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Leonardo Oto Melara

Leonardo-Finmeccanica, ecco come Profumo sballotta la Germania su Eurofighter e Arabia Saudita

Che cosa ha detto l'ad di Leonardo-Finmeccanica, Alessandro Profumo, su Germania, Arabia Saudita ed Eurofighter.

“Prima di tutto, vediamo se l’embargo viene mantenuto. Ciò che mi preoccupa di più è che rischiamo di incrinare la creazione di un sistema di difesa europeo“.

L’Amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo, in un articolo di Tom Kingdom su Defense News, ha parlato anche dell’embargo tedesco contro l’Arabia Saudita, oltre a dibattere di Brexit e non solo.

LE PAROLE DI PROFUMO (LEONARDO-FINMECCANICA) SU GERMANIA ED EUROFIGHTER

La Germania ha posto un temporaneo embargo sulle vendite all’Arabia Saudita per il suo coinvolgimento nel conflitto dello Yemen e in risposta alla morte del giornalista Jamal Khashoggi. Tale embargo, sostiene Profumo potrebbe danneggiare il futuro dell’Europa nell’integrare la propria industria della difesa: “Prima di tutto, vediamo se l’embargo viene mantenuto. Ciò che mi preoccupa di più è che rischiamo di incrinare la creazione di un sistema di difesa europeo“.

IL CONSORZIO CON LEONARDO-FINMECCANICA

Leonardo fa parte di un consorzio industriale composto da quattro paesi: Italia, Germania, Regno Unito e Spagna. Ha venduto 72 Eurofighters all’Arabia Saudita, con un ordine ancora “pending” di ulteriori 48 esemplari.

CHE COSA AUSPICA LEONARDO-FINMECCANICA

Profumo, al riguardo, ha affermato che nel caso di programmi europei come Eurofighter, un embargo ordinato da un solo partner non dovrebbe mettere in pericolo la vendita e la successiva esportazione. “La situazione ideale sarebbe quella di avere il paese dell’UE, primo appaltatore su un accordo di esportazione a rilasciare, anche, la licenza di esportazione, che è valida, quindi, per tutta l’UE“, ha precisato Profumo: “Negli Stati Uniti, per esempio, un prodotto fatto in California, Idaho, Texas o Michigan non ha bisogno di una licenza di esportazione da stato a stato. Dobbiamo muoverci in questa direzione, o sarà molto difficile avere veri programmi europei “.

“Il Regno Unito è il primo paese sull’esportazione dell’Eurofighter in Arabia Saudita. La vendita è stata approvata dal Parlamento britannico ed è inopportuno che altri singoli paesi partecipanti al programma ne blocchino la vendita“, ha aggiunto Profumo.

IL LAVORO DI LEONARDO-FINMECCANICA

Il lavoro di Leonardo sul radar e sull’elettronica per l’Eurofighter ha contribuito alla performance dell’azienda nel 2018, con un aumento delle vendite del 5% e un profitto dell’83%. L’azienda prevede un ulteriore aumento dei ricavi fino al 5% quest’anno, raggiungendo 12,5-13 miliardi di euro.

IL REPORT SU LEONARDO-FINMECCANICA

Gli analisti di Banca Akros ricordano che il consorzio Eurofighter vede fra i partecipanti Italia, Germania, Regno Unito e Spagna e ha venduto 72 caccia all’Arabia con un ordine di ulteriori 48. In tutto ciò Leonardo è responsabile del 65% dell’elettronica montata sui velivoli. L’appaltatore principale è il gruppo inglese Bae Systems.

LO SCENARIO PER LEONARDO-FINMECCANICA

Leonardo non ha inserito il contratto per gli Eurofighter nella sua guidance relativa al 2019. Per Akros il contratto dei caccia ancora da consegnare è stimato in 2 miliardi di euro per il gruppo guidato dall’ad Profumo.

QUESTIONE F-35 PER LEONARDO-FINMECCANICA

Intanto l’altro caccia, l’F-35 di Lockheed Martin, il più costoso programma di armamenti al mondo, cui Leonardo partecipa per il 4,1% alle fasi di progettazione e sviluppo, pare sia diventato ancora più caro, come ha scritto Mf/Milano Finanza. Secondo l’ultima stima annuale dei costi dei grandi progetti, fatta dal Pentagono, il prezzo totale per la ricerca e l’appalto degli F-35 è aumentato di 22 miliardi di dollari, adeguati all’inflazione. La previsione del costo per l’operatività e il supporto della flotta per oltre 60 anni è invece cresciuta di quasi 73 miliardi di dollari a 1.196 miliardi di dollari.

LO SCOOP DI BLOOMBERG

L’aumento a 428,4 miliardi dai 406,2 miliardi precedenti dei costi di acquisizione, equivale a circa il 5,5% e non è dovuto a scarse prestazioni, ritardi o spese in eccesso per manodopera o materiali, secondo l’ultimo “Selected Acquisition Report” del dipartimento della Difesa inviato al Congresso la scorsa settimana e ottenuto da Bloomberg. L’aumento riflette per la prima volta le stime dei costi attuali per una serie importante di aggiornamenti pianificati per il “Blocco 4”, secondo il rapporto. “Il programma F-35 rimane all’interno della soglia di costo, pianificazione e prestazioni e continua a compiere progressi costanti”, ha comunque reso noto l’ufficio del Pentagono dedicato al programma.

L’aumento previsto sarà ora probabilmente esaminato dai parlamentari, dal capo Ufficio acquisizione del Pentagono Ellen Lord e dal segretario alla Difesa Pat Shanahan, che hanno spinto l’apposito ufficio del Pentagono e la stessa Lockheed a ridurre le operazioni previste e i costi di supporto. Il bilancio proposto dal Pentagono per il 2021 prevede un budget per 17 F-35 in meno rispetto a quelli pianificati, che in origine erano 81, secondo il Rapporto.

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