skip to Main Content

Le americanate di Salvini e Conte sull’amerikana Meloni con Biden

Che cosa hanno detto Salvini e Conte sulle americanate di Giorgia Meloni. I Graffi di Damato

MELONI COCCA DI BIDEN?

La cordialità riservatale alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti è costata a Giorgia Meloni da parte della tv americana Fox, rapidamente ripresa in Italia da Repubblica, la qualifica di “cocca di Biden”. Ma già da Roma Giuseppe Conte, l’uomo che sempre più numerosi cronisti politici descrivono ossessionato dall’ambizione di tornare a Palazzo Chigi, ritenendo forse di esserne stato allontanato tre anni fa ingiustamente, vittima di un complotto chiamato “Conticidio” dal suo ammiratore Marco Travaglio, aveva dato alla premier, sempre per la sua visita alla casa Bianca, della sottoposta: volata oltre Oceano a prendere ordini e istruzioni da eseguire poi a Palazzo Chigi, e fare eseguire dagli altri Ministri, direttori, generali, segretari e piantoni dalle loro postazioni.

LA TRUMPATA DI SALVINI SU MELONI E BIDEN

Una “cocca”, la premier italiana, purtroppo ridotta ad un’anatra zoppa da uno dei suoi due vice presidenti del Consiglio: il leghista Matteo Salvini. Il quale preferisce al presidente uscente e deciso a rimanere Joe Biden, per quanto anziano e spesso insicuro nei movimenti fisici, come se avesse nelle gambe qualche molla che ogni tanto cede, il suo predecessore e apparentemente più vigoroso Donald Trump, per quanto anche lui provvisto di qualche controindicazione, di natura pure penale.

La simpatia di Salvini per Trump, paragonata da qualche malizioso osservatore o cronista a quella di Putin, non si sa bene quanto sia davvero ricambiata per via di alcune smentite opposte dall’allora presidente degli Stati Uniti alle voci che correvano a questo proposito, e di fotografie che sembrarono più carpite e occasionali scattate in una manifestazione elettorale americana.

IL TRUMPISMO LATENTE DI CONTE

Si sa invece reale e ricambiata la simpatia di Conte per Trump, che ne parla di solito al plurale chiamandolo “Giuseppi”, tanti ne vorrebbe di uomini simili in Italia. E probabilmente anche lui rimasto maluccio nell’apprenderne a suo tempo la sostituzione con Mario Draghi decisa da un Sergio Mattarella stanco di seguirne i tentativi di evitare l’apertura di una crisi di governo provocata dal ritiro di Matteo Renzi dalla maggioranza, e dei suoi rappresentanti dal governo.

Di recente, in verità, tallonato in televisione da una impaziente conduttrice pur ben disposta verso di lui perché antimeloniano, Conte ha mostrato qualche indecisione nell’esprimere una scelta fra Biden e Trump nella partita riapertasi per la Casa Bianca. Indecisione motivata dalla paura di compromettere i rapporti fra i due Paesi, sentendosi lui un presidente del Consiglio un pochino pochino ex. Ma il suo trumpismo è ormai troppo noto e, direi, congenito per venire oscurato da qualche espediente ed essere ignorato da una che pure fa finta di non sapere e di non vedere: l’aspirante alleata domestica – direbbero in America-  Elly Schlein, segretaria del Pd.

Back To Top