Per non introdurre i dazi sulle auto tedesche, Donald Trump chiede all’Unione europea di acquistare dagli Usa il gas liquefatto? Fatto. Nel giro di tre mesi, la Germania di Angela Merkel costruirà un grande terminale per le navi metaniere in arrivo dagli Usa. Per lo stesso motivo, The Donald pretende che l’Ue aumenti, e di molto, le importazioni di soia americana? Detto e fatto.
COME AUMENTANO LE IMPORTAZIONI DI SOIA AMERICANA
Secondo i dati diffusi ieri dalla Commissione Ue, nel mese di luglio le importazioni di soia americana da parte dei paesi Ue sono aumentate del 283% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (da 92mila a 360 mila tonnellate). Un’impennata destinata ad aumentare, come rivelano alcune fonti europee, in virtù di un accordo commerciale siglato ufficialmente alla Casa Bianca due mesi fa, ma già operativo nelle settimane precedenti.
CHE COSA PREVEDE L’ACCORDO UE-USA
Era il 25 luglio quando il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, tra lo scetticismo dei più, varcò la soglia della Casa Bianca per tentare di dissuadere il presidente Usa dall’introdurre nuovi dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio dall’Europa, cosa che avrebbe scatenato una guerra commerciale. Al termine di un confronto durato tre ore, Trump e Juncker annunciarono sorridenti, in una conferenza stampa, di avere trovato un accordo: niente dazi Usa in cambio di maggiori acquisti da parte dell’Unione europea di due prodotti americani caldamente raccomandati da The Donald, il gas naturale liquefatto da scisto e la soia.
GLI INTERESSI TEDESCHI IN BALLO
A giudicare dai risultati, e smentendo gli osservatori più scettici, Juncker è stato di parola: segno evidente che erano in gioco grossi interessi tedeschi e di altri paesi del Nord Europa. Angela Merkel, con mossa cerchiobottista, pur continuando ad acquistare il gas russo (poco costoso), importerà anche gas liquefatto Usa, che è lontano dall’avere prezzi competitivi.
COSA SUCCEDE NEGLI STATI DEL NORD EUROPA
Non solo. Germania, Olanda e Belgio, che dispongono di numerosi allevamenti intensivi di maiali, hanno immediatamente aumentato le importazioni di soia americana, cibo fondamentale per tali allevamenti. Risultato: in appena 12 settimane, tra fine luglio e metà settembre, le importazioni di soia Usa, che un anno prima erano appena il 25% dell’import Ue di questo prodotto, sono balzate in su del 133%, raggiungendo il 52% del totale. Un exploit che ha consentito agli Usa di superare il Brasile (sceso al 40%) come primo fornitore di soia dell’Europa. E siamo solo all’inizio.
IL DOSSIER CINESE SULLA SOIA
Il forte sostegno di Trump all’export della soia Usa ha almeno due motivazioni politiche. La prima riguarda la Cina, che fino a pochi mesi fa era il primo acquirente nel mondo di soia americana, cibo fondamentale per i suoi giganteschi allevamenti di suini. Tra i cinesi, il consumo di carne di maiale, considerato uno degli indici più eloquenti di benessere popolare, è passato da 10 chili l’anno per persona nel 1980 a 54 chili nel 2013. Gli allevamenti intensivi sono cresciuti di conseguenza, tanto che nell’intera repubblica cinese si allevano 700 milioni di suini, concentrati per lo più nello Yunnan, dove il consumo pro capite di carne di maiale è di 127 chili l’anno, il doppio della media nazionale. Da anni, la soia importata dagli Usa era fondamentale per gli allevamenti cinesi. Ma dopo l’introduzione dei dazi di Trump su molti prodotti made in China per 200 miliardi di dollari, il presidente Xi Jinping ha posto il blocco sull’acquisto di soia Usa (pari a 14 miliardi di dollari l’anno), e si è rivolta al Brasile, secondo produttore mondiale, e all’Argentina.
TIMORI E MIRE DEGLI STATI UNITI
Così, rivelandosi un’arma a doppio taglio, i dazi di Trump sulla Cina hanno finito per danneggiare gli agricoltori del Midwest, che sono tra i maggiori produttori di soia al mondo. Un guaio politico serio per il presidente Usa: gli agricoltori del Midwest sono da sempre elettori del partito repubblicano, hanno votato per The Donald presidente nel 2016 e devono tornare a votare in novembre per le elezioni di midterm, per il rinnovo della metà dei deputati al Congresso. Elettori che Trump, sotto attacco giudiziario, non vuole perdere, a qualsiasi costo. Da qui l’accordo con Juncker per fare in modo che l’Europa, in cambio di zero dazi, si faccia carico dei mancati acquisti cinesi di soia Usa. Un «do ut des» che, grazie ai maiali e al presidente di Commissione Ue più discusso della storia, sembra avere allontanato il pericolo di una guerra commerciale tra Usa e Unione europea.
I CONTRACCOLPI ALLA AGRICOLTURA ITALIANA
L’intesa Trump-Juncker sta già provocando contraccolpi anche sulla nostra agricoltura. L’Italia è il primo produttore europeo di soia, con circa il 50% della produzione Ue (1,1 milioni di tonnellate l’anno), davanti alla Francia. La nostra autosufficienza, tuttavia, non va oltre il 20% del fabbisogno, e rende necessario un import robusto e crescente per la zootecnia, che ha già messo in allarme la Coldiretti. Nei primi quattro mesi di quest’anno, ha segnalato l’organizzazione guidata da Roberto Moncalvo, vale a dire prima dell’accordo Trump-Juncker, l’import di soia Usa in Italia è già aumentato del 31%, per un totale di 43 milioni di euro. «Ora, a maggior ragione, l’accordo tra Usa e Ue sulla soia riguarda direttamente anche il nostro paese», osserva Moncalvo. «Per questo dovremo monitorarne gli effetti nei prossimi mesi». Inutile dire che, sulla vicenda, il governo gialloverde dorme come un ghiro, a conferma di un dilettantismo sempre più preoccupante.
LE CONTRADDIZIONI
Un ultimo dettaglio: in Europa è vietato coltivare soia Ogm, mentre la soia Usa importata è tutta Ogm. Il suo acquisto, tuttavia, è reso possibile dal fatto che l’Ue ha tolto da tempo il veto sulle importazioni di soia Ogm destinata alla sola zootecnia, mentre permane il veto su quella per il consumo umano.
(articolo tratto dal quotidiano Italia Oggi)