Skip to content

Cairo Calcio

Le news su Benanti, Cairo, Meloni, Fondazione Einaudi e Mourinho

Benanti, Cairo, Meloni, Fondazione Einaudi, Fondazione Crt, Mourinho e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

CAIRO PERDE E TAGLIA

 

PIU’ SOLDI AI PROF

 

BENANTI SUPERSTAR

 

MELONI CERCA UN CONSIGLIERE ECONOMICO?

 

LE TRUMPATE DI BIDEN SULLE BANCHE

 

CARTOLINA DALLA FRANCIA

 

GIORNALISTI SEMPRE PIU’ COMUNICATORI

 

FUSIONI SEMPRE PIU’ AMPIE TRA COMUNICATORI

 

LIBERALI MA SPESE DELLO STATO

 

COMMENTO ILLUMINANTE DI STEFANO FELTRI

 

LO STIPENDIUCCIO DI MOURINHO

+++

ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SU PADRE BENANTI E NON SOLO:

Il ruolo delle piattaforme internet nel certificare l’origine dei contenuti e la difesa del copyright per garantire ancora un futuro all’industria editoriale. Sono le prime tracce di lavoro della comitato di studio sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) nell’editoria, illustrate in audizione alla commissione di vigilanza Rai dal presidente del gruppo di lavoro: padre Paolo Benanti, docente di Etica, bioetica ed etica delle tecnologie presso la Pontificia università gregoriana.

Benanti ieri ha partecipato anche a un confronto che su questi temi la premier Giorgia Meloni ha avuto con Bill Gates a Palazzo Chigi («per Gates l’importante è che l’IA sia in mani giuste» ha detto uscendo dall’incontro). In audizione, il teologo ha evidenziato che il Comitato sta lavorando a una bozza di relazione che distinguerà innanzitutto tra ciò che già oggi è fattibile in questo campo e ciò che potrà essere oggetto di eventuali interventi normativi. L’analisi sarà basata su tre grandi aspetti: il ruolo dei giornalisti di fronte ai rischi di un’informazione prodotta in misura sempre maggiore dall’IA, la sostenibilità dell’industria dell’editoria in un business rivoluzionato, il contributo e la regolazione delle piattaforme tecnologiche. Su quest’ultimo versante Benanti sottolinea che il ruolo delle piattaforme «è un elefante nella stanza, un settore nel quale c’è una giurisprudenza un po’ timida nel riconoscere loro il ruolo di editore e forse è lì che bisognerebbe intervenire, anche se non sappiamo con quali strumenti giuridici si possa fare. Ma è di sicuro un grande tema, soprattutto di fronte a un sistema di business che vede società monetizzare con i dati degli utenti e scaricare i costi sulla società civile».

I lavori del comitato, anticipa il suo coordinatore, stanno prestando poi particolare attenzione alla tutela del copyright di fronte alle dilaganti applicazioni dell’intelligenza artificiale generativa. Anche qui c’è più di un dubbio da analizzare, soprattutto quando si parla di watermark, una filigrana digitale per il riconoscimento di contenuti prodotti dall’IA. «Riusciremo a mettere il watermark nelle grandi aziende internazionali? – si chiede Benanti – Ci sono due problemi. Uno è l’internazionalità perché basta spostare la sede per eludere un certo quadro di regole. L’altro è la presenza di avversari malevoli, perché la filigrana può essere aggirata e questo accade con una velocità impressionante. Se non possiamo garantire al 100% che ciò che è prodotto artificialmente sia riconoscibile attraverso un watermark, potremmo però chiedere a chi produce il watermark di rispondere in tempi certi e veloci a una autorità che chiede di rimuovere i contenuti. Questa, però, è una parte che va studiata meglio, perché ci sono degli elementi di grigio, non è detto che tutte le piattaforme rispondano con la stessa velocità».

Torna su