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Brexit

Stop austerity. L’ultimo budget pre-Brexit di Philip Hammond

L'analisi di Daniele Meloni sulla Finanziaria 2018 – il cosiddetto Automn Budget – del Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond 

Fine dell’austerity. Così il Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond ha presentato la finanziaria 2018 – il cosiddetto Automn Budget – alla Camera dei Comuni, sintetizzando il messaggio che il governo Conservatore vuole dare al paese. Si tratta, peraltro, dell’ultimo budget prima dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, il 29 marzo 2019.

Dal 2010 in poi, cioè dal ritorno al potere dei Tories dopo una traversata nel deserto dell’opposizione lunga ben 13 anni, tutti i Cancellieri di Sua Maestà si sono affannati a ridurre il rapporto tra deficit e pil, che aveva raggiunto il vertice massimo dal 1945, consolidandosi al 10% nell’anno in cui Cameron diventò premier. Otto anni di sacrifici dopo, il rapporto si è ridotto al 2% e Hammond spera di mantenerlo al di sotto di questa cifra, anche per abbassare ulteriormente il rapporto tra debito e pil, ora all’83,7%, con una crescita del pil che il Tesoro prevede dell’1,6%.

Un chiaro cambiamento di narrazione da parte del numero 11 di Downing Street. Stop all’austerity, ora si punta sugli investimenti pubblici e sul loro effetto moltiplicatore per una crescita che rimane ancora incerta, anche a causa della trattativa con Bruxelles sulla Brexit (nel bilancio sono stati stanziati 500 milioni di sterline per la preparazione all’uscita dall’Unione).

Il bilancio prevede spese per 842 miliardi di sterline, di fronte a 810 miliardi di investimenti, per un deficit di 32 miliardi. Alzata la soglia dell’aliquota minima sulle persone fisiche da 11mila 800 sterline a 12,500 a partire da aprile, Hammond ha stanziato 500milioni di sterline per il fondo per la casa, con lo scopo di costruire 650mila nuove case, facendo così fronte a uno dei problemi più pressanti della popolazione UK negli ultimi anni, quello dell’abitazione. Misure speciali sono anche state prese per chi acquisterà una casa per la prima volta, i cosiddetti First Time Buyers.

Se è previsto un aumento di circa il 5% del salario minimo introdotto ai tempi di Tony Blair, molte sono anche le misure sul tema delle infrastrutture, del business e dell’innovazione.

Le spese per la manutenzione delle strade britanniche aumenteranno del 30%, mentre è previsto un totale di 900 milioni di tax reliefs per le pmi e di oltre 650 milioni per la ristrutturazione dei centri commerciali nelle grandi città, così come una riforma della tassazione su chi lavora in proprio.

Per il servizio sanitario britannico – la Nhs – sono previsti stanziamenti per 20,5 miliardi di sterline nei prossimi 5 anni, e 2 miliardi all’anno – sempre per 5 anni per i centri di salute mentale.

Infine, i fondi per le home nations, le altre regioni che compongono il Regno Unito, e che hanno ottenuto una significativa autonomia – ma non l’indipendenza – con la devolution del 1997. Nel periodo 2020-2021, la Scozia otterrà 950 milioni di sterline, il Galles 550, e l’Irlanda del Nord 320.

Oltre all’opposizione laburista, ha criticato il budget anche l’Institute of Fiscal Studies, un think-tank che opera nell’ambito della ricerca economica. L’Ifs definisce ottimistiche le previsioni di Hammond su crescita e debito, rimarcando che, anche se è vero che la spesa totale è destinata a crescere, la percentuale della sua incidenza sul totale del reddito nazionale lordo calerà, e quindi la tanto sbandierata fine dell’austerity, è, nelle parole del think-tank, “for the birds”, cioè priva di fondamento.

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