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Ma la Polizia di Stato è diventato un brand per gli spot di Google & Co.?

Dopo gli spot istituzionali "della" Polizia di Stato pare essere partita la moda degli spot (non tanto istituzionali) "con" la Polizia di Stato. Dubbi e domande nella lettera di Claudio Trezzano

Caro direttore,

non so se ci hai fatto caso anche tu, ma sono diversi giorni che mi capitano alcune pubblicità che riguardano la Polizia di Stato.

No, non della Polizia di Stato. Anche se ricordo ancora lo stucchevole spot con tanto di hashtag (#essercisempre) di qualche anno fa che mi aveva portato a chiedere quale bisogno ci fosse di reclamizzare il Corpo: il ministero dell’Interno vorrà venderlo? Va forse verso la privatizzazione? L’eterna concorrenza coi Carabinieri esige campagne marketing? Ah, saperlo

Oggi mi riferisco invece alle attività marketing “di rimbalzo”, quelle cioè di soggetti terzi che sfruttano le collaborazioni in essere con la Polizia di Stato per pubblicizzarsi. Una di queste è persino l’americana Google e tutto ciò, in tempi di sovranismi (al di là e al di qua dell’oceano), di guerre di dazi e possibili ritorsioni dei nostri governanti sulla tassazione delle attività delle Big Tech, mi fa sorridere persino più del normale.

A proposito di Stati Uniti… Forse abbiamo assorbito nozioni, tesi e ideologie proprie dal liberismo spinto americano, di reaganiana memoria, trasformando tutto in un marchio – anzi, in un brand – e così anche la forza di Polizia diventa un logo da sventolare qua e là, non nelle parate celebrative ma negli Adv, nei banner e nelle reclame…

Ti ho scattato qualche foto (perdona la qualità, sono state fatte al monitor del mio computer) così potrai giudicare tu stesso e, come spero, sobbalzare sulla sedia. Mi immagino l’obiezione: diverse iniziative, frutto della collaborazione tra pubblico e privato, hanno solo uno scopo educativo e sarebbero perciò da incentivare. Giustissimo. Incentiviamole. Ma evitiamo che siano a loro volta sfruttate per attività di marketing. Insomma: ben venga diffondere materiale promozionale ma il loghino del mecenate, se proprio deve esserci, sia in fondo in un angolino, non in bella vista.

Immagino che la Polizia – alla quale in teoria dovrebbe essere difficile tener segreto qualcosa – sappia che la stanno sfruttando come strumento per pubblicizzarsi: va bene così? Siamo sicuri che affiancare i loro colori, i loro simboli e persino il tricolore ai loghi di aziende private, di multinazionali estere spesso anche discusse, sia qualcosa che porta beneficio al Corpo? Siamo sicuri che tutto ciò vada bene agli uomini e alle donne in divisa che quotidianamente – senza cadere nella retorica, sia chiaro – corrono pericoli significativi? Sforzi che vengono però ridotti e banalizzati a stregua di spot pubblicitario? Insomma, tutt’apposto per la Polizia di Stato?

Un dubbioso,

Claudio Trezzano

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