A tre giorni dalle elezioni americane, in cui probabilmente l’aiuto più consistente ricevuto da Kama Harris è stato l’invito dell’attrice Julia Roberts alle donne a tradire nelle urne i mariti tifosi di Donald Trump, nella Repubblica italiana di carta prevale l’incubo delle elezioni regionali del 17 novembre in Emilia-Romagna e in Umbria, dopo la sconfitta della sinistra in Liguria. Che “i patrioti al comando” del centrodestra “possano tenersi” anche l’Umbria “è possibile”, ha riconosciuto su Repubblica, appunto, Massimo Giannini, “ma se dovessero espugnare anche la roccaforte del socialismo municipale di Togliatti, sarebbe la fine della Storia”, con la maiuscola.
Il rischio evidentemente c’è, nonostante l’ottimismo verbale del “campo largo” dell’alternativa risparmiato da Giuseppe Conte, che non vi ha espulso i renziani, come in Liguria affondando la candidatura di Andrea Orlando alla presidenza della regione sottratta dai magistrati a Giovanni Toti, tenendolo agli arresti, per quanto domiciliari, fino alle dimissioni propedeutiche alle elezioni anticipate.
In attesa, oltre che delle elezioni regionali del 17 novembre, anche del cambio meno imminente di editore a Repubblica, messa in vendita nel mercato editoriale e finanziario da John Elkann, non so se più stanco o infastidito dalla linea di irriducibile opposizione del giornale fondato da Eugenio Scalfari, un prudente Giannini si è proposto, o riproposto, come consigliere della segretaria del Pd Elly Schlein con un editoriale dal titolo: Cosa manca alla sinistra per costruire l’alternativa.
Già, cosa manca dopo che il Pd ha salvato la pelle, diciamo così, nelle elezioni liguri attestandosi al primo posto col 28,5 per cento dei voti, sia pure grazie ad un’affluenza alle urne scesa al 46 per cento? La diagnosi di Giannini è stata alquanto generica, come la terapia, pur dal sapore critico verso la segretaria del Pd trattata con molto riguardo, e persino simpatia, nelle feste annuali “delle idee” di Repubblica.
“Di fronte all’entropia del fu Campo Largo – ha scritto Giannini – la strategia del “troncare, sopire” non basta più. Dalla politica delle alleanze non si scappa. E con gli alleati, nell’area sempre più scompaginata delle opposizioni, è ora di esercitare una leadership rispettosa ma molto più vigorosa”. Ma “più vigorosa” in che senso? In che direzione? A destra per evitare che il centro vi scivoli sempre di più, come sostengono i riformisti del Pd battuti al congresso dalla Schlein nelle primarie aperte ai non iscritti, rovesciando le preferenze di questi ultimi per Stefano Bonaccini? O a sinistra, inseguendo Conte e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini? Belle domande. Le risposte Giannini se l’è tenute tutte per sé, nascoste in qualche cartella del suo computer.
La crisi dei partiti in Italia – un po’ di tutti, a dire la verità – deriva anche da quella dei loro consiglieri.