A poche donne è stato riconosciuto il ruolo importante che hanno avuto nella storia. Ma, oltre alla discriminazione di genere, ce n’è stata anche una di casta. Quasi tutte quelle in evidenza, da Eleonora d’Aquitania a Maria dei Medici fino a Caterina di Russia, appartenevano a dinastie reali o comunque a famiglie della nobiltà. Rara eccezione qualche eroina quasi leggendaria come Clelia o Giovanna d’Arco. E chissà quante altre sono state dimenticate. Ma almeno di una di loro si può rivivere l’esistenza quasi epica leggendo “La seῆora. Vita e avventure di Gracia Nasi” di Maria Giuseppina Muzzarelli (Laterza, 208 pagine, 18 euro).
Non è soltanto un saggio biografico a uso e consumo dei lettori appassionati di storia. C’è, invece, di tutto compresi aspetti che fanno pensare anche a vicende attuali: la potenza delle ricchezze finanziarie, le faide familiari, le persecuzioni religiose, le conversioni forzate, la scelta pressoché obbligata di emigrare o meglio fuggie da una nazione all’altra fino a un’interazione fra ebrei e musulmani ben più civile di quella che si vede ai nostri giorni. Non servirebbe aggiungere altro per far comprendere che il risultato è un racconto appassionante ma vale la pena ripercorrere brevemente l’epica vita di Gracia Nasi. E’ una marrana, cioè un’ebrea costretta nel Cinquecento dall’Inquisizione spagnola a diventare cristiana. La sua famiglia di ricchi mercanti si stabilisce in Portogallo e sceglie un nuovo cognome. Gracia diventa così Beatriz de Luna. Ha una sorella di nome Brianda e tra loro sembra esserci inizialmente un legame affettivo indistruttibile. Diventano anche cognate perché sposano due fratelli perfino più ricchi dei Nasi e ciascuna di loro dà alla propria figlia il nome della sorella. La svolta drammatica arriva quando, nel giro di poco tempo, entrambe restano vedove e i testamenti attribuiscono soltanto a Gracia il potere dell’enorme patrimonio di famiglia. Da quel momento diventa per tutti “la Seῆora”. Ma il suo compito non si limita a dover gestire enormi ricchezze. Deve anche proteggere il patrimonio dalle pretese dei nobili iberici. Ci riesce lasciando il Portogallo ormai insicuro per trasferirsi prima ad Anversa e a Lione e poi in Italia tra Venezia e Ferrara. Tutto si complica perché Brianda non accetta il ruolo egemone di Gracia e rivendica maggiori ricchezze. La cosa singolare è che pur sfidandosi legalmente le due a Ferrara vivono nella stessa casa lasciando al duca d’Este la fatica (per altro ben remunerata) di fare contemporaneamente l’arbitro e il pacificatore. Nonostante tutto Gracia va avanti. Il patrimonio diventa sempre più enorme e riesce a sfuggire anche alle persecuzioni veneziane.
A riprova della potenza della “Seῆora” si potrebbero elencare decine di episodi. Lei, che in cuor suo è sempre stata ebrea, fa perfino bloccare il porto di Ancona che perseguita i suoi correligionari. L’apoteosi Gracia Nasi la raggiunge quando nel 1553 si trasferisce a Costantinopoli e finalmente può fare quello che l’Occidente cristiano non le consentiva: tornare ufficialmente alla fede ebraica. Ma questo non impedisce di diventare una ascoltata consigliera perfino di Solimano il Magnifico. Roba d’altri tempi. Che forse erano migliori di quelli attuali.