina di Avvenire, il giornale dei vescovi italiani. Che ha lasciato nascosto o ammortizzato all’interno la notizia della festa e le relative polemiche, come anche il manifesto e, sul fronte filogovernativo, La Verità di Maurizio Belpietro, Il Tempo e i giornali del gruppo Riffeser Monti. Che hanno definito “grottesca” la polemica, senza tuttavia contestarla in prima pagina come Il Giornale nella sua vistosa apertura.