skip to Main Content

Ma Letta e Conte appoggiano davvero Draghi?

Il punto sulla maggioranza che sostiene il governo Draghi dopo l'incontro fra Enrico Letta e Giuseppe Conte

Il “politichese-sinistrese” di due ex premier, Enrico Letta e Giuseppe Conte, da un lato; la narrazione semplice nella sua complessità e pragmatica del premier Mario Draghi, che spazia su tutti i temi drammaticamente attuali, dall’altro.

Il linguaggio stesso in un solo giorno sembra impietosamente fotografare due immagini che stridono vistosamente tra loro: un’Italia che sembra con la testa rivolta al passato, con formule dal sapore vecchio e autoreferenziale della sinistra della ex maggioranza giallo-rossa sconfitta, e un’altra, invece, proiettata verso le difficili sfide dell’oggi, ovvero del mondo dopo il Covid.

Mentre Draghi parla in Senato e alla Camera (ieri mattina e ieri pomeriggio, prima del Consiglio europeo di oggi e domani) con quella sua “narrazione così concreta che nel linguaggio di queste aule suona quasi felicemente strana” (è l’efficace commento che fa alla cronista il giovane deputato, capo dei dipartimenti di Forza Italia, Alessandro Cattaneo), le agenzie di stampa danno le notizie dell’incontro contestuale tra Letta e Conte.

Escono, a proposito del vecchio-nuovo asse tra Pd e Cinque Stelle, definizioni, parole dal sapore del tempo che fu, tipo “campo largo” oppure “cantiere prioritario”, “interlocuzione privilegiata”, ovvero, secondo Conte, l’atteggiamento che i Cinque Stelle, di cui si prepara a diventare leader, intende avere con il Pd.

Tutto cambia perché nulla cambi nella sinistra italiana? Nuovi protagonisti, ma sempre vecchi dibattiti, dalle formule tecnicistiche, che suonano disegnate a tavolino, incomprensibili al Paese reale e alle sue drammatiche emergenze?

Sono due immagini che stridono vistosamente tra loro quelle del dibattito in parlamento da un lato, con il premier di un governo di salvezza nazionale, impegnato sulle sfide dell’oggi, perché “l’Italia faccia sentire più forte la sua voce in Europa”, e dall’altro lato, contestualmente, l’incontro tra due ex premier impegnati invece in un dibattito dal sapore autoreferenziale.

Apprezzano in particolare Draghi il leader della Lega, Matteo Salvini, che commenta positivamente soprattutto la parte sull’ipotesi di protocolli di “riaperture in sicurezza”, Annamaria Bernini, capogruppo di Forza Italia in Senato, Antonio Tajani, coordinatore nazionale azzurro, Matteo Renzi, leader di Italia Viva, fautore, nella ex maggioranza, di questo governo.

Mentre, il Pd, oltre che con l’ex premier Conte, è alle prese con problemi tutti interni con il cambio dei capigruppo, tra cui lo stesso “renziano” Andrea Marcucci, ritenuto tra i più favorevoli al governo Draghi. Graziano Delrio, in nome della “parità di genere”, e cioè l’elezione di due donne alla guida dei gruppi, ha lasciato per primo.

Ma scontento e malumore serpeggiano in alcune aree dei dem, dove qualcuno, mentre Draghi sta per fare la replica alla Camera, si lancia in battute sarcastiche come questa: “Più che sette anni in Francia, il nuovo segretario sembra stato sette anni in Tibet, in un posto davvero molto lontano”.

Letta in un tweet definisce quello con Conte “l’incontro tra due ex che si sono buttati in una nuova affascinante avventura”.

Back To Top