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semaforo Potsdamer Platz

La rivoluzione del semaforo, iniziata a Berlino in Potsdamer Platz

La storia del primo semaforo di Potsdamer Platz a Berlino non è solo uno sviluppo tecnico. È un riflesso dei cambiamenti sociali del Ventesimo secolo, oltre che il simbolo di progresso e ordine in un mondo in rapida evoluzione. L'articolo di Pierluigi Mennitti

 

Potsdamer Platz, un tempo cuore pulsante dell’Europa, non fu solo teatro di eventi storici, ma anche pioniere di un’invenzione rivoluzionaria: il semaforo. Il primo semaforo d’Europa fu messo in funzione qui il 15 dicembre 1924, un evento che cambiò per sempre il volto della mobilità urbana.

L’idea di un controllo automatizzato del traffico nacque dall’esigenza di organizzare il crescente traffico delle città in espansione.

Potsdamer Platz, una delle piazze più trafficate d’Europa all’epoca, era un ottimo esempio di questo caos. I poliziotti con i fischietti non erano più sufficienti a dirigere il flusso di carrozze a cavalli, automobili e pedoni. Da qui l’idea di installare uno strumento inventato negli anni Sessanta del secolo precedente dall’ingegnere ferroviario inglese John Peake Knight, sulla base di un analogo sistema utilizzato proprio nelle ferrovie, e poi perfezionato dall’americano James Hoge, che progettò il primo semaforo urbano elettrico e lo installò nel 1914 a un’incrocio di Cleveland.

Dieci anni più tardi il semaforo elettrico arrivò in Europa, a Berlino. Quel primo semaforo era una torre metallica a cinque lati, molto diversa dagli attuali sistemi di segnalazione. Ma era una meraviglia tecnica per l’epoca e fece scalpore. Anche se l’innovazione fu accolta anche con scetticismo. Molte persone non si sentivano a proprio agio e avevano bisogno di tempo per abituarsi alle nuove regole del traffico. Tragicamente, il primo giorno si verificò persino un incidente mortale.

Quel semaforo, e in generale il caos che dalla Potsdamer Platz si propagava vibrante al resto della città affascinava però il gruppo degli intellettuali italiani del futurismo, guidati da un’irruente  Filippo Tommaso Marinetti. Negli anni Dieci e Venti del Novecento elessero Berlino a simbolo dell’ideale futurista europeo. La modernità avanzava e s’incarnava nella vita dissoluta ed euforica delle metropoli. Al di là dell’Atlantico brillava la nuova stella di New York, la città che iniziava a sfidare il cielo con i suoi palazzi verticali e che ribolliva di vita e passione e spettacolo e innovazione. Di qua, nella Vecchia Europa, tenevano il ritmo Londra e Parigi, ma era Berlino la nuova scommessa, la punta di diamante della modernità che provava, per la prima volta, a farsi globale.  In un’intervista rilasciata a Gubello Memmoli per il Giornale d’Italia Marinetti diceva: “Lodo Berlino perché vorrei che si favorisse in tutti i modi la modernizzazione di Roma”. Velocità e cambiamento, sguardo sempre rivolto al futuro. E il catalizzatore di tutte le accelerazioni era proprio il semaforo che dominava il flusso di traffico nella Potsdamer Platz, descritto nel testo Sensibilità futurista della Potsdamer Platz di Berlino: “La Potsdamer Platz di Berlino era già trent’anni fa un palpitante poema parolibero col suo meccanizzato Polizei distributore di direzioni e lasciacorrere semaforico dominatore di queste correnti”.

Nonostante le difficoltà iniziali, il principio del sistema semaforico si affermò rapidamente. I vantaggi erano evidenti: maggiore sicurezza, traffico più scorrevole e migliore organizzazione stradale. I semafori di Potsdamer Platz divennero un simbolo di Berlino e ispirarono altre città a introdurre sistemi simili.

Il semaforo originale fu sostituito da un più moderno semaforo sospeso nel 1937. Dopo la seconda guerra mondiale, tuttavia, scomparve e cadde nell’oblio. D’altronde la Potsdamer Platz era scomparsa, inghiottita con tutto il suo carico di storia dalle bombe della guerra e poi dal muro di Berlino, che proprio in quel punto si allargava nelle sue due componenti creando un larghissimo spazio vuoto. La Potsdamer Platz divenne una terra di nessuno. Solo dopo la caduta del Muro, negli anni Novanta, quando Potsdamer Platz è stata ricostruita, è stato ricordato il suo ruolo pionieristico. Oggi, una replica del primo semaforo si trova lì a ricordare questa invenzione.

La storia del primo semaforo di Potsdamer Platz non è solo uno sviluppo tecnico. È un riflesso dei cambiamenti sociali del Ventesimo secolo e il semaforo era un simbolo di progresso e ordine in un mondo in rapida evoluzione.

La sua invenzione ha avuto un profondo impatto sulla società odierna ed è diventata parte integrante della vita moderna. Ha cambiato radicalmente il modo in cui ci muoviamo e interagiamo nelle città, rappresenta la capacità dell’uomo di sviluppare e organizzare sistemi complessi. I semafori mettono ordine in un paesaggio stradale spesso caotico e creano una certa prevedibilità: regolano il traffico, riducono il rischio di collisioni e proteggono pedoni, ciclisti e automobilisti. Ciò contribuisce a ridurre lo stress e a migliorare la qualità della vita, ma probabilmente il significato più evidente è l’aumento della sicurezza nel traffico stradale. I semafori, infine, strutturano anche le nostre interazioni sociali negli spazi pubblici: creano tempi di attesa in cui possiamo osservare altre persone, socializzare con loro o semplicemente lasciar vagare la mente. Come può accadere oggi, cento anni dopo, sulla Potsdamer Platz.

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