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Arnese

Mattarella in campo, il sollievo di Berlusconi, le tattiche di Casalino e le ultime Bettinate

Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

MATTARELLA IN CAMPO

 

TRA CONTE E RENZI

 

LA STRATEGIA DI CASALINO

 

LE ULTIME BETTINATE

IL SOSPIRO DI SOLLIEVO DI BERLUSCONI

TRUMPISMI E TRUMPATE

 

ARCURITE

 

STUDI SCOLASTICI

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DE LA STAMPA SU MATTARELLA E RENZI

Fermate le macchine, prima si approva il Piano da spedire in Europa e poi si può riaffrontare il nodo della crisi di governo: detto in parole povere, è questo il senso dello stop giunto dalle più alte sfere della Repubblica, ovvero dal presidente Sergio Mattarella, al leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Il quale, se pure aveva in animo di far dimettere ieri le sue ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, ha dovuto ascoltare quello che è stato ben più di un monito. E siccome quando il capo dello Stato esercita una moral suasion difficilmente si può far finta di nulla, il risultato è che per almeno una intera settimana, il governo dovrà rimanere con i ranghi al completo. Perché – come spiegano alti esponenti che operano nei Palazzi istituzionali – appena si dovessero dimettere le ministre di Iv, si aprirebbe formalmente la crisi e anche il premier sarebbe costretto a dimettersi: e il Parlamento dovrebbe bloccare i suoi lavori.

Quindi una cosa è certa, il piano del Recovery riveduto e corretto, sarà approvato dal consiglio dei ministri (pare mercoledì) e poi approderà di corsa alle Camere, con la speranza di tutti che sia votato entro una settimana. Renzi deve attenersi ai tempi istituzionali e frenare le intemperanze della Bellanova. «Il tempo è davvero finito e questa esperienza per me è archiviata. Arrivi questo benedetto Recovery Plan, ci si dia il tempo di valutarlo e ci si confronti in Consiglio dei Ministri». Ed è su un mega accordo, tutto da vedere, che si muovono i fili di un esile trattativa che potrebbe maturare, almeno nelle speranze dei Dem. Impegnati a tacitare e blandire sia Renzi, sia Conte: le cui uscite belligeranti non sono granché gradite. «Il Pd – spiegano dalla trincea più esposta del Senato – si è convinto in blocco che il solo punto di ricongiungimento delle sorti della maggioranza sia un Conte ter e non un rimpasto dell’attuale governo».

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SINTESI DELL’INTERVISTA DEL GIORNALE A SILVIO BERLUSCONI

“Non sono così convinto che questo governo cada, ma se cadrà la cosa più probabile mi sembra un altro esecutivo nell’ambito della stessa maggioranza”. Lo afferma il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi in un’intervista a Il Giornale.

Ma “questa volta sono io a dire ‘fate presto’ – prosegue Berlusconi – trovo francamente avvilente che, mentre la pandemia miete vittime ogni giorno, l’economia e’ in ginocchio, il Paese bloccato, c’e’ una campagna vaccinale di proporzioni mai viste da organizzare, bisogna predisporre un piano credibile per l’utilizzo del Recovery Fund, la politica italiana sia concentrata su manovre parlamentari, tattiche di palazzo, discussioni interne ai partiti della maggioranza”. L’ex presidente del Consiglio ricorda la proposta di Recovery presentata da FI, “noi abbiamo offerto la nostra collaborazione senza condizioni e senza voler essere in alcun modo coinvolti nell’attivita’ di governo”.

Per il leader di Forza Italia “la via d’uscita piu’ lineare sarebbe naturalmente quella di ridare la parola agli italiani. Temo che l’emergenza Covid la renda problematica. Per andare al voto sarebbe necessario trovare un accordo fra i partiti, prima di sciogliere le Camere, per prendere insieme alcune decisioni urgenti” dal Recovery fund al contrasto della pandemia, “il Capo dello Stato, nel caso, lo terra’ presente”.

Berlusconi assicura poi di non temere le elezioni: “sul risultato di FI sono tranquillo”. “Il nostro obbiettivo e’ tornare ad essere il partito-guida del centro-destra” afferma e prosegue: “Meloni e Salvini sono due politici di razza”, ma “noi siamo il futuro, non solo un glorioso passato come qualcuno prova ad insinuare”. Quanto alle vicende USA, “posso solo ribadire che la destra di Trump non potrà mai essere la nostra destra, pur riconoscendo i successi di Trump in politica economica ed anche in alcuni settori della politica estera, come il Medio Oriente”.

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