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Salvini

Tensioni Macron-Meloni, fibrillazioni Pd-M5S

Cosa succede fra Italia e Francia sui migranti e cosa succede fra Pd e Movimento 5 Stelle. La Nota di Paola Sacchi.

 

Italia attaccata dalla Francia, quasi a sorpresa, dopo essersi dichiarata disposta a accogliere i migranti della Ocean Viking. Il ministro degli Interni Gerald Darmanin definisce il nostro Paese “disumano”. Gli risponde in modo secco il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che definisce quella francese “una posizione incomprensibile”, ricordando che l’Italia ha accolto quest’anno quasi 90.000 migranti a fronte dei 240 della Ocean Viking.

Dura la reazione anche di Antonio Tajani, ministro degli Esteri, vicepremier e coordinatore FI: dalla Francia reazione “sproporzionata”. E Guido Crosetto, ministro della Difesa, cofondatore di FdI, ricorda che l’impegno francese, ora definito dal ministro d’Oltralpe solo “una misura in via del tutto eccezionale”, è stato preso di fronte a una situazione in cui l’Italia non può più esser lasciata sola, ma ci deve essere una responsabilità dell’intera Europa. Come ha affermato lo stesso Papa Francesco.

Il premier Giorgia Meloni preferisce concentrarsi sul decreto Aiuti quater, con al primo punto il contrasto al caro bollette di 9 miliardi. Il resto verrà fa 21 miliardi in deficit della Finanziaria. Nell’Aiuti quater anche lo sblocco delle trivellazioni e l’innalzamento a 5000 euro del tetto del contante. Viene anche firmato il rinnovo del contratto della scuola tra il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Valditara, eletto in parlamento con la Lega, e i sindacati, una importante novità sottolineata da Matteo Salvini, che mette al centro, ricorda Palazzo Chigi, l’attenzione del governo “per i giovani”. Il premier esulta poi per il rilascio “da parte delle autorità iraniane, dopo un intenso lavoro diplomatico” per la liberazione di Alessia Piperno.

Ma lo scontro ingaggiato dalla Francia con l’Italia, dopo le parole di accoglienza con le quali si era distinto il presidente Emmanuel Macron, domina la giornata. Mentre la maggioranza procede spedita sul suo percorso e la Camera approva il decreto Aiuti ter, altra musica sulle Regionali nel centrosinistra scosso dalle convulsioni interne e con i Cinque Stelle, in particolare sul Lazio. Al centro dello scontro l’inceneritore di Roma la cui realizzazione viene confermata dal sindaco dem Roberto Gualtieri entro il 2023 mentre Giuseppe Conte ribadisce la netta contrarietà.

Una posizione che avrà conseguenze sul mancato appoggio pentastellato a l’assessore alla Sanità del Pd, Alessio D’Amato, sostenuto anche dal terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Conte rompe l’alleanza e Nicola Zingaretti, il governatore dimissionario, lo attacca: “Lo fa senza un perché. La Regione non ha mai autorizzato l’inceneritore e mai lo autorizzerà”. Una posizione che, comunque, rivela anche una differenza di posizioni nello stesso Pd sull’inceneritore.

In Lombardia si sfila anche Giuliano Pisapia dalle ipotesi del Pd di candidarlo per far fronte alla mossa spiazzante del terzo polo che scende in campo con Letizia Moratti. Partita invece chiusa nel centrodestra che ha scelto compatto Attilio Fontana.

Intanto, completato il rinnovo delle presidenze di commissione anche al Senato. Spiccano quelle di due donne in settori chiave: l’avvocato e ex ministro Giulia Bongiorno ( Lega) alla guida della commissione Giustizia e Stefania Craxi (FI) confermata alla commissione Esteri che ora comprende anche la Difesa. “È un grande onore essere stata eletta presidente della Commissione oggi profondamente arricchita nella sua valenza grazie all’accorpamento con il comparto della Difesa”.

La presidente spiega che è stata “una scelta razionale e necessaria a garantire funzionalità ed efficacia operativa ai lavori parlamentari dopo la riduzione del numero dei componenti”. Sottolinea il ruolo dell’organismo come “crocevia delle grandi scelte strategiche che il Paese sarà chiamato a compiere e confermare senza tentennamenti”.

Ribadito da Stefania Craxi “in primis, quel legame atlantico necessario, che va incessantemente coltivato e rinnovato, declinato, come nella nostra storia, in funzione della pace, della stabilità e della sicurezza, nel rispetto dei popoli, delle Nazioni e del diritto internazionale”. Per “un atlantismo della ragione che non ammette deroghe ma non accetta subalternità” e ci assegna “un ruolo da protagonisti nel contesto del Mediterraneo allargato”.

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