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Le news su Calenda, Caracciolo, Dagospia, Mieli, Sechi e Travaglio

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Calenda, Caracciolo, Dagospia, Mieli, Sechi, Travaglio e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

SECHI TRUMPEGGIA

 

MIELI MIELEGGIA

 

LE PILLOLE DI CARACCIOLO

 

 

I TRAVAGLI DI TRAVAGLIO

 

I PIZZINI DI TRUMP ALL’IRAN

 

 

I DUBBI DI GAIANI

 

QUANTO GODE LA PACIOSA CINA?

 

COSA DICE L’AIEA

 

COSA DICE CROSETTO

 

CUNDARI SFRUCULIA CALENDA

 

LE GRANDI FIRME DEL GIORNALISMO SLURPEGGIA DAGOSPIA. OLE’

 

CHI HA SPIATO DAGOSPIA?

 

 

 

 

PIANTEDOSI SCULACCIA PARAGON

 

STROPPA STROPPIA

 

 

CARTOLINA DAL REGNO UNITO

 

CARTOLINA DA BRUXELLES

 

CARTOLINA DA STRASBURGO

 

CARTOLINE DALLA SPAGNA

 

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

 

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ESTRATTO DELL’EDITORIALE DI MARIO SECHI, DIRETTORE DEL QUOTIDIANO LIBERO (qui la versione integrale):

Com’era la storia di Trump che se ne infischia della pace e vuol consegnare il mondo ai dittatori? Il tempo è galantuomo, stavolta non abbiamo neppure dovuto aspettare tanto. La sua decisione di bombardare i tre siti nucleari dell’Iran non è un favore fatto a Israele e all’America, ma all’intero Occidente. Contro le previsioni dei soliti esperti che non ne azzeccano mai una, Trump ha rimesso al centro della scena internazionale la deterrenza degli Stati Uniti, la potenza di fuoco del Pentagono, un ottimo argomento contro i tiranni e i terroristi. È un avviso anche all’uomo del Cremlino, Vladimir Putin, visto che l’Iran è un alleato della Russia e il club dei suoi amici in Medio Oriente si è ristretto.

La macchina da guerra degli Stati Uniti serve ancora al mondo, più di quanto si immagini. Trump non bluffa e ora tutti lo sanno, non può ignorarlo Putin e dovrà tenerne conto anche il presidente della Cina, Xi Jinping, prima di fare passi azzardati a Taiwan e nel Pacifico.

Missione compiuta. Da ieri il Medio Oriente ha un’occasione in più per trovare stabilità, pace e benessere.

È una via scelta da molti Stati a guida sunnita, è quella aperta dagli Accordi di Abramo, è più che una speranza. Il crollo di quello che fino a poco tempo fa era l’asse della resistenza è totale: Gaza, Libano e Siria non sono più il braccio armato degli ayatollah. La strage degli ebrei del 7 ottobre 2023 secondo i piani delle belve di Hamas (e dei loro mandanti di Teheran) doveva essere l’inizio della fine di Israele, dopo 626 giorni di battaglia su quattro fronti, Bibi Netanyahu si è rivelato un eccezionale leader di guerra e Israele una nazione indomabile, con una forza morale senza uguali. La partita non è chiusa, c’è ancora molto lavoro da fare: Israele vuole (e deve) distruggere tutto l’arsenale missilistico dell’Iran e per centrare l’obiettivo occorre ancora un po’ di tempo.

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