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Mediterraneo

Libia, Algeria, Turchia e non solo: tutti i punti caldi del Mediterraneo

"Polveriera Mediterraneo. Dall'Afghanistan all'Algeria, le nuove sfide per l'ordine mondiale”, di Michela Mercuri e Alberto Gasparetto, recensito da Marco Orioles.

L’Italia si trova a ridosso di quella che una raccolta di saggi  fresca di stampa e curata per FrancoAngeli da Michela Mercuri e Alberto Gasparetto definisce sin dal titolo “Polveriera Mediterraneo. Dall’Afghanistan all’Algeria, le nuove sfide per l’ordine mondiale”. Il vasto e frammentato spazio geopolitico che dal Nord Africa si allunga fino in Medio Oriente fino in Asia Centrale è al centro di un’opera che inquadra e analizza le parabole, i tormenti, i conflitti e le contraddizioni di Paesi ancora in cerca di un equilibrio tra spinte innovatrici e torsioni conservatrici. Mai libro è uscito più puntuale nel momento in cui il mondo intero rivolge la propria preoccupata attenzione a una regione dove ad agitarsi non ci sono gli spettri dei terroristi di Hamas.

Una regione turbolenta.

“L’area che si estende dal Nord Africa fino ai confini del Medio Oriente e dell’Asia centrale”, scrivono Mercuri e Gasparetto nell’Introduzione, “rappresenta una delle zone maggiormente conflittuali dello scacchiere internazionale. Dall’Algeria all’Arabia Saudita, dalla Libia all’Afghanistan, passando per paesi come Tunisia, Egitto, Siria, Turchia e Iran, gruppi e movimenti lottano per il potere, per l’accaparramento delle risorse energetiche e naturali, per ottenere visibilità o imporre la propria Weltanschauung”.

La tragedia afghana

In questo scacchiere frastagliato e turbolento si intravvedono innanzitutto i profili di crisi che mettono in discussione gli equilibri futuri, la più grave delle quali – se esiste una scala e un metro con cui misurarne l’entità – è quella che riguarda l’Afghanistan: un paese, sottolineano nell’introduzione i curatori, “in cui non solo la guerra non è mai finita ma il caos è aumentato a partire dal ritiro statunitense nell’agosto 2021 e la presa del potere da parte dei talebani”. Al contributo di Claudio Bertolotti è affidata l’analisi di quella che viene definita la “lezione afghana”.

Donna, vita, libertà

Lo sguardo si posa anche sulla situazione in Iran, oggetto del saggio di Giuseppe Acconcia intitolato “Donna, vita, libertà. I movimenti sociali in Iran e il revival nazionalista degli ayatollah”.

Come ben sa chi ha seguito le cronache degli ultimi 13 mesi, si tratta di un Paese dove l’uccisione nel settembre 2022 di Mahsa Amini, morta in ospedale dopo essere stata malmenata dalla polizia morale di Teheran perché mal velata, ha innescato un nuovo ciclo di proteste tuttora in corso che sfida apertamente la legittimità del regime khomeinista.

L’Arabia Saudita in bilico

Ma c’è un altro Paese definito da Mercuri e Gasparetto “in bilico tra conservatorismo religioso e spiragli di cambiamento” ed è l’Arabia Saudita, ossia un attore nevralgico non solo per gli equilibri del Golfo ma per l’intero sistema internazionale che da un lato guarda all’Iran come ad una “minaccia esiziale” ma dall’altro lato ha accettato un disgelo con Teheran mediato da Pechino “i cui esiti potrebbero cambiare i rapporti di alleanze nel Golfo e nell’intero arco mediterraneo”.

Della rivoluzione nazionalista della “nuova” Arabia Saudita si occupa il saggio di Jessica Pulsone.

Siria. Crisi senza fine

Il volume non poteva trascurare un altro Paese problematico come la Siria, che dopo 13 anni di guerra è stata sconvolta da un sisma che ha mietuto migliaia di vittime, determinando una situazione di estrema gravità e con “effetti a catena” suscettibili di produrre conseguenze sugli equilibri geopolitici dell’area. Ne parla Mauro Primavera in un testo dedicato alla presidenza di Bashar al-Assad.

Il regno di Erdogan

Lo sguardo dell’opera si allarga poi alla Turchia, dove l’ormai ventennale “regno” di Erdogan – rieletto quest’anno dopo elezioni sul filo di lana – sembra, dicono i curatori, “inscalfibile” e che, viste anche le smisurate ambizioni geopolitiche del presidente e il ruolo che questi gioca su vari tavoli incluso quello della guerra in Ucraina, “potrebbe essere uno degli ‘aghi della bilancia’ dei futuri assetti internazionali”. La Turchia è al centro del lavoro di Alberto Gasparetto, che affronta in particolare il tema del populismo nella politica estera dell’AK Parti.

La nuova Algeria del post-Bouteflika

Il focus si sposta infine in Nord Africa dove troviamo uno Stato fondamentale per il nostro futuro energetico come l’Algeria, che dopo l’uscita di scena di Bouteflika ha rivitalizzato la propria diplomazia riacquistando centralità sulla scena regionale e internazionale ma che deve ancora affrontare numerose incognite come i legami problematici con la Russia e le diatribe con il Marocco per la questione del Sahara occidentale. La “nuova Algeria” è al centro del contributo di Caterina Roggero.

Libia, Paese in cerca d’autore

E c’è poi quella Libia che, nel giudizio dei curatori “resta ancora un ‘paese in cerca di autore’ in cui le divisioni interne, oramai endemiche, sono acuite dalla presenza di attori esterni, Russia e Turchia in primis”.

Dello “stallo libico tra nazionalismo e tribalismo” si occupa la stessa Michela Mercuri in un contributo che ricorda come la Libia sia stata “definita da numerosi studiosi un paese senza Stato, una sorta di failed State in cui l’assenza di istituzioni ha causato la totale ingovernabilità dell’ex Jamahiriya”.

Cosa scrive Vittorio Emanuele Parsi

Ai Paesi sopra elencati sono dedicati altrettanti saggi di un’opera che, nel passare in rassegna gli eventi recenti, riannodano i fili di storie complesse che i vari autori, come sottolinea Vittorio Emanuele Parsi nella sua prefazione, rievocano non limitandosi a compiere “un semplice elenco di fallimenti o ambizioni, e neppure la giustapposizione di minacce e opportunità, bensì (proponendo) un’analisi puntuale, innovativa ed efficace di protagonisti e temi che intrecciano la dimensione regionale con quella globale”.

Lo studioso di relazioni internazionali rimarca come il libro abbia il merito non solo di riportare il Medio Oriente al centro dell’attenzione, ma anche di rinnovare un’analisi fini qui condizionata dalle due lenti privilegiate – quella della lotta al terrorismo e quella del controllo coercitivo delle migrazioni – con cui abbiamo guardato ad un universo dove si intrecciano invece “una serie di sfide decisive per lo sviluppo comune”.

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