skip to Main Content

L’Italia di Draghi sarà più filo Usa o filo Germania? L’analisi di Limes

Come sarà l'approccio geopolitico del governo Draghi? E quali saranno i rapporti con gli Stati Uniti e la Germania? Rispondono Lucio Caracciolo, direttore di Limes, e Dario Fabbri, analista della rivista di geopolitica

 

“Il governo Draghi è una Troika italiana, è l’ultimo tentativo per tenere l’Italia agganciata al gioco europeo”. È netto il commento di Lucio Caracciolo, direttore della rivista italiana di geopolitica Limes. “Se le cose dovessero andare male andremo incontro all’espulsione dal gioco europeo. Draghi è l’uomo pubblico più conosciuto e apprezzato in Italia e nel mondo ma è incaricato di gestire una fase drammatica del nostro paese in un contesto di morte della politica”. 

NATURA E OBIETTIVI DEL GOVERNO DRAGHI

Sabato 13 febbraio Mario Draghi e i ministri hanno giurato al Quirinale. Dell’esecutivo fanno parte tecnici, come il ministro dell’Economia Daniele Franco,, e uomini politici, come il ministro della Salute Roberto Speranza. “Non esistono governi tecnici, anche quelli formati da tecnici diventano politici – dice Caracciolo -. A questo aggiungiamo che Draghi è culturalmente un politico e l’ha dimostrato anche nella formazione di questo governo”.  Secondo il direttore della rivista di geopolitica Limes, dal successo dell’esecutivo Draghi dipende anche il futuro dei partiti italiani. “Uno degli esiti si questo Governo è capire se la nazionalizzazione della Lega portata avanti da Salvini in questi anni avrà uno sbocco nel contesto europeo oppure se il fallimento del Governo Draghi porterà la Lega, che è il maggior partito italiano, su posizioni separatiste o simili. Non a caso i ministri di questi Governo sono quasi tutti del nord”. 

COME SI MUOVERA’ IL GOVERNO DRAGHI

Il presidente Mattarella scegliendo Draghi si è affidato a un uomo cui viene demandato il “salvataggio” dell’Italia. “Draghi è una persona di altissimo livello ma sotto Draghi c’è uno Stato che non funziona – secondo Caracciolo – che è in crisi organica da almeno 30 anni, non ci sono veri e propri partiti politici e c’è una condizione economica e sanitaria che è destinata ad aggravarsi, almeno nella sua componente sociale, quando finirà il blocco dei licenziamenti. Ci sarà un ulteriore peggioramento quando le conseguenze psicologiche e culturali di questa fase epidemica diventeranno chiare, quando sarà chiaro che non tutto si risolverà con il vaccino ma dovremo cambiare le nostre abitudini”. Cosa deve fare, dunque, il presidente del Consiglio? Se Draghi non dovesse riuscire a portare a casa il Recovery Fund il nostro Paese entrerà in una fase agonica”. 

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA COME MOSSA GEOPOLITICA

Il ministero della Transizione ecologica, secondo l’analista Dario Fabbri, componente il comitato scientifico di Limes ed esperto di States, è una mossa geopolitica che arriva direttamente da Berlino. “L’impressione tedesca è che gli Usa vogliano usare la rivoluzione Green per colpire la manifattura tedesca, e dunque anche la nostra – dice Fabbri -. La Germania se n’è resa conto e vuole fare prima di Washington, non vuole subire le regole del gioco. Per questo chiede all’Italia di mettere una parte dei fondi garantiti grazie alla tripla A tedesca sulla transizione ecologica”. Le nomine dei ministri, molti del nord Italia, segnano una trazione settentrionale del governo Draghi. “L’Italia del nord è quella che la Germania vuole salvare, la sezione della nostra penisola che deve rimanere agganciata alla catena del valore tedesca – aggiunge Fabbri -. Francia e Germania sperano che l’Italia resti ancorata all’eurozona e che sia in grado di utilizzare i miliardi che arriveranno nel nostro Paese”. 

I RAPPORTI FRA DRAGHI E MERKEL

È indubbio che il Governo Draghi piaccia in ambito europeo. “Il legame con la Merkel si è affinato negli anni di presidenza della Bce perché la Merkel è servita da sponda a Draghi per proteggere l’euro e gestire il quantitative easing e smentire la teoria economica monetaria della Bundesbank contraria all’euro – aggiunge Caracciolo che insiste sul ruolo della politica -.  Il problema vero è che da noi la politica non esiste più. Non vorrei essere al suo posto. In questa fase ci aiuta il rapporto con la Germania e con la Francia. Ma salvare l’Italia è un’impresa da far tremare i polsi”.

IL RUOLO DELLA GERMANIA E DEL RECOVERY FUND PER L’ITALIA

“Noi siamo un paese a sovranità limitata”. È sempre netto e affilato l’analista Fabbri quando parla del ruolo del nostro paese sullo scacchiere globale. “Quando cambia l’amministrazione americana chiaramente un paese come il nostro ne risente – aggiunge l’esperto degli Stati Uniti nella rivista Limes -. A Conte gli apparati americani, imputavano di essere stato troppo disinvolto nei confronti della passata amministrazione Trump”. Con Draghi le cose dovrebbero cambiare perché il nostro Primo Ministro non è sconosciuto agli ambienti degli apparati americani. “Draghi non solo è un altantista ma è molto vicino a una parte consistente degli apparati americani”, sottolinea Fabbri. Draghi, quindi, secondo l’analista di Limes sarebbe una garanzia per gli Usa all’avanzata della Germania che, con il Recovery Fund, compie uno scatto in avanti decisivo per salvare l’Italia e l’eurozona. Il rischio è che una volta superata questa fase possa voler conquistare altre sfere di influenza, ecco Draghi assicura gli Usa che quell’avanzata sarà frenata e che l’Italia terrà ben saldo l’asse con gli Usa. 

I RAPPORTI DELL’ITALIA DI DRAGHI CON GERMANIA E USA

Il governo Draghi non sarà un governo di scopo ma senza dubbio il primo degli obiettivi sarà il rilancio dell’economia. “Questo governo deve rilanciare l’economia, o riprendiamo a crescere oppure i nostro partner europei e americani ci considereranno come un’entità da cui iniziare a prescindere – puntualizza Caracciolo -. Non dimenticando che ora abbiamo anche una frontiera meridionale molto calda con Turchia e Russia”. Il nostro destino si decide adesso. “O restiamo parte del grande gioco europeo e americano – conclude Caracciolo – o rischiamo di tornare a una condizione non dissimile da quella vissuta subito dopo la seconda guerra mondiale. Se l’Italia crollasse incrinerebbe sia il sistema di potere del’Europa che gli Usa. Se falliamo diventeremo oggetto delle culture diverse che ruotano intorno a noi. Ci giochiamo tutto da qui alla fine dell’anno”. 

Back To Top