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Libia Iraq

Chi comanda davvero in Libia (e come avanza Haftar)

Le ultime notizie dalla Libia, l'attivismo di Haftar, l'irrilevanza politica e militare dell'Ue, le poco credibili proposte del governo italiano e i veri dominus nel Paese nordafricano. Il Punto di Giuseppe Gagliano

Prosegue l’avanzata di Haftar che punta a Sirte e addirittura a Misurata. Fonti militari delle Forze del generale Khalifa Haftar, accreditate da Al Arabiya, hanno infatti segnalato che le milizie dell’uomo forte della Cirenaica stanno avanzando ad ovest di Sirte puntando verso Misurata, la più potente città libica schierata con il premier Fayez al Sarraj insediato a Tripoli. “Le unità militari avanzano al di là della città di Sirte e impongono il proprio controllo su nuove posizioni a ovest della città”, scrive la pagina Facebook “Divisione informazione di guerra” delle forze di Haftar. La pagina Facebook non è considerata ufficiale da Ahmed al Mismari, il portavoce delle Forze armate di Haftar, ma viene citata dal sito di al-Arabiya. L’emittente degli emirati inoltre scrive che “il capo di Stato maggiore libico, Faraj Mahdawi, ha annunciato l’inizio dell’avanzata delle forze armate libiche verso la città di Misurata che è controllata dalle milizie armate più forti e più numerose” a sostegno del governo di accordo nazionale di cui è premier al-Sarraj, “dopo aver preso il controllo ieri della strategica città di Sirte”. “Secondo fonti”, scrive ancora al-Arabiya, “l’esercito ha condotto quattro raid” in due località, una delle quali è Abugrein, comunque “a ovest di Sirte”. A conferma che Sirte sia in mano di Haftar, in mattinata la pagina Facebook dell’Operazione “Vulcano di Rabbia” delle forze governative ha riferito che ieri è stato “deciso di ritirarsi fuori da Sirte” per evitare sanguinosi scontri nella città da 120 mila abitanti.  Altre fonti dicono altro. Sirte è sotto il controllo delle forze governative di Fayez al-Sarraj, ha detto a Interfax Lev Dengov, capo del gruppo di contatto russo in Libia. “Al momento Sirte è di nuovo sotto il controllo delle forze di al-Sarraj”, ha detto Dengov. “Le forze di Tripoli hanno arrestato dozzine di prigionieri di guerra, sequestrato 20 mezzi e ucciso 50 persone tra i soldati dell’esercito di Haftar”. Tuttavia le ostilità continuano ed è possibile che la situazione “possa cambiare”, ha precisato Dengov. (Redazione Start Magazine)
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Prima di fare le valutazioni necessarie sul piano geopolitico sui recenti avvenimenti libici partiamo come di consueto dalla verità effettuale come direbbe Machiavelli. Le agenzie di stampa internazionali riferiscono che, dopo solo tre giorni dalla autorizzazione del Parlamento turco, le prime unità militari turche sono sbarcate in Libia per supportare militarmente il Governo di accordo nazionale (Gna) di al-Serraj.

Ora — al di là del raid aereo contro l’accademia militare a sud di Tripoli che avrebbe cagionato la morte di trenta cadetti e che sarebbe stata opera degli uomini di Haftar secondo il vice premier del Gna, Ahmed Maitig — il dato geopolitico rilevante è un altro: e cioè il rinvio della missione a Tripoli da parte dell’altro rappresentante per la politica estera Josep Borrell e dei ministri degli Esteri di Italia, Germania, Francia e probabilmente Gran Bretagna.

Ebbene, una chiave di lettura a mio giudizio credibile per spiegare questo rinvio voluto dalle autorità libiche, dipende dalla irrilevanza della politica estera dell’Ue in relazione alla questione libica e quindi della inutilità della presenza dei delegati Ue sul territorio. D’altronde, in un articolo precedente avevamo infatti fatto due osservazioni e cioè l’assenza di una politica estera europea in relazione alla Libia e la conseguente mancanza di credibilità da parte dell’Ue e in seconda battuta la credibilità, la spregiudicatezza e la coerenza della politica di proiezione di potenza turca concludendo che, allo stato attuale, i veri player di questa partita non fossero l’Italia né l’Ue ma il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto, la Turchia e la Russia. Fino a questo momento tutto ciò sembra essere confermato.

Due osservazioni infine. La prima: la proposta fatta dal ministro della Difesa italiano e dal presidente del Consiglio, Conte, sulla necessità di attuare una no fly zone in Libia appariva priva di credibilità a livello politico e a livello strategico adesso, alla luce di questo ultimo avvenimento, questa proposta dimostra tutta la sua reale inconsistenza. La seconda osservazione: come si può negare l’irrilevanza militare dell’Ue?

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