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“M. Il figlio del secolo”? Scurati è un piccolo Cazzullo

"M. Il figlio del secolo", la nuova serie in onda su Sky dedicata a Benito Mussolini, vista da Fabio Andriola, fondatore e direttore di Storia in rete.

Fare giornalismo vuol dire farsi “dettare l’agenda” dall’attualità. E l’attualità dice che in questi giorni uno dei temi forti è “M.” la nuova serie in onda su Sky dedicata a Benito Mussolini. E allora eccoci qui, obbedienti e fedeli a quelle quattro regolette sacre di un mestiere vecchio, nobile e sputtanato ma che è anche quello più vicino a quello dello storico. Questa settimana si parla quindi di “LVI” più del solito e, tanto per cambiare, molto a sproposito. Scambiare una serie tv, ottimamente girata e ben recitata, per una lezione di Storia è un abbaglio che non vorremmo facesse troppe vittime. E invece così sarà visto che tutta l’operazione ha un vizio d’origine ben chiaro e dichiarato: cioè la serie di romanzi di Antonio Scurati che per qualche motivo ha deciso di intestarsi il ruolo non solo di quello che ha capito tutto di Mussolini e del Fascismo ma anche di chi non vede l’ora di raccontarlo, spiegarlo, insegnarlo. Insomma, un piccolo Cazzullo…

Tutto questo fa evidentemente di “M.” una serie diversa da tutte le altre, non da un punto di vista artistico ma storico-culturale. Perché tutti, dal regista al protagonista, dal cast agli sceneggiatori, sono stati colti dal virus di Scurati e quindi eccoli lì a dire, sentenziare, mettere in guardia, a fare strambi paralleli col presente, a confessare disagi e inquietudini varie. E, ovviamente, pronti a dichiararsi antifascisti da generazioni. Così, in un batter d’occhio, tutto si sposta sul difficile rapporto che molte persone intrattengono col senso del ridicolo lasciando sullo sfondo quello che dovrebbe essere il tema principale. Il Fascismo e Mussolini, come ogni fenomeno storico, sono stati una realtà complessa, contraddittoria, potenzialmente sorprendente, soprattutto per quelli che pensano di averla compresa solo perché hanno scritto o letto un romanzo.

Non ci stancheremo mai di ripetere che chi si occupa di Storia deve per prima cosa rendere conto della complessità di una realtà che quasi mai può essere armonica e razionale al 100%. Anzi, spesso non lo è per nulla. Basterebbe soffermarsi sull’esodo che da sinistra si ebbe verso il Fascismo già da prima della Marcia su Roma: il Fascismo fu fatto soprattutto da uomini di sinistra – già De Felice ribadiva le radici giacobine dei Fasci di Combattimento – e, strada facendo, si trovò a marciare con molti altri ex socialisti, comunisti, anarchici, repubblicani, sindacalisti. Che animarono e forgiarono il movimento non meno di conservatori, liberali, nazionalisti, monarchici. Un grande “partito contenitore” tenuto insieme dallo straordinario carisma di un leader (è un po’ anche la tesi dell’ultimo libro di Giordano Bruno Guerri), un partito in cui si è entrati (e dal 1943 al 1945 si è usciti) in così tanti modi e tempi che dare etichette è davvero complicato. Per lo meno se si ha un po’ di amore per la verità.

Fabio Andriola

(Qui tutti gli approfondimenti di Storia in Rete su “M. Il figlio del secolo)

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