Caro direttore,
sono preoccupato per l’Ue e i milioni di persone che ci sono dentro. Per ora guardiamo gli europei di calcio, ma fra un po’ finiranno e la notte torneremo a dormire con l’angoscia per la politica e l’economia. Dopo il Covid ne dovevamo uscire migliori? Manco per niente. Guerra in Ucraina, guerra in Palestina/Israele, guerra degli Houti, guerra in Nagorno, violenze in Daghestan, disoccupazione, salari bassi, prezzi alti, crisi economica e sofferenza sociale, generale confusione di intenti sulla politica economica, che dovrebbe definire dove vogliamo andare. Siamo divisi. Vogliamo un esercito europeo ma non abbiamo interessi comuni. Chi vogliamo difendere? Da che cosa? Dopo le elezioni europee mi pare che si continui a perseverare nel commettere gli stessi errori.
ECONOMIA
La prima cosa che mi preoccupa è l’economia. Cioè che non si proceda urgentemente alla revisione dei Trattati, che da Maastricht in poi hanno dimostrato la loro inadeguatezza. Giorni fa ho letto sui giornali che alcuni paesi fra cui l’Italia, la Francia e il Belgio continuano a violare il parametro sul deficit/pil, che deve stare sotto al 3%. Si rischia una procedura di infrazione! Urca. Stiamo ancora a questo punto? Già negli anni Novanta appena sfornati i parametri non venivano rispettati. Però si è andati avanti lo stesso. Allora o le regole sono farlocche o è farlocca l’Unione che permette di violare le regole sistematicamente.
In ogni caso il risultato è che le istituzioni europee continuano a perdere la faccia. Non sono credibili. Mettono regole che quasi nessuno può rispettare, rigidità diventate via via sempre più anacronistiche. Ma niente. L’austerità fiscale resta il faro dell’economia politica europea. Sacrifici sul deficit/pil, sacrifici sul debito pubblico/pil, sacrifici per tenere bassa l’inflazione. Per cosa? L’economia va bene? Mmm. Crediamo ciecamente nei nostri parametri, ma il problema è che nessuno crede più a noi.
POLITICA
Veniamo alla seconda cosa che mi preoccupa, la politica. Mancano come sappiamo molti pezzi (fiscale, militare, etc etc) per completare una vera Unione. Ma soprattutto manca un credibile governo europeo. Vogliamo un esercito comune europeo ma non abbiamo interessi comuni. Chi difendiamo e da chi? La risposta non è scontata fra i 27.
Si tengono elezioni mirabolanti per decidere le sorti di Parlamento, Consiglio e Commissione. E poi? Si fa una cena tra lobbisti per decidere i ruoli apicali, la faccia dell’Europa, mangiando un baccalà e un tortino di patate. Ecco, a questa cena, ho visto un problema di metodo e di contenuti. Dietro a quei bocconi senza un accordo c’è tutta la perdita di credibilità dell’UE.
LA COMMISSIONE
Leggo che “da quando ha annunciato la sua candidatura per la rielezione a febbraio, Ursula von der Leyen è stata considerata l’indiscussa favorita per la Commissione europea”. Trascurando gli scandali personali e il suo agire politico che mi è parso (ma forse mi sbaglio) debole e divisivo, mi chiedo: davvero l’Europa non ha di meglio da offrire per la guida del suo governo?
Leggo che Macron e Scholz, i capi delle due potenze UE, vogliono approvare le nomine cercando una strada per isolare Meloni e altri, fregandosene di trovare nuovi leader in grado di mettere tutti d’accordo e far convergere gli interessi europei. Tutto bene?
IL CONSIGLIO
Sul Consiglio leggo che “la leadership di Michel è stata divisiva: il suo tentativo fallito di candidarsi alle elezioni europee di quest’anno si è ritorto contro di lui”. Anche qui, non mi pare ci siano proposte per migliorare la situazione. Leggo che “I socialisti hanno percepito un’apertura e hanno proposto il nome di un veterano: António Costa, il politico 62enne che… ha rassegnato le dimissioni dopo che diversi membri del suo gabinetto sono stati accusati di corruzione e traffico di influenze nella concessione di progetti di estrazione del litio, idrogeno verde e centri dati”.
Poi però, poco dopo le sue dimissioni, “i pubblici ministeri hanno ammesso di aver confuso il nome di António Costa con quello del ministro dell’Economia António Costa Silva nella trascrizione delle intercettazioni”. Perbacco! “Questo e altri errori hanno minato il caso legale, creando l’impressione tra i diplomatici di Bruxelles che il nome di Costa sarà alla fine scagionato”. Quindi? “Un’alternativa socialista potrebbe essere la danese Mette Frederiksen, che però ha negato qualsiasi interesse per un incarico ai vertici”. Annamo bene, si dice a Roma.
POLITICA ESTERA
Scusami, mi sono dilungato. Chiudo veloce sulla politica estera, dove siamo più divisi che mai. Leggo che “l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza uscente, Josep Borrell, è un socialista convinto che ha spesso frustrato i diplomatici per essere uscito dal copione e aver espresso punti di vista personali non condivisi dai 27”. Leggo che “la geografia sarà il fattore chiave nella scelta del suo successore”. Scrivono che la Commissione e il Consiglio sono rispettivamente diretti verso l’Europa occidentale e meridionale e quindi “si pensa che l’Alto rappresentante debba andare a un rappresentante dell’Est”. Dunque, “il doppio criterio dell’Europa liberale e dell’Est riduce notevolmente l’elenco dei candidati e spinge il primo ministro estone Kaja Kallas in prima linea”.
Est, Ovest, Sud, in ogni caso non sembra esserci un Alto rappresentante in grado di parlare con una sola voce, un leader abile a far convergere la fiducia degli Stati membri per costruire una vera politica estera europea. Ognuno persevera con agende nazionali e interessi particolari.
In sintesi, ogni membro Ue fa quello che vuole. Ecco soprattutto su questo non siamo credibili. La faccia dell’Ue, per chi la vuole guardare, non esiste. Kissinger diceva che l’Ue non ha un numero di telefono. Ma se non ha ancora una faccia, figuriamoci un numero.
Leggo proprio ora che stavo per mandarti la lettera questo lancio Ansa: “Il “pacchetto” von der Leyen alla Commissione, Costa al Consiglio europeo e Kallas come Alto rappresentante, “è stabile” e “non ci sono altri nomi” in vista dell’accordo atteso al prossimo vertice Ue di giovedì e venerdì. Lo sottolineano varie fonti diplomatiche a margine del Consiglio Affari Generali in corso in Lussemburgo”.
Ecco, direi che non c’è altro da aggiungere.
Francis Walsingham