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Juncker

Mattarella negoziava con Juncker al posto dei governi italiani?

Che cosa dice e che cosa fa capire (di preoccupante) l’ex presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Il corsivo di Francis Walsingham

 

L’ex presidente della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker ha rilasciato domenica un’intervista al Sole 24 Ore, curata da Beda Romano, in cui si lascia andare a considerazioni non banali su alcuni recenti protagonisti della vita politica italiana, con particolare riferimento agli ultimi due inquilini del Quirinale.

Si tratta di parole il cui tenore letterale non è equivocabile, tanto è chiaro. Parole pesanti come macigni perché Juncker è stato presidente della Commissione dal 2014 al 2019 e presidente dell’Eurogruppo dal 2005 al 2013. Due crocevia fondamentali per la gestione della crisi finanziaria del 2009 e della crisi del debito del 2011-2012, che hanno messo in serio pericolo la tenuta dell’unione monetaria e della stessa UE.

A proposito dei rapporti con la classe politica italiana, Juncker ricorda che “Vi sono personalità italiane che mi hanno profondamente marcato – risponde –. Prima di tutto, Carlo Azeglio Ciampi, uomo saggio e ponderato, ma anche Giorgio Napolitano. In questi anni di dibattiti feroci, gli italiani hanno dimostrato finezza nello scegliere i loro presidenti che si sono sempre differenziati dalla maggioranza delle personalità politiche italiane per la loro serietà e per la loro capacità a riflettere oltre la loro persona. Non amavano la combinazione, ma l’armonia”. In francese, il termine combinazione si riferisce al bizantinismo della politica italiana, agli accordi sottobanco, all’opportunismo fine a sé stesso.

“Con Giorgio Napolitano e poi con Sergio Mattarella, che appartiene alla schiera dei presidenti che ho appena citato, ho spesso negoziato, non dico in segreto ma senza troppa pubblicità, quando avevo dei problemi con i primi ministri italiani. O meglio, quando i primi ministri italiani avevano dei problemi con il presidente della commissione europea. Amavo i miei scambi con Giorgio Napolitano. Ascoltando le sue descrizioni della vita dall’interno del governo italiano sono diventato uno specialista di cose che non dovevo sapere…”.

Si tratta di parole pronunciate non da uno di passaggio, ma da chi ha cominciato a frequentare i corridoi e le stanze dei bottoni di Bruxelles circa 40 anni fa, i cui ricordi potrebbero riempire più di un libro. Ma sentirsi dire che, quando i primi ministri italiani avevano problemi con la Commissione, lui “negoziava” (in segreto, o meglio, senza troppa pubblicità) con Napolitano e Mattarella è come fare entrare un elefante in una cristalleria. Viene giù tutto e nascono spontanee diverse domande.

A quale tipo di problemi si riferisce? Forse a qualche tentativo di resistenza del governo Berlusconi e del suo ministro Giulio Tremonti, rispetto a soluzioni di politica economica che hanno zavorrato il nostro Paese per 10 anni? Oppure all’indecente pressione esercitata nell’autunno 2018 sul primo governo di Giuseppe Conte, dalla Commissione che riteneva un deficit/PIL del 2,4% una minaccia per la stabilità finanziaria dell’Italia, lasciandoci alla mercé dei mercati e facendo arrivare lo spread a 300?

Quel Conte che Juncker finisce per ridicolizzare quando ricorda che “al Consiglio europeo iniziava sempre i suoi interventi dicendo: “Io in quanto professore di diritto internazionale devo dirvi…”. Anche se l’uomo ci piaceva, finì per infastidire gli altri leader, tanto che il premier svedese Stefan Löfven cominciò i suoi interventi allo stesso modo: “Io in quanto idraulico devo dirvi…”. E lo stesso faceva il premier bulgaro Bojko Borisov: “Io in quanto pompiere devo dirvi…”. Tutto ciò era molto divertente”.

Tornando ai rapporti col Colle, sarebbe interessante sapere a quale tipo di negoziato si riferisca Juncker. Già sapere che il presidente di Commissione UE negozia con il presidente della Repubblica e non con il capo del Governo è un fatto sorprendente. Ancor più se questo negoziato avveniva in occasione di “problemi” tra il governo e la Commissione. Quindi, si potrebbe maliziosamente ipotizzare che, appena il governo italiano si metteva di traverso su qualche dossier, Juncker telefonava al Colle per chiedere una mediazione e convincere il governo? Con quale esito? Chi cedeva? Il Governo o la Commissione? Ma, ammesso e non concesso che si fosse trattato di un’attività legittima e consentita, oggi sarebbe interessante conoscere l’oggetto del negoziato.

Ma qui siamo ancora nell’ambito dei fatti risaputi o almeno da sempre sospettati. Perché è con quel “sono diventato uno specialista di cose che non dovevo sapere” che si entra in acque inesplorate. Perché si tratta di cose che Juncker non doveva sapere? Cosa riferiva Giorgio Napolitano a Juncker circa la “vita del governo italiano”, “descrizioni” così delicate al punto che nemmeno Juncker avrebbe dovuto saperle?

Risposte che sarebbe opportuno ricevere ufficialmente nelle aule parlamentari. Almeno.

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