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Che cosa si dice e che cosa non si dice su Autostrade, Benetton, Dagospia, Fastweb, Geox, Tg1, Travaglio e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

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CARTOLINA DALLE MAURITIUS

 

CARTOLINA DA MILANO

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

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ESTRATTO DI UN’ANALISI DEL SOLE 24 ORE SU NIPPON STEEL E NON SOLO:

La decisione del presidente Joe Biden di vietare l’acquisizione di US Steel da parte di Nippon Steel è eccezionale sotto diversi punti di vista. Rappresenta un inabituale uso del potere esecutivo, in particolare per un presidente che lascerà l’incarico tra pochi giorni. Penalizza un’impresa di uno dei principali e più fedeli alleati degli Stati Uniti, in cui sono stazionati 60 mila militari americani e 7 mila civili del Pentagono. E interviene in un’industria, la siderurgia, che rappresenta la quintessenza della manifattura del XIX e XX secolo e che pochi ormai considerano così strategica da giustificare una decisione che mette a repentaglio la tradizionale posizione pro-market dello Zio Sam.

Tutto nasce dalla scelta del CFIUS, il Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti guidato dal Tesoro ma con la partecipazione di altri dicasteri, di non emettere nessuna raccomandazione precisa riguardo alla transazione da 14 miliardi di dollari che è rimasta intrappolata nella politica della Rust Belt. Nell’anno elettorale, vari senatori democratici, tra cui Sherrod Brown dell’Ohio e Bob Casey della Pennsylvania, insieme al senatore JD Vance, il repubblicano dell’Ohio che ora è il vicepresidente eletto, hanno esortato Biden a vietare l’operazione per evitare la perdita di produzione di acciaio e posti di lavoro. Sia Brown, sia Casey sono stati sconfitti a novembre da sfidanti repubblicani.

Molte riserve sono state riprese dal CFIUS, nella sua delibera resa pubblica poco prima di Natale: preoccupazione che le scelte del nuovo proprietario possano riflettere considerazioni commerciali globali, portando potenzialmente a un brusco calo della produzione di acciaio americana che minacci l’integrità della catena di approvvigionamento e la sicurezza nazionale. Le diverse agenzie sono divise sull’opportunità di procedere. Se USTR (l’Ufficio del Rappresentante per il Commercio) si è opposto fermamente, altri funzionari, come il segretario al Tesoro Janet Yellen, hanno sottolineato l’importanza di offrire agli investitori esteri sicurezza giuridica e trasparenza procedurale.

Quarto produttore di acciaio al mondo, Nippon ha visto l’opportunità di crescere sul mercato americano in cui sono in cantiere grandi investimenti federali in infrastrutture e tecnologie per lottare contro il cambiamento climatico. Si era impegnata a mantenere la sede dell’azienda a Pittsburgh e a investire nel miglioramento delle fabbriche nello stato. I dirigenti di US Steel hanno avvertito che senza Nippon, potrebbe essere necessario operare pesanti tagli di personale, trasferire la sede centrale e rivedere gli investimenti nelle nuove fabbriche costruite nel Sud per accompagnare la nuova geografia produttiva dell’automotive. La società giapponese ha anche fatto un ultimo tentativo per ottenere il sostegno delle autorità nelle località dove si trovano gli stabilimenti e dei dipendenti della US Steel. Tuttavia, il potente sindacato United Steelworkers ha mantenuto la sua opposizione, argomentando che mancano garanzie adeguate su livelli occupazionali, contratti, pensioni e sicurezza del lavoro.

In una lettera inviata al CFIUS poche settimane fa, gli avvocati di Nippon e US Steel hanno accusato la Casa Bianca di «interferenza inammissibile» nel processo e CFIUS di basare la sua analisi su inesattezze e omissioni fattuali, tra cui «congetture e ipotesi che non hanno basi nei fatti e sono chiaramente illogiche». Al di là dell’esattezza delle critiche, resta un precedente che potrebbe dissuadere nuovi potenziali acquirenti di un’impresa che è l’ombra del gigante ultracentenario che impiegava 340.000 lavoratori al suo apice negli anni ’40, ma ora dà lavoro a solo 20.000. Lenta nel rispondere ai mutamenti del mercato e alla concorrenza cinese, che ormai non si basa solo sui minori costi, Us Steel si dibatte da tempo con gravi difficoltà finanziarie.

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