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Le news su Belpietro, Cairo, Gruber, Mentana, Messina, Patuelli, Sileoni, Vecchioni e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Belpietro, Cairo, Gruber, Mentana, Messina, Patuelli, Sileoni (Fabi), Vecchioni (BF e La Verità) e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

LA SOAP DI CASA CAIRO

 

INTERVISTA VIRALE DEL CORRIERE DELLA SERA, DI FIRENZE

 

IL NUOVO CORSO DEL QUOTIDIANO LA VERITA’

 

SPORTELLATE BANCARIE ALL’ABI FRA INTESA, PATUELLI, SABATINI E SILEONI (FABI)

 

LA MIELATA

 

CARTOLINA DALLA FRANCIA

 

CARTOLINA DALLA LITUANIA

 

CARTOLINA DALL’IRAN

 

CARTOLINA DA WALL STREET

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

VARIE ED EVENTUALI

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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DEL CORRIERE DELLA SERA, EDIZIONE DI FIRENZE, SUL VACCINO DI ASTRAZENECA:

Era il 14 febbraio 2021 quando fu inaugurato l’hub vaccinale del Mandela Forum a Firenze, con i docenti chiamati a raccolta per la partenza della campagna anti-Covid a loro dedicata. Oltre tre anni dopo, AstraZeneca ha deciso di ritirare dal mercato il vaccino che fu usato a partire da quel giorno: poco efficace e con troppi effetti avversi.

In quei giorni di polarizzazione estrema del dibattito, tra pro vax e no vax, l’unica autorevole voce che si era levata per sollevare dubbi sul «Vaxzevria» era stata quella del professor Sergio Romagnani, tra i più insigni immunologi al mondo. Il 31 gennaio 2021, dalle pagine del Corriere Fiorentino, aveva fatto scalpore: «Io quel vaccino non lo farei», scrisse. Oggi, con un nuovo libro in uscita («Storia dell’immunologia e dell’allergologia in Italia»), Romagnani riflette su quella fase controversa della pandemia, sul ruolo e sull’etica dello scienziato.

Professor Romagnani, perché, prima ancora dell’inizio della campagna di AstraZeneca, ebbe dei dubbi su quel vaccino?

«Perché avevo letto le pubblicazioni di AstraZeneca su The Lancet. Le aziende devono presentare agli organi autorizzativi (Fda per gli Stati Uniti, Ema per l’Europa, Aifa per l’Italia) i risultati dei trials clinici, perché il vaccino possa essere ammesso sul mercato. Io quel lavoro l’avevo letto con attenzione — che vuol dire controllare i numeri uno a uno sulle tabelle, come dovrebbe fare ogni reviewer, non scorrerlo e basta — ed era tremendamente pasticciato. Due cose erano emerse: anzitutto, tre gruppi di pazienti avevano ricevuto due dosi, mentre un quarto una dose e mezzo, e i numeri erano poi stati mescolati tutti assieme, una cosa che non si può fare. Poi, non c’erano abbastanza soggetti volontari sopra i 55 anni».

Fu ascoltato?

«Premesso che la Fda non lo ha mai autorizzato per nessuno negli Stati Uniti, io mi rivolsi all’assessore regionale alla Salute e al suo dg (Simone Bezzini e Carlo Tomassini, ndr), che mi ricevettero, mi ascoltarono, ma giustamente mi fecero presente che loro non potevano che adeguarsi alle decisioni delle autorità scientifiche. Scrissi quindi ad Aifa, che una ventina di giorni dopo mi rispose dicendo che non erano d’accordo con le mie tesi, ma in modo vago e generico, senza replicare in modo puntuale alle mie obiezioni. Mi diedero la netta impressione che i lavori scientifici di AstraZeneca non li avessero letti sul serio».

Va detto che Aifa, almeno all’inizio, autorizzò il vaccino solo per gli under 55.

«Sì, ma con l’epidemia che dilagava, che faceva tanti morti, con le dosi degli altri vaccini che scarseggiavano, fu deciso di alzare quel limite di età. Si fece una sperimentazione sulla popolazione. Ma in fondo anch’io, almeno all’inizio, mi dissi che era meglio così, vista la situazione. Tanto che anche mia moglie e mia figlia, in assenza di meglio, si vaccinarono con AstraZeneca».

Ma poi cambiò idea?

«Emersero casi di trombosi specialmente tra le donne sotto i 55 anni. Visto che in quella fascia d’età la mortalità da Covid era bassissima, manifestai forti dubbi sull’opportunità di quel vaccino. Per le donne in quella fascia d’età il rapporto beneficio-rischio non era conveniente».

Non si sentì ascoltato?

«In quel periodo venivo invitato in diverse trasmissioni televisive. Mi resi conto che la pressione politica era tale che, quando dicevo queste cose, venivo immediatamente interrotto. In un caso, fui invitato, ma quando ricevettero la scaletta delle cose che avrei detto mi dissero che erano contrarie alla linea editoriale della rete».

Subì un’esclusione politica?

«Non direttamente, ma sì. Io però la politica la posso anche capire, in quel momento l’obiettivo era vaccinare e la decisione fu quella di nascondere i problemi di AstraZeneca perché altrimenti la gente non avrebbe fatto il vaccino. Io non sono d’accordo, per me la popolazione ha diritto di sapere. Però quel che non accetto è che molti scienziati abbiano taciuto. O che non ci sia stato rigore scientifico nelle loro affermazioni. La politica è un conto, ma lo scienziato ha il dovere della verità. Tanti mi chiamavano, mi chiedevano, mi dicevano di condividere le mie posizioni, ma poi non dicevano pubblicamente quel che ho detto io. Io invece ho scelto di essere scienziato fino in fondo».

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