“Framania”: chi era costei? Era l’idea di unione franco-tedesca proposta nel marzo 1950 dal cancelliere tedesco Konrad Adenauer. In un articolo pubblicato sulla rivista Limes (n. 2, 1995), viene ricostruita la sua genesi con dovizia di particolari. Quando fu avanzata, non trovò un’accoglienza favorevole negli ambienti governativi francesi. Trovò, al contrario, l’approvazione del generale Charles de Gaulle, che in quel tempo non ricopriva incarichi politici.
Allora Repubblica Federale di Germania, nata sei mesi prima, era poco più che un protettorato delle potenze occidentali, mentre la Repubblica Democratica Tedesca era un satellite sovietico. Francia e Germania, inoltre, erano erano ai ferri corti sulla questione dello statuto della Saar, il cuore carbonifero della Germania, una delle regioni che avevano maggiormente contribuito alla rivoluzione industriale tedesca e all’ascesa del Secondo Reich come potenza economica mondiale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Alla fine della Seconda guerra mondiale la Saar era stata occupata dalle truppe francesi e il governo di Parigi sperava di annetterla o farne un territorio autonomo.
In quella fase, quindi, i rapporti di forza erano particolarmente sfavorevoli ai tedeschi. Quella di Adenauer, tuttavia, non era una dichiarazione d’intenti che guardava solo al futuro delle due nazioni divise dal conflitto mondiale, ma, come ha scritto il suo consigliere Hans Edgar Jahn, ma un progetto organico che puntava alla creazione degli “Stati Uniti d’Europa”.
L’idea della fusione franco-tedesca fu esposta dal cancelliere in due conversazioni con il giornalista americano Joseph Kingsbury-Smith, il 7 e il 21 marzo. Adenauer affermò fra l’altro: “Un’unione tra Francia e Germania darebbe nuova vita e una poderosa spinta a un’Europa molto malata. Da un punto di vista psicologico e materiale avrebbe una potentissima influenza e libererebbe energie certamente in grado di salvare l’unità dell’Europa. Io credo sia questa l’unica possibilità di raggiungere l’unità europea. La rivalità fra i due paesi così scomparirebbe”.
Nell’intervista Adenauer citava esplicitamente Inghilterra, Italia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi come Stati cui l’Unione franco-tedesca avrebbe dovuto essere aperta, al fine di creare l’unità di tutta l’Europa. Ciò anche per combattere il sospetto di un blocco franco-tedesco ostile agli altri. Adenauer si spingeva fino a proporre il modello di unificazione tedesca, attraverso la “Zollunion” e il “Zollparlament”, come base del nuovo Stato franco-tedesco.
L’idea, dunque, era quella di una graduale fusione doganale ed economica, che avrebbe dovuto fondarsi su una dimensione istituzionale e poi dar luogo a uno Stato unitario: “Un’unione come quella che io propongo si sta già compiendo negli Stati del Benelux. Gli Stati scandinavi, Francia e Italia studiano analoghe misure. Perciò credo che in questi paesi la fusione tra Francia e Germania da me proposta verrebbe salutata con favore”.
Al padre della nuova Germania rispose il 16 marzo, in una conferenza stampa, il padre della nuova Francia. De Gaulle dichiarò:
“Sono profondamente convinto che da queste relazioni (franco-tedesche) dipende la sorte dell’Europa e, in larga misura, del mondo intero(…). Il cancelliere Adenauer, da parte sua, è partigiano di un’intesa e, un giorno forse, di un’unione tra i due popoli. Sono trent’anni, posso dirvelo, che seguo con interesse e considerazione gli atti e le intenzioni di Konrad Adenauer. Mi è sembrato a più riprese percepire in ciò che questo buon Tedesco dice una sorta di eco all’appello per l’Europa, rovinata, divisa, sanguinante e che chiama i suoi figli a riunirsi. Dopotutto, in effetti, perché il Reno non potrebbe essere un giorno una via lungo la quale gli Europei si incontreranno, e non più un fossato ai bordi del quale essi continueranno a battersi? Dopotutto io non trovo, in effetti, nella storia di nessun popolo, di nessuna coalizione, una vittoria all’altezza di quella dei Campi Catalaunici, dove i Franchi, i Galli, i Germani e persino i Romani, riuniti, misero in fuga Attila(…). Se non ci si costringesse a vedere le cose freddamente, si resterebbe impressionati dalla prospettiva di ciò che potrebbero dare insieme il valore tedesco e il valore francese, quest’ultimo prolungato dall’Africa. Avremmo qui, senza dubbio, una possibilità di sviluppo comune che potrebbe trasformare l’Europa libera e persino ridare la speranza a quella che non lo è più. Insomma, sarebbe riprendere su basi moderne –cioè economiche, sociali, strategiche, culturali -l’impresa di Carlo Magno”.