Parte da Firenze il nuovo cartello di sinistra versione profondo rosso, facendo leva sull’antifascismo, agitato come arma contro la maggioranza di centrodestra del governo Meloni, e su parole d’ordine sul salario minimo, scuola e sanità pubblica che uniscono il Pd di Elly Schlein ai Cinque Stelle di Giuseppe Conte e alla sinistra ecologista di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.
L’abbraccio di Firenze tra Schlein e Conte, il sostegno delle formazioni ancora più a sinistra, con la benedizione della Cgil di Maurizio Landini dà l’immagine di una nuova unione, sullo schema di quella di prodiana memoria, con dentro un partito principale, uno intermedio in competizione e quelli che venivano chiamati i cespugli. Ma questa appare come un’unione in versione sinistra-sinistra con un vuoto nel centro della sinistra. E come nell’unione prodiana non manca, al di là degli abbracci, una forte competizione interna per ora sotto traccia, a cominciare da quella tra il Pd di Schlein – che comunque dovrà mettere a punto, attraverso il ruolo dello sconfitto delle primarie Stefano Bonaccini, gli equilibri interni con i “riformisti” – e i pentastellati, cui Schlein virando sempre più a sinistra intende impedire l’Opa.
Ma sull’Ucraina la nuova segretaria dem sembra già aver fatto una distinzione da Conte ribadendo il sostegno totale a Kiev (parole suonate in continuità con la linea di Enrico Letta) pur mettendo l’accento sul valore primario della pace e la via diplomatica.
La prima prova di compattezza dell’unione profondo rosso sarà quindi sulla politica estera, dove alla prova dei fatti la sinistra si è sempre divisa a differenza del centrodestra che ha sempre votato compatto per l’Ucraina. Per il resto, è linea dura, come già aveva preannunciato la nuova leader dem la notte della vittoria delle primarie, contro l’esecutivo. A cominciare da quella adottata sulla tragedia di Cutro in Calabria.
Ma il premier Giorgia Meloni, dopo aver annunciato un consiglio dei ministri sull’immigrazione proprio a Cutro, ha blindato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, liquidando la richiesta di dimissioni a “una non notizia”. È l’ultima finora della continua richiesta di dimissioni fatte dalla sinistra nei confronti di esponenti di governo e della maggioranza di centrodestra. Una sinistra versione profondo rosso di cui si fa difficoltà a intravedere vere proposte economico sociali, su immigrazione e sicurezza che stanno nell’agenda del governo e del Paese.
L’uso dell’antifascismo scagliato ogni volta contro l’esecutivo dall’unione rossa radicale sembra un’arma logora.