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Le news su Dagospia, Emiliano, Decaro, Sbarra, Angelucci, Giletti e non solo

Che cosa si scrive e che cosa non si scrive su Dagospia, Emiliano, Decaro, Sbarra, Angelucci, Giletti e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

QUANDO DAGOSPIA ERA DAGOSPIA

Mattarella negoziava con Juncker al posto dei governi italiani?

 

 

IL CASO EMILIANO-DECARO VISTO DAL QUOTIDIANO DOMANI

 

IL CASO EMILIANO-DECARO VISTO DA FOLLI

 

LE PUNTURE DELL’AVVOCATO SUL CASO TOAFF-SIFFREDI

 

CHE SUCCEDE AL RIFORMISTA?

 

CHE SUCCEDE A REPUBBLICA?

 

IL TEMPO DEGLI ANGELUCCI E’ IN SALUTE?

 

GIORNALISMI

 

CHI PERDERA’ ALL’AUTOSCONTRO

 

CARTOLINA DALLA CINA

 

STARACE NUOVA FIRMA DI REPUBBLICA

 

SPIFFERI DIPLOMATICI

 

CARTOLINA TAGIKA

 

CARTOLINA DA BRUXELLES

 

COSA FARA’ GILETTI IN RAI?

 

QUANDO SALTA SANTANCHE’?

 

EINAUDI AMA GLI EINAUDIANI A SPESE DELLO STATO?

 

SBARRA SCULACCIA LANDINI

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL QUOTIDIANO DOMANI A FIRMA ATTILIO BOLZONI SU EMILIANO E DECARO:

Un messaggio devastante, un’esibizione che racconta tanto sulla cifra di certi personaggi politici che esibiscono al petto medaglie di legalità e di antimafiosità ma che in fondo poi danno l’impressione di pensarla altrimenti, pericolosamente diversamente da come dicono.

Altro che trattativa Pd-mafia come grossolanamente e strumentalmente hanno titolato in prima pagina i giornali di destra che si sono scaraventati sulle sconce parole del presidente della Puglia Michele Emiliano. Altro che patto più o meno tacito con i boss.

È molto peggio quello che è successo a Bari nel giorno che avrebbe dovuto rappresentare la rivolta della città contro un accesso antimafia al comune decisamente avventuroso. C’è qualcosa di veramente inquietante nello show del presidente della Puglia davanti alla sua folla.

E ci ha pensato lui, questa specie di piccolo califfo meridionale che di Bari è stato sindaco e che, prima ancora, è stato magistrato nel palazzo di giustizia agrigentino che era anche il tribunale di Rosario Livatino, a ribaltare schemi e a cancellare ipocrisie che sembravano dure a morire.

Poco importa, anzi niente, la precisazione non precisazione seguita e firmata dallo stesso Emiliano sull’interpretazione delle sue parole, tutti hanno/abbiamo capito cosa aveva detto e anche bene.

E cioè che da sindaco ha accompagnato l’allora assessore Antonio Decaro minacciato (oggi primo cittadino della Bari a rischio il commissariamento per infiltrazioni criminali) dalla sorella del boss della città vecchia, Antonio Capriati, «perché questo deve lavorare, te lo affido».

Tutto chiaro o tutto da decifrare? Tutto chiarissimo. E a poco sono serviti anche i non ricordo sulla vicenda. Il presidente Emiliano aveva già fatto il suo gioco di fuoco e l’aveva fatto tutto da solo.

 

A proteggere l’allora assessore Decaro non c’erano i carabinieri, non c’erano lo stato e nemmeno il sindaco con la sua fascia tricolore, l’istituzione. No a proteggerlo c’era il “peso” del singolo, il potere personale.

Ecco perché il messaggio di Emiliano è stato davvero devastante, perché ha scavalcato finzioni ed è andato dritto all’essenza di una mentalità, di una cultura.

Perché ci ha rivelato ancora una volta che la lotta alla mafia non è e non può essere solo repressione poliziesca e giudiziaria, non è e non può ridursi solo a frasi di circostanza o a sempre più moleste cerimonie in ricordo di questo o di quello, lotta alla mafia è semplicemente un pensiero che – a mio parere – non è esattamente ciò che ha manifestato il presidente pugliese.

E l’ha fatto con un candore che non gli lascia scampo. É stato inequivocabile. Un Michele Emiliano al naturale che si è svelato davanti a migliaia e migliaia di baresi riuniti per protestare contro quella che per alcuni è soltanto una scorribanda del Viminale.

A ingarbugliare ancora di più il caso è spuntata una foto di Decaro con la nipote e un’altra sorella del boss Capriati, postata dalle due donne quasi un anno fa sui loro profili Facebook. Estranee al clan sostiene Decaro, ci ha fatto un favore a posare con noi, sostengono loro.

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