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Addio Merkel

L’addio politico di Merkel secondo Le Monde

Alla cerimonia di addio organizzata in suo onore, la cancelliera uscente Angela Merkel ha voluto dare l'immagine di una transizione pacifica con il suo successore socialdemocratico Olaf Scholz e trarre una lezione dalla crisi sanitaria

 

Alla fine del suo mandato, nel 2005, Gerhard Schröder scelse My Way di Frank Sinatra. Sedici anni dopo, giovedì 2 dicembre, Merkel ha fatto suonare all’orchestra della Bundeswehr, per la cerimonia di addio tenuta in suo onore nel grande cortile del ministero della Difesa a Berlino, una hit della cantante punk della Germania Est Nina Hagen.

Costituzionalmente, Merkel è ancora Cancelliera. Lascerà definitivamente l’incarico solo quando il suo successore sarà eletto dal Bundestag. La data del voto è ormai nota: mercoledì 8 dicembre. L’annuncio è stato fatto giovedì, poche ore prima della cerimonia per la donna che ha guidato il governo tedesco per 5.860 giorni: nove in meno di Helmut Kohl (1982-1998), il cancelliere più longevo dalla nascita della Repubblica federale tedesca.

Codificata sotto Federico Guglielmo III, re di Prussia dal 1797 al 1840, la cosiddetta cerimonia del “Grosser Zapfenstreich” ha luogo solo in rare occasioni: quando un Presidente della Repubblica, un Cancelliere, un ministro della Gifesa, un generale o un ammiraglio lascia il suo incarico, o per segnare un evento eccezionale, come la fine della missione della Bundeswehr in Afghanistan, che è stata celebrata il 13 ottobre davanti al palazzo del Reichstag, sede della Camera dei rappresentanti.

Nonostante il suo carattere solenne, si legge su Le Monde, questa cerimonia organizzata tradizionalmente al calar della sera, che consiste in una marcia con fiaccole, una preghiera e momenti musicali, permette al protagonista di aggiungere un proprio tocco. Merkel non ha mancato di farlo, prima nel suo breve discorso all’arrivo, poi nelle melodie che ha scelto e infine nel piccolo gesto inaspettato che ha fatto prima di lasciare il ministero della Difesa a bordo della sua grande Audi nera.

Guardare al futuro senza “risentimento o pessimismo”

Il discorso, prima di tutto. In sette minuti, orologio alla mano, la Cancelliera ha avuto poco tempo per entrare nei dettagli dei 16 anni “movimentati e spesso molto impegnativi” che ha passato al potere. “Questi sedici anni mi hanno richiesto un grande sforzo politico e umano, e allo stesso tempo mi hanno appagato”, ha detto, prima di riferirsi più specificamente agli ultimi due, dominati dalla pandemia, la cui quarta ondata è particolarmente violenta in Germania.

Ricordando che aveva appena presieduto una nuova riunione con i capi dei Länder per decidere le nuove restrizioni, Merkel ha colto l’occasione per trarre una lezione politica dalla crisi sanitaria: “Questa pandemia ha mostrato l’importanza della fiducia nella politica e nella scienza, ma anche la fragilità di questa fiducia. (…) La nostra democrazia vive della capacità di discutere, di correggere i propri errori. (…) Vive di solidarietà e fiducia, in particolare la fiducia nei fatti, e la contraddizione che deve essere espressa forte e chiara quando la conoscenza scientifica viene negata, le teorie di cospirazione vengono propagate e i discorsi di odio si diffondono.”

Invitando a guardare al futuro senza “dispetti, risentimenti o pessimismo”, la Cancelliera si è poi rivolta al suo successore Scholz che partecipava alla cerimonia in mezzo a circa 200 invitati, tra cui il presidente federale Frank-Walter Steinmeier, i più stretti collaboratori di Merkel e la maggior parte dei suoi ex Ministri, ad eccezione di alcuni, come Wolfgang Schäuble.

“Ora spetta al prossimo governo trovare le risposte alle sfide che ci attendono e plasmare il nostro futuro”. “Per questo, auguro a te, caro Olaf Scholz, e al governo federale che guiderai, ogni successo”, ha detto la Cancelliera al suo successore, con il quale ha spesso mostrato la sua vicinanza nelle ultime settimane per dare l’impressione di una transizione morbida: a fine ottobre, invitandolo ai suoi incontri bilaterali con i presidenti americano e turco, Joe Biden e Recep Tayyip Erdogan, a margine del G20 di Roma; il 23 novembre, invitando lui e i principali leader della sua futura coalizione per discutere della crisi sanitaria; o ancora il 30 novembre, facendosi fotografare al suo fianco con il generale Carsten Breuer, incaricato di pilotare l’unità di crisi creata in seno alla cancelleria per coordinare la lotta contro il Covid.

Merkel si prende una pausa dal protocollo

Dopo questo breve discorso, anche la musica scelta da Merkel ha avuto qualcosa di testamentario. Mentre nessuno si è realmente sorpreso che la figlia del pastore abbia fatto suonare l’inno Grosser Gott, wir loben dich (“Dio, nostro Dio, noi ti lodiamo”), molti si sono stupiti nel sentire Du hast den Farbfilm Vergessen (“Hai dimenticato la pellicola a colori”) di Nina Hagen. Una canzone che ha ascoltato con gli occhi arrossati dalle lacrime che era difficile dire se fossero causate dall’emozione o dal vento gelido che soffiava a Berlino giovedì sera.

Interrogata qualche ora prima sulla scelta di questa hit, scritta nel 1974 durante la Repubblica Democratica Tedesca (RDT), la Cancelliere ha risposto: “Questa canzone è stata un punto culminante della mia gioventù. (…) Viene anche dalla Germania dell’Est e si dà il caso che si suoni ancora nella regione dove si trova il mio ex collegio elettorale [sul Mar Baltico]. Oggi tutto confluisce”, ha spiegato, in perfetta continuità con alcuni dei suoi ultimi discorsi, in cui ha spesso fatto riferimento alla sua giovinezza trascorsa dietro la cortina di ferro, cosa che raramente accadeva prima.

Dopo queste due scelte musicali molto intime, a cui si è aggiunta una ballata del 1968, Für mich’s rote Rosen regnen (“Dovrebbero piovere rose rosse per me”), della cantante tedesca Hildegard Knef (1925-1982), la cerimonia, durata in totale tre quarti d’ora, avrebbe potuto finire senza la minima sorpresa. All’ultimo minuto, tuttavia, Merkel ha rotto il protocollo.

Mentre i suoi ospiti applaudivano, la Cancelliera ha preso un fiore da uno dei grandi bouquet di rose rosse ai piedi del podio. Poi si è diretta verso la sua auto, prima di tornare indietro per raccogliere un’altra rosa, che ha dato al suo ministro della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer. La stessa a cui aveva consegnato la presidenza dell’Unione Cristiano Democratica (CDU), nel dicembre 2018, nella speranza che le succedesse, tre anni dopo, alla guida del governo federale. Alla fine, la storia è stata scritta diversamente: invece di affidarle le chiavi della cancelleria, Merkel ha lasciato una semplice rosa al suo ex delfino.

(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)

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