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La sberla di Mattarella è anche per Trump?…

"Mi sembra francamente difficile pensare che Trump non abbia condiviso e non condivida i giudizi del suo amico, consigliere, finanziatore sull’Italia, Elon Musk, e su ciò che vi accade nei rapporti fra governo e magistratura...". I Graffi di Damato

Il caso  -un diabolico, dannato caso – ha voluto che lo scontro al tempo stesso diretto e a distanza fra il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il tycoon trumpiano Elon Musk sull’”autarchia” giudiziaria, come lo stesso Musk ha confermato di ritenere quella che in Italia è entrata in collisione col governo nella gestione dell’immigrazione clandestina, sia avvenuto nello stesso giorno in cui i presidenti uscente ed entrante, o rientrante, degli Stati Uniti si sono incontrati alla Casa Banca. Ed hanno avviato, con cordialità sorprendente rispetto alla durezza della campagna elettorale svoltasi oltre Oceano, la lunga fase transitoria. Che negli Stati Uniti dura un paio di mesi, durante i quali chi esce continua a comandare e chi gli deve subentrare si allena costruendo le basi della nuova amministrazione.

Purtroppo, per lui, il presidente Mattarella ha finito per aggravare la coincidenza fra la sua sortita contro Musk e l’incontro fra Biden e Trump alla Casa Bianca usando nella polemica, come per rafforzarla, la partecipazione dello stesso Musk allo staff presidenziale che guiderà gli Stati Uniti nei prossimi quattro anni. Mi sembra francamente difficile pensare che Trump non abbia condiviso e non condivida i giudizi del suo amico, consigliere, finanziatore sull’Italia e su ciò che vi accade nei rapporti fra governo e magistratura. Che sono sì affari interni, attinenti la nostra sovranità, cui Mattarella ha rivendicato la nostra capacità di badare da noi stessi, ma finiscono per avere incidenze anche all’esterno quando in gioco è l’azione di contrasto all’immigrazione clandestina.

“Questioni di Stato” ha titolato Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, distinguendosi da tutti gli altri quotidiani che hanno ceduto a tentazioni scolastiche o muscolari: dalla “lezione di Mattarella” sbandierata dalla Stampa alla “sberla a Musk” stampata in rosso sul Foglio. Il segno della polemica temo che rimarrà nei rapporti fra persone che peraltro potrebbero anche incontrarsi personalmemte, come Musk, dopo avere parlato per telefono con la sua amica Giorgia Meloni, condividendone il dovuto “rispetto” a Mattarella, ha auspicato o indirettamente chiesto che avvenga. E, francamente, non credo per scusarsi, avendo egli tenuto a ribadire, sempre dopo la telefonata con la premier italiana, il diritto di avere e manifestare le proprie “opinioni”.

Sotto questo profilo Il Fatto Quotidiano dell’ammiratore di Giuseppe Conte, cioè Marco Travaglio, non ha sbagliato a titolare in prima pagina che “Elon rilancia ancora”, dopo avere parlato con l’amica italiana e presidente del Consiglio. Dove sbaglia forse, per la solita ossessione politica interna, il titolo del Fatto è nel sostenere che “lo scontro” di Mattarella abbia “zittito” Musk ma sia avvenuto “con Meloni”, rimasta per troppe ore in silenzio di fronte ai giudizi dell’amico e obbligando quindi il capo dello Stato a intervenire lui.

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