L’ultimo italiano a dichiarare follemente guerra agli Stati Uniti per inseguire Hitler nella corsa all’Inferno fu Benito Mussolini. L’ultimo, ripeto. Non il penultimo, come un ingenuo potrebbe pensare leggendo le cronache politiche che riferiscono delle forti proteste levatesi dall’Italia, fra opposizioni, associazioni sindacali, organi istituzionali come il Consiglio Superiore della Magistratura, sia pure solo attraverso le dichiarazioni di un suo esponente, contro il miliardario americano e sostenitore di Donald Trump, che lo porterà nel nuovo governo, Elon Musk. Il quale ha anche l’inconveniente, dalle nostre parti, di essere diventato amico e ammiratore della premier Giorgia Meloni e del suo partito, ricambiato naturalmente di simpatia al punto che la presidente del Consiglio ha preferito farsi consegnare di recente proprio da lui negli Stati Uniti un premio conferitole dall’Atlantic Council.
Con questi precedenti, chiamiamoli così, un tweet di Musk contro i giudici italiani –“se ne devono andare”- che disapplicano o comunque contrastano le norme di legge e gli atti amministrativi di contrasto, a loro volta, dell’immigrazione clandestina ha provocato il finimondo dalle nostre parti. Un finimondo, con proteste contro la “sovranità” italiana violata o solo minacciata, anche per l’estensione delle critiche di Musk alle organizzazioni “criminali” che si dividono, diciamo così, fra soccorsi ai migranti in mare e ai trafficanti che ci guadagnano sopra.
Il consigliere, collaboratore e quant’altro di Trump uscito vincitore della corsa alla Casa Bianca, tornandovi dal 20 gennaio, ha espresso i suoi giudizi non informandosi con le vignette dei giornali italiani -l’ultima è quella di oggi del Corriere della Sera sui migranti che vengono portati in Albania per il disbrigo delle loro pratiche e rimandati in Italia dai giudici di Roma- ma con le cronache vere. Che non solo a Musk ma alla maggioranza degli elettori americani appena espressasi nelle urne debbono sembrare incredibili, abituati come sono da quelle parti a vedere innalzare muri veri e propri, lungo le frontiere, per contrastare l’immigrazione clandestina.
Il solito conformismo, un senso frainteso del politicamente corretto, ha indotto anche qualche analista solitamente critico di certa magistratura italiana a prendere le distanze da Musk. Sul Foglio, per esempio, il direttore Claudio Cerasa ha chiesto ad esponenti del governo e della maggioranza di “rimettere al suo posto” l’amico americano, pur ammettendo che la sinistra appoggia “ingerenze” straniere di segno opposto quando cercano di danneggiare la destra al governo.
Sul Dubbio il buon Alessandro Barbano ha servito il caffè ai lettori scrivendo che “sottrarsi all’assedio delle toghe per finire nelle grinfie di un triliardario, espressione di una tecnocrazia rapace, non è certamente l’augurio che può farsi alla politica italiana”.