Sta vivendo giorni difficili l’isola di Lampedusa. Negli ultimi giorni, complici le condizioni climatiche favorevoli, si sono moltiplicati gli sbarchi di migranti che hanno mandato al collasso il rodato sistema di accoglienza. L’emergenza migranti “è un problema molto serio e va affrontato insieme all’Unione europea: l’Italia non può essere lasciata sola. L’ intervento con l’Unione europea potrebbe contribuire ad aiutare”. A sottolinearlo è il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso a Sky TG24. La questione si presenta molto complessa con competenze divise tra i ministeri italiane e tra le istituzioni italiane e europee.
L’EDITORIALE DI SECHI
Sul tema si era espresso anche il nuovo direttore del quotidiano Libero, Mario Sechi (fino a pochi giorni fa capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio): “Togliere gli scafi agli scafisti”. Ma come? “La sinistra delle porte aperte si lamenta degli sbarchi di migranti, i sindaci e i presidenti di Regione del Pd hanno scoperto che causano danni collaterali alla convivenza e in Italia non c’è più posto per tutti – ha scritto nel suo editoriale odierno -. L’improvviso risveglio dal sonnambulismo della classe in progress è solo opportunismo, è scattata la lunga campagna elettorale per il Parlamento europeo e l’immigrazione (insieme alla crisi economica) è il tema caldo. I capi dei governi di tutti gli Stati dell’Unione stanno chiudendo i confini, per l’Italia è un’impresa più difficile, perché la nostra frontiera naturale è il Mar Mediterraneo, il punto di partenza è l’immenso continente africano, chi va per mare ha il dovere di salvare. Le immagini di Lampedusa sono un segnale chiaro, la crisi africana si sta avvitando”. La Premier Meloni, sottolinea l’editoriale del direttore Sechi, ha proposto un approccio alla Commissione Ue che preveda un piano per il Mediterraneo centrale “ma si tratta di politiche che hanno bisogno di tempo per diventare efficaci”. Nel mentre che il “piano Mattei” passi dalle parole ai fatti il suggerimento del direttore Sechi è “fermare i trafficanti nel punto di partenza, questo significa neutralizzare all’origine i barchini prima che prendano il mare. Il bersaglio di questa azione preventiva è nei cantieri dove vengono costruiti gli scafi e nei porti dove restano in attesa della partenza verso le coste italiane. I luoghi di fabbricazione sono noti, le flotte ormeggiate o in secca sono fotografate dai satelliti. Il problema è a terra”.
LA RISPOSTA PRIVATA DI CROSETTO
Togliere gli scafi agli scafisti, dunque, come da titolo del quotidiano Libero. Una richiesta simile è arrivata anche da Francesca Totolo, giornalista ed autrice de Il Primato Nazionale, giornale “sovranista” del movimento politico Casa Pound. Su Twitter aveva chiesto al ministro della Difesa Guido Crosetto di inviare “arei militari” per intercettare navi madri che traghettano i barconi dei migranti verso Lampedusa. A questa domanda il ministro Crosetto avrebbe risposto alla giornalista in privato dicendole che non è questione di competenza del Ministero della Difesa, senza aggiungere chi sia la competenza.
CHI DEVE MANDARE LA MARINA MILITARE? LE PAROLE DI SALVINI
Una risposta più precisa arriva dalle parole di Salvini. «Io penso — ha spiegato il ministro — che Giorgia abbia fatto un lavoro eccezionale a livello internazionale, andando ovunque e raccogliendo consensi da tutti». Chiarito il concetto, ecco il contrattacco: «Se poi nei fatti a Bruxelles, Berlino e Parigi si voltano dall’altra parte ne dobbiamo prendere atto e difendere le nostre donne, i nostri uomini, le frontiere con ogni mezzo necessario che la democrazia mette a disposizione». Come? «Avrete una risposta nei prossimi giorni», risponde sibillino il vicepremier a Stasera Italia su Rete 4. «Marina militare? Non escludo nessun tipo di intervento».E poi c’è un velenoso riferimento alla Germania: «Ci sono istituzioni tedesche che danno milioni di euro a Ong per portare i migranti in Italia. È un fatto».
CONTRASTO ALL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA: IL DECRETO SICUREZZA BIS DEL 2019
Nel 2019, il cosiddetto “decreto sicurezza bis” approvato nel corso del Governo Conte II, ha conferito al Ministero dell’Interno (insieme a quelli delle Infrastrutture e della Difesa) il potere di limitare o impedire a una nave il passaggio nelle acque territoriali italiane nel caso in cui violi le norme in tema di immigrazione. Le navi che disattendono il divieto rischiano di dover pagare multe da 150 mila a un milione di euro e il sequestro dell’imbarcazione. Tuttavia, il decreto sicurezza bis non ha cambia la situazione preesistente: il potere di divieto del Viminale è ora esplicitato in una norma nazionale, ma esisteva anche prima sulla base di norme internazionali come la convenzione di Montego Bay, secondo la quale a una nave che trasporta migranti in posizione irregolare può essere impedito il passaggio nelle acque territoriali italiane.
LA TRIPARTIZIONE DELLE COMPETENZE NEL CONTRASTO ALL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
La tripartizione delle competenze è presente anche nel decreto 14 luglio 2003. Il provvedimento stabilisce che le attività di vigilanza, prevenzione e contrasto dell’immigrazione clandestina via mare sono svolte dai mezzi navali:
- della Marina Militare (Ministero della Difesa)
- delle Forze di Polizia (Ministero degli Interni)
- delle Capitanerie di Porto (Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti)