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Le news su Cairo, De Paolini, Elkann, Grillo, Macron e non solo

Che cosa si dice che cosa non si dice su Cairo, De Paolini, Elkann, Grillo, Macron e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

ZIBALDONE FRANCESE

 

TAFFO SEPPELLISCE GRILLO…

 

IL CORRIERE DI CAIRO TAMPONA ELKANN

 

BOCCIA NON FA SBOCCIARE UN BACETTO PER VACCARONO E VIOLANTE

 

I PIANTI CIRCENSI DEGLI EDITORI

 

IL SOLE SORGERA’ SU DE PAOLINI?

 

GIORNALISMI

 

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

 

 

CARTOLINA DA BRUXELLES

 

CARTOLINA DALLA ROMANIA

 

CARTOLINE DALLA CINA

 

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ESTRATTO DELL’ANALISI DI CERRETELLI DEL SOLE 24 ORE SU FRANCIA E MACRON:

«Vedo un monarca repubblicano decaduto che avanza, camicia aperta e corda al collo fino alla prossima dissoluzione», l’istantanea del presidente Emmanuel Macron scattata dall’eurodeputato lepenista, Philippe Olivier.

«La scelta è tra l’interesse del Paese e quello dei partiti, tra responsabilità e caos» avverte il capogruppo della Destra repubblicana denunciando il patto tra France Insoumise di Melenchon e Rassemblement National di Le Pen, gli arci-nemici alleati per rovesciare l’assetto costituito.

«Il problema non è il Governo Barnier, il problema è Macron» ripete un’Assemblea infuocata, dove Barnier avverte: il peggio potrebbe ancora venire. La bocciatura è fragorosa: 331 voti, ne bastavano 288. È la prima volta dal 1962.

La verità è che a tenere banco in parlamento e fuori è la Francia dei rancori repressi e delle speranze bruciate, la prospettiva dei sacrifici, più tasse e tagli alle spese sociali, cocktail micidiali da digerire in un paese facile alle rivolte violente. I sondaggi dicono che il 62% dei francesi vorrebbe che Macron si dimettesse.

Ed è lui a chiamare gli inconciliabili alla stessa guerra regicida, tirando dritto blindato dalla Costituzione della V Repubblica. Anzi conta di ricostruire in fretta la governabilità della democrazia che ha sfasciato con le legislative anticipate di giugno. Ci riuscirà dopo un voto che suona come un plebiscito “per procura” contro il presidente?

L’Europa ha seguito con il fiato sospeso le contorsioni politiche, spesso contronatura, il tutti contro tutti in una specie di cupio dissolvi che sa che le si potrebbe ritorcere contro. A livello politico ed economico.

Perché la Francia, seconda economia dell’euro, senza un solido bilancio 2025 e con le finanze pesantemente in rosso, 6,1% di deficit e 114% di debito, è una zavorra insostenibile nell’anarchia della politica. Puntellarla avrebbe costi proibitivi.

Perché l’attuale situazione geopolitica internazionale non consente questi lussi. Perché in Germania si preparano elezioni in profonda crisi industriale tra lo sciopero a oltranza alla Volkswagen, troppi tagli occupazionali, recessione.

Perché la natalità Ue nel 2023 è crollata al minimo storico dal 1961 – 5,5% rispetto al 2022 – e per rilanciare la competitività europea urgono demografia oltre a riforme e investimenti per continuare a distribuire benessere e stabilità democratica.

Perché c’è anche buona notizia per l’Unione in arrivo dalla Germania: si ammorbidirà il freno costituzionale sul debito per fare ripartire il Paese, parola di Bundesbank. Da qui all’Europa la svolta culturale potrebbe essere breve. Ammesso che la Francia senza bussola non rischi di far saltare tutto il banco.

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