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Capo Dello Stato

Le cineserie a 5 stelle di Grillo e Conte

Leggendo il divertente gialletto di Daniele Capezzone ("Delitto alla Farnesina) si rintracciano alcune basi geopolitiche delle mattane apparentemente incomprensibili di Conte

 

Daniele Capezzone ha scritto un divertente gialletto “Delitto alla Farnesina” (edito da La Verità/Panorama) che -oltre a tante garbate punture di spillo alla sinistra chic (politica e mediatica), ai magistrati degeneratamente iperprotagonisti della discussione pubblica, ma anche a quella destra che preferisce la presenza sui social allo studio dei dossier e delle esigenze della propria base elettorale – aiuta a comprendere un pezzettino importante di quel che sta succedendo in queste settimane dedicandosi molto a descrivere quella maionese impazzita che sono i Cinque stelle.

Gustoso è il ritratto del nostro Talleyrand alle vongole, Luigi Di Maio, con il codazzo di compagni di classe che costituiscono la parte essenziale del suo staff, e che non solo non hanno dimestichezza con l’inglese ma poca anche con l’italiano.

Ma soprattutto ragionevoli sono le considerazioni sui fattori di fondo che hanno mobilitato l’elettorato cinquestellare: una protesta che se non cavalcata si ritorce su chi l’abbandona.

Ancor più preziosa una notazione di fondo. I 5 stelle hanno due anime (nel 2018 tenute insieme dall’obiettivo di diminuire l’influenza francotedesca su Roma): una ispirata da ambienti angloamericani (non ci si può scordare gli applausi ai grillini sulla tv italiana dell’ambasciatore inglese o l’invito del New York Times a votare per Virginia Raggi sindaco di Roma) che hanno attratto anche esponenti qualificati della nostra società, esasperati dalla deriva della politica nazionale, e un’altra direttamente influenzata non tanto da Mosca (il tardo imperialismo grande russo può corrompere ma non affascinare) quanto dal multilateralismo-globalizzante “alla sua maniera” (controllato cioè da uno Stato poliziesco) di Pechino che trova sponde in Vaticano (vedi anche il ruolo di Romano Prodi), nel mondo dell’import-export, in quella connessione pugliese che opera tra Giuseppe Conte e Massimo D’Alema, e naturalmente nella vocazioni affaristica di Beppe Grillo.

Nel divertente gialletto capezzoniano si descrive macabro-scherzosamente i possibili esiti catastrofici della contraddizione tra l’anima angloamericana e quella cinese dei 5 stelle: è una para-analisi che aiuta molto a capire quel che sta avvenendo oggi.

Un appunto? Nessuno. Tranne l’invidia per la gatta di Daniele (descritta nel gialletto) che gli fa un sacco di fusa, mentre alla mia, strappata dalla mamma troppo presto, non le è stato insegnato.

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