Non ci sono purtroppo molte speranze che la guerra in Ucraina finisca presto. Le atrocità del conflitto continuano a essere la tragica realtà di questi giorni. Ma il buon senso suggerisce di guardare non senza preoccupazione a quanto potrebbe accadere in futuro. E forse ne abbiamo già qualche segnale sotto gli occhi: se la guerra continua è anche perché i cosiddetti grandi della Terra fanno poco o niente per sedersi intorno a un tavolo e cercare una soluzione diplomatica. Gli interessi politici o economici di ciascuno vengono prima della pace. Sulla pelle di chi subisce il conflitto sembra esserci un gioco più ampio e inquietante. Ed è meglio capirne le trame prima possibile.
Maurizio Molinari con “Il ritorno degli imperi” (Rizzoli, 272 pagine, 20 euro) è di fatto il primo a spiegare “come la guerra in Ucraina ha stravolto l’ordine globale”. L’attenzione si concentra su quattro soggetti principali: gli Stati Uniti e l’Unione europea (e di conseguenza la Nato), la Russia e la Cina popolare. Non sono ovviamente nuovi protagonisti ma l’aggressione di Putin all’Ucraina ha avuto come conseguenza quella di amplificare il loro ruolo nello scenario internazionale. Il resto del mondo, dall’Africa all’America latina, rischia di non avere altra scelta che legarsi al carro di uno dei quattro. Magari per ottenere investimenti economici oppure aerei e carri armati. Ma perdendo comunque qualcosa della propria sovranità. Fatte le debite differenze con il passato, USA e UE, Russia e Cina finirebbero per spartirsi un’influenza planetaria non dissimile da quella dei vecchi imperi. Quanto basta per sospettare che abbiamo impiegato circa un secolo per ritrovarci tristemente al punto di prima.
Il pericolo è che come un tempo non esistono equilibri definiti e le strategie di espansione accrescono il rischio di contrasti o di conflitti. Molinari descrive in maniera esauriente i progetti e le ambizioni dei nuovi imperi. E li rende comprensibili a chiunque anche visivamente disegnando quattro mappe che già da sole costituiscono il più aggiornato atlante geopolitico mondiale.
Osservandole risulta evidente dove ciascuno dei nuovi imperi ha già piazzato le sue bandierine o intende farlo. Fra tutti, il meno allarmante è il progetto di allargamento dell’UE che però ha come punto debole la vicinanza con la Russia. Più capillare e, di fatto, maggiormente insidiosa la ragnatela di alleanze degli Stati Uniti. Putin, che si sente assediato, coltiva il sogno della Grande Russia e cerca sponda soprattutto in Asia. Ma forse i conti più pesanti si dovranno fare con la Cina popolare che, oltre a minacciare Taiwan, ha in pratica già colonizzato economicamente buona parte del continente africano investendo miliardi di dollari e assicurandosi così il controllo di materie prime indispensabili per tutta l’industria mondiale. Non è uno scenario rassicurante ma questa è la realtà e leggendo “Il ritorno degli imperi” si acquista consapevolezza di quali sono i pericoli da evitare se si vuole davvero la pace.