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Tunisia

I Partigiani della Pace anche nel 2022 sono anti Nato e anti Usa

La manifestazione per la pace in Ucraina è piena di cattivi maestri. Ecco perché. L'analisi di Gianfranco Polillo.

 

Alcuni organizzatori della manifestazione di domani somigliano, seppur con le dovute differenze, ai “partigiani della pace”. I capi del movimento, nato agli inizi degli anni ‘50, su diretta ispirazione del Cominter la centrale della III Internazionale, che rispondeva agli ordini di Mosca. Compito di quel movimento era quello di organizzare, in nome della pace, il fronte interno dei Paesi occidentali, contro la NATO e gli Stati Uniti. In difesa del sacro suolo della patria socialista. In Italia la direzione effettiva era stata affidata a Pietro Secchia, il dirigente comunista più vicino alle posizioni di Stalin. Oggi un ruolo di rilievo nell’organizzare l’evento di domani porta la firma di Giuseppe Conte, il capo dei 5 stelle.

I tempi cambiano: non necessariamente in meglio. I partigiani della pace non avevano bisogno di fingere. La loro collocazione era fin troppo evidente. L’imperialismo americano il nemico da battere. Oggi tutto é più sfumato ed ambiguo. Parole d’ordine della manifestazione, come riportato da Il fatto quotidiano, sono: ”non vogliamo altre guerre, non vogliamo inviare armi, non vogliamo foraggiare il mercato delle armi, vogliamo che siano messe in campo unicamente soluzioni diplomatiche”. Messaggio che sarebbe semmai da inviare al solo Vladimir Putin, affinché si dimostri sensibile al grido di dolore che proviene da mezzo mondo.

La speranza é che i volenterosi manifestanti prestino la necessaria attenzione all’ultimo messaggio di Sergio Mattarella. “La guerra scatenata dalla Federazione Russa contro l’Ucraina – ha detto il Presidente nel consegnare le decorazioni dell’ordine militare – sta riportando indietro di un secolo l’orologio della storia.” In apparenza una frase ad effetto. Nel merito, invece, la rappresentazione più cruda di quanto sta avvenendo. La guerra in Ucraina, infatti, non é che la punta dell’iceberg di un più vasto movimento, che investe l’intera realtà internazionale.

A maneggiare le armi, infatti, non sono solo i russi, i loro alleati ceceni e le truppe mercenarie (Gruppo Wagner), in terra Ucraina; nel Far east, il regime di Kim Jong-un, il despota della Corea del Nord, é dedito, da tempo, ad esercizi muscolari. Lancio di missili, a gittata sempre più lunga, (oltre 40 solo quest’anno) intimidazioni nei confronti della Corea del Sud, in un crescendo che giunge fino a minacciare la risposta nucleare. Anche in questo caso un ritorno al clima degli anni ‘50, con un pizzico di teorie alla Medvedev. Fino all’ultima provocazione di qualche giorno fa: il lancio di decine di missili, verso il Mar giallo ed il Mar del Giappone, nonché l’esplosione di numerosi colpi di cannone nella zona cuscinetto tra le due Coree.

Il tutto mentre si svolgevano le esercitazioni militari congiunte tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti. Manovre rivolte a lanciare un monito allo stesso Kim Jung-un, nel tentativo di dissuaderlo dal perseverare lungo la strada intrapresa. Tentativo che ha avuto ben poco successo, considerato che le ultime notizie parlano di una dislocazione di 180 aerei da combattimento, da parte del regime nord coreano, ai confini con il suo vicino. Scelta che, a sua volta, ha costretto la Corea del Sud a far pattugliare il proprio spazio aereo con un centinaio di velivoli. Un’escalation che non può non preoccupare.

A poche miglia di distanza da questo nuovo possibile teatro di guerra, il caso Taiwan, che la Cina continua a rivendicare. Come mostrano, del resto, le ultime indicazioni del congresso del partito comunista, che hanno portato alla rielezione, per la terza volta, di Xi Jinping. La scorsa visita di Nancy Pelosi a Taipei sarà stata senz’altro un errore. É tuttavia servita per saggiare le reazioni cinesi. E vedere fino a che punto Pechino é disposta a rischiare. Le relative manovre militari erano rivolte a simulare un attacco contro l’isola. Mentre quelle successive di Taiwan a mostrare al mondo le sue capacità di resistenza. Del resto, dopo quanto avvenuto ad Hong Kong, a seguito del suo passaggio sotto il regime comunista, é ben difficile pensare ad una soluzione pacifica del problema. Il che naturalmente non tranquillizza.

Restano infine le preoccupazioni per quanto sta avvenendo in Serbia. Il conflitto latente con il Kossovo, che rischia di trascinare nel contenzioso anche l’Albania. Truppe serbe sono ammassate ai confini del piccolo Stato, in prevalenza musulmano – sunnita, la cui indipendenza é stata riconosciuta solo da 98 Paesi sui 193, che fanno parte dell’ONU. E comunque non dalla Serbia. Un vecchio contenzioso che riguarda le targhe delle automobili (se devono essere serbe o kossovare?) da tempo ha avvelenato le relazioni tra i due Paesi. Foglia di fico che non riesce a nascondere un conflitto ben più radicato. Recentemente i serbi accusano i propri confinanti di aver utilizzato droni per spiare le proprie strutture militari. Circostanza assolutamente negata dagli accusati. Ma é il solito gioco di specchi, dalle conseguenze imprevedibili.

Se si mettono in fila gli episodi ai quali si é fatto cenno, risulta abbastanza evidente la voglia, se non il tentativo, dei Paesi, che facevano parte del vecchio blocco comunista, di conquistare nuovi spazi vitali. É stata questa consapevolezza che ha spinto il nostro Presidente della repubblica a ricordare le vicende di un “secolo” fa. Difficile capire quale sia stata la molla che ha scatenato la revanche . Ma le tesi sull’inevitabile decadenza dell’Occidente non fanno parte solo del bagaglio culturale di Vladimir Putin. Sono più diffuse di quanto si creda. Ed a queste teorie é necessario rispondere con la massima fermezza, sempre che non si preferisca transitare sotto il dispotismo di quei regimi.

Che si manifesti pure per la pace. Quindi. Ma stando attenti ai cattivi maestri. A coloro che, in nome di un nobilissimo sentimento, cercano invece ben altre gratificazioni. E, visto che ci siamo, non sarebbe male ricordare le vittime dei droni di fabbricazione iraniana, che spargono il terrore nella “martoriata Ucraina” (parole di Papà Francesco). Come ricordava giustamente Giuliano Ferrara, in quel Paese, si stanno commettendo crimini che offendono tutti i valori della civiltà occidentale. In un delirio di oscurantismo che riporta al Medio Evo. E contro il quale vale la pena scendere in piazza, superando l’indifferenza (ma anche questo é un brutto segnale) finora dimostrata.

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