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Le ultime follie di Alain e John Elkann su Repubblica e Stampa

L'elzeviro di Alain Elkann su Repubblica (che ha indignato anche il comitato di redazione del quotidiano diretto da Molinari) e l'intervista di John Elkann su La Stampa hanno suscitato polemiche, ilarità e pernacchie sui social. Tutti i dettagli

John e Alain Elkann non appaiono molto lucidi in queste ultime ore.

Vediamo perché.

SUL TRENO ROMA-FOGGIA CI SONO I LANZICHENECCHI

Da stamani su Twitter è virale, oltre alla X di Elon Musk che sostituisce il vecchio uccellino blu, lo screenshot dell’articolo di Alain Elkann su Repubblica.

Alain è il padre newyorkese di John e Lapo Elkann, con il primo che è padrone di Exor e quindi del gruppo Gedi di cui Rep, La Stampa e L’Economist fanno parte, oltre che della Juve e Fca, la vecchia Fiat, oggi in Stellantis.

Un impero, insomma. Eppure, a preoccupare Alain nel weekend sono stati “i giovani lanzichenecchi” presenti sul suo stesso treno diretto da Roma a Foggia. Treno Italo, concorrente di Trenitalia, dove Elkann senior sedeva in prima classe, leggendo il Financial Times del weekend, il New York Times e Robinson di Repubblica. Oltre che Proust.

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“Intorno a noi [a Alain Elkann e a un 16/17enne seduto al suo fianco], nelle file dietro e in quelle davanti, sedevano altri ragazzi della stessa età, vestiti più o meno allo stesso modo: tutti con un iPhone in mano. Alcuni avevano in testa il classico cappello di tela con visiera da giocatore di baseball di colori diversi, prevalentemente neri, e avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi. Nessuno portava l’orologio”, racconta nell’articolo.

“I ragazzi – scrive – parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone, assolutamente incuranti di chi stava attorno. Parlavano di calcio, di giocatori, di partite, di squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni”. Addirittura.

I ragazzi stavano parlando…di ragazze. Mente Elkann era solo. “Loro erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente, un altro mondo”, scrive sconsolato. “Io mi sono domandato se era il caso di iniziare a parlare col mio vicino, ma non l’ho fatto. Lui era la maggioranza, uno nessuno centomila, io ero inesistente: qualcuno che usava carta e penna, che leggeva giornali in inglese e poi un libro in francese con la giacca e i pantaloni lunghi”. Un viaggio in solitaria, finito senza alcun saluto reciproco. Tra Alain Elkann e quei “lanzichenecchi senza nome”.

LE PERNACCHIE SOCIAL ALL’ARTICOLO DI ALAIN ELKANN SU REP

Non si sono fatti attendere i commenti a tutto spiano a questo racconto imperdibile di un viaggio in treno insieme a normalissimi ragazzi presi a parlare di ragazze.

“C’era un tempo in cui Alain Elkann aveva una rubrica settimanale sulla Stampa, in quanto genero del proprietario. La leggenda vuole che i redattori lo mettessero crudelmente in pagina lasciando intatti i suoi svarioni grammaticali e ortografici, per vendicarsene silenziosamente. Oggi invece – ha commentato sul suo profilo Facebook il direttore di Radio Popolare Alessandro Gilioli – Alain Elkann ha scritto su Repubblica, in quanto padre del proprietario. E offre il racconto, drammatico e toccante, di un suo viaggio in treno, da Roma a Foggia, su un Italo, in prima classe”.

LE SCUSE DEL CDR DI REP

L’ondata di critiche, sdegno e ilarità che ha travolto il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha suscitato anche la reazione dei giornalisti. Tanto che il comitato di redazione di Repubblica ha mandato un messaggio di posta elettronica a tutti i giornalisti del quotidiano: “Care colleghe e cari colleghi, questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale “identitario” vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro – si legge in conclusione – siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.

LE CASTRONERIE SULLA JUVE DI JOHN ELKANN

Il weekend non ha portato particolari lumi neanche a uno dei suoi due figli, John Elkann. Padre padrone, dicevamo, di Rep, essendo numero uno della holding Exor.

Intervistato dalla sua Stampa, John Ellkann ha ricordato i cento anni della gestione bianconera degli Agnelli. Ma anche lui, come il padre, non è apparso lucidissimo. Soprattutto quando ha preso le difese della Juventus dicendo che “è parte della soluzione” dei problemi del calcio italiano. “La Juve è stata storicamente l’ossatura del calcio italiano, ne è parte integrante”.

E ancora: “Sul piano economico con le operazioni di mercato ha speso mezzo miliardo di euro negli ultimi anni per acquistare giocatori in Italia, contribuendo in modo significativo a sostenere i bilanci delle squadre di serie A e serie minori. Siamo sempre stati una forza positiva per il calcio italiano e vogliamo continuare ad esserlo, rimanendo aperti al dialogo e alla collaborazione con le istituzioni”.

Eppure, dall’acquisto di Ronaldo in avanti i conti bianconeri sono andati sempre più giù. La lucidità di Andrea Agnelli, mollato da Beppe Marotta, è venuta meno quando si è accompagnata soltanto con le scelte folli di Fabio Paratici. Risultato? Fine dei successi in Italia, fallimento del progetto Superlega, fine del ciclo di tanti campioni come Barzagli, Bonucci, Dybala (oggi alla Roma) e caos plusvalenze. L’ultima Serie A bianconera ha decretato una classifica con dieci punti di penalizzazione, tutto il vecchio cda bianconero si è dimesso e la nuova era stenta a partire in attesa delle decisioni Uefa sulla partecipazioni alle Coppe. Non basterà, probabilmente, il semplice arrivo di Cristiano Giuntoli come ds dal Napoli scudettato. Anche perché adesso servono le cessioni per provare a fare calciomercato ma di acquirenti per Vlahovic, Chiesa e Pogba non si vede l’ombra.

COME VANNO (MALE) I QUOTIDIANI DEL GRUPPO GEDI

Intanto, a maggio i numeri Ads hanno certificato un ennesimo crollo per Repubblica e La Stampa in termini di vendite quotidiane. Come dettagliato dai dati “ripuliti” dalla newsletter Charlie de Il Post, Repubblica ha registrato una diffusione di 99.302 copie (-10% sul 2022) e La Stampa si è fermata a 72.623 (-11%) copie. Tutto ok in casa Elkann?

(Pubblicato su Policy Maker)

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