Caro direttore,
citazione testuale: “Lo stato di Israele è l’erede del Terzo Reich e produce una politica di genocidio [a Gaza] esattamente come il Terzo Reich”. Così Luciano Canfora nel talk televisivo Accordi&Disaccordi.
Caro direttore, finalmente c’è chi gioca a carte scoperte. Infatti, li filologo barese ha detto ciò che la maggioranza dell’intellettualità italiana sedicente progressista pensa, ma che non ha il coraggio di ripetere con questa chiarezza. E cioè che le vittime di ieri sono i carnefici di oggi, lo stato ebraico un’impostura, l’abusivo destinatario di una solidarietà deviata. Che la sua nascita e la sua esistenza si avvalgono di un’indebita patente di legittimità morale, frutto soltanto del senso di colpa e della cattiva coscienza dell’occidente.
Tesi aberranti tornate in grande spolvero nel tempo presente, complici anche quei cattivi maestri che insegnano ai giovani l’arte di manipolare la storia. Del resto, Canfora è noto per le sue uscite spiazzanti.
Ha contestato la tesi secondo cui il regime sovietico nel 1932-1933 abbia intenzionalmente usato la fame per sterminare il popolo ucraino (Holodomor). È lo stesso che nel 2013, sulle colonne del Corriere della sera, celebrò la grandezza di “Stalin nei venticinque anni anni di potere assoluto che avevano fatto della Russia una grande potenza rimasta tale anche dopo la fine dell’Urss”.
È lo stesso che nel 2022, parlando in un liceo della sua città, definì Giorgia Meloni una neonazista nell’anima”. Poi spiegò che si trattava di una colta metafora letteraria, usata persino da Tocqueville per esprimere il suo sentimento profondo di avversione verso la democrazia.
Non si deve adontare, quindi, se qualcuno lo considera un “neostalinista nell’anima”. Solo che Tocqueville era un grande pensatore liberale, mentre Canfora è semplicemente un grande nostalgico dei fasti (e nefasti) di “Baffone”.