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Forza Italia

La Repubblica di Elkann si preoccupa della crisi di Forza Italia?

Che cosa scrive Repubblica di Forza Italia e che cosa si dice in Forza Italia sul governo e su Meloni. I Graffi di Damato.

 

Lo scenario internazionale è diviso fra qualche colpo riuscito finalmente a Zelensky, affondando una nave russa piena di droni iraniani da utilizzare contro l’Ucraina, e la guerra a Gaza che Netanyahu continua nella sua “pura logica” di annientamento di Hamas apprezzata da Giuliano Ferrara sul Foglio. Altro che l’Israele “fuori controllo” rappresentato tutto in negativo dall’Unità.

LA “GRANDE CRISI” DI FORZA ITALIA, SECONDO REPUBBLICA

Eppure dopo due giorni di assenza natalizia dalle edicole la Repubblica di carta diretta da Maurizio Molinari, solitamente sensibilissimo alla cosiddetta geopolitica, ha acceso i riflettori della prima pagina sulla “grande crisi di FI”. Che non è naturalmente la targa di Firenze, ma di Forza Italia, impietosamente vista e descritta all’angolo in una coalizione di governo dove la velocità è quella di Giorgia e Matteo Salvini che si inseguono sovranisticamente, come si dice quando si parla dei rapporti fra Roma e Bruxelles.

Molinari ha scomodato il suo predecessore pur non diretto Ezio Mauro per spiegare ai lettori “la sfida per il trono vacante dei moderati” nella maggioranza anche dopo la timida, imbarazzata astensione di Forza Italia, alla Camera, sulla bocciatura del Mes, votata insieme da fratelli d’Italia, leghisti e grillini. Un’astensione che non si sa francamente se dettata più da riserve avute anche dalla buonanima di Silvio Berlusconi sul cosiddetto fondo salva-Stati sottratto ad ogni controllo del Parlamento, anche quello europeo, o dalla paura, imbarazzo e quant’altro di votare per la ratifica col Pd di Elly Schlein.

I SONDAGGI

Certo, non mancano problemi a Forza Italia, risultanti anche nei sondaggi freschi di stampa di Alessandra Ghisleri. Dove FI è l’unico partito della maggioranza calante col suo -0,2 per cento, contro il+0,3 della Lega e il +0,2 del partito della Meloni. Sono frazioni di punto, lo so bene, come il + 0,3 per cento del Pd e il -0,3 per cento dei grillini nell’assai presunto “campo largo” sognato a sinistra. Ma è la tendenza quella che vale, o comunque è percepita persino dentro Forza Italia. Dove il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri ha appena raccontato al Foglio che “è in un certo senso naturale prevedere un successo alle elezioni europee per il leader di governo in carica che abbia già consensi alti”, come il 28,5 % assegnato dalla Ghisleri alla destra meloniana.

Il problema tuttavia è di verificare le distanze finali fra i partiti della maggioranza. “Paradossalmente Meloni – ha osservato Gasparri sempre al Foglio – potrebbe avere qualche problema da eccesso di successo, per quanto riguarda gli equilibri della coalizione. Mi spiego: fino al 27,28, 30 per cento non ci sarebbero scossoni. Diverso è se Meloni sale ancora e gli alleati, noi compresi, scendono di molto”. E ancora: “Certo, non si può dire a nessuno: frena la tua scalata. E proprio per questo noi, come Forza Italia, abbiano davanti una sfida: guadagnare voti”. E già, questo è il problema del povero Antonio Tajani, con o senza le mani giunte delle fotografie d’archivio.

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