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La notte di Sigonella, cosa successe davvero

Chi c'era e che cosa si è detto alla proiezione del docufilm "La notte di Sigonella" organizzata dalla Fondazione Craxi. Di Paola Sacchi.

“La notte di Sigonella”. A 40 anni dalla grave crisi diplomatica tra Italia e Usa, il docufilm così titolato della Fondazione Craxi, condotto dal giornalista Alessio Vinci, viene proiettato in una sede istituzionale. Al Senato, nella Sala Zuccari , gremita, di Palazzo Giustiniani.

Come dice Stefania Craxi, senatrice di FI, presidente della commissione Esteri e Difesa, la storia di quel gesto di coraggio del premier Bettino Craxi, che fece rispettare agli Usa di Ronald Reagan la nostra sovranità nazionale, “viene riscritta bene”. Perché “Craxi – ricorda la figlia dello statista socialista – morì in esilio a Hammamet con l’angoscia che questo non sarebbe accaduto”. Osserva Nicola Carnovale, direttore generale della Fondazione Craxi, istituita da Stefania nel 2000, oggi presieduta da Margherita Boniver: “Il caso diplomatico di Sigonella è stato piegato a tutte le interpretazioni di parte, ma il punto è uno solo: Craxi fece rispettare il diritto internazionale e confermò la storica nostra alleanza con gli Usa”.

Stefania innanzitutto precisa che il premier socialista, prima che si stesse per dare il salvacondotto ai terroristi del Fronte nazionale della liberazione della Palestina, frangia estremista collegata all’Olp di Arafat, con il conseguente rilascio degli oltre 500 turisti presi in ostaggio sulla nave da crociera Achille Lauro, Craxi e le autorità italiane non sapevano che a bordo fosse stato commesso l’assassinio del cittadino americano di origine ebraica, Leon Klinghoffer. Dell’omicidio solo in seguito il governo venne informato dal comandante del transatlantico, De Rosa. Craxi lo venne a sapere proprio a ridosso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, dove attonito e commosso dà la grave notizia che sconvolge il quadro della paziente opera di grande tessitura diplomatica con l’Egitto, la Tunisia di Bourghiba e la Siria, portata avanti da lui, che da giovane aveva conosciuto Arafat all’università, soprattutto con l’Olp con sede allora a Tunisi e dal ministro degli Esteri, Giulio Andreotti, soprattutto con la Siria.

La storia di Sigonella che si concluse con il rilascio degli oltre 500 ostaggi è anche il risultato del grande ruolo diplomatico che il governo Craxi aveva acquisito nel Mediterraneo e oltre nell’area mediorientale. Ma il caso Sigonella, iniziato il 7 ottobre, con il sequestro in acque egiziane dell’Achille Lauro, sfocia nella crisi diplomatica con gli Usa l’11 ottobre. L’aereo con a bordo i terroristi e il mediatore per l’Olp, Abu Abbas, ritenuto però anche il capo di quel commando, viene intercettato dalle forze militari Usa e fatto atterrare alla base di Sigonella. Reagan telefona nella notte dell’11 a Craxi all’Hotel Raphael. Gli Usa vogliono che siano consegnati loro i terroristi. Craxi si oppone e chiede che invece siano presi dalle nostre forze dell’ordine e processati in Italia perché il sequestro e l’omicidio di Klinghoffer sono avvenuti su suolo italiano, quale era l’Achille Lauro. La VAM, la nostra vigilanza dell’aeronautica militare e i Carabinieri circondano la Delta Force Usa, disposta attorno all’aereo con Abu Abass e i sequestratori. L’immagine è celebre. Tra Craxi e Reagan, colloquio tradotto dal giornalista, scrittore, politologo e consulente della Cia, Michael Ledeen, figura verso la quale Craxi aveva una certa diffidenza, “non volano parole grosse, ma molto ferme”, disse poi lo stesso Craxi. E lo stesso Ledeen, intervistato nel docufilm, ammette di aver sbagliato una parola nella traduzione. Una parola però importante.

Ad ogni modo, a rischio della crisi di governo aperta dal ministro della Difesa, Giovanni Spadolini, attestato con i Repubblicani su una posizione nettamente schiacciata sugli Usa, Craxi procede per la sua via ottenendo il rilascio di tutti gli ostaggi bloccati in acque egiziane. Ma con il prezzo di dover di fatto lasciare andare il mediatore Abass, il cui aereo, inseguito fino alla fine dalle forze Usa, decolla da Ciampino per Belgrado.

La crisi a Sigonella, dove vince la linea Craxi con l’arresto da parte dei Carabinieri dei terroristi, viene gestita sul campo dal consigliere diplomatico di Craxi, ambasciatore Antonio Badini. Gennaro Acquaviva, capo di Gabinetto e consigliere speciale del premier socialista, uomo chiave anche nella revisione del Concordato Stato-Chiesa, sottolinea che quello di Craxi, il cui governo poi superò la crisi, “fu un capolavoro di diplomazia internazionale”. Kissinger ammise con il suo intelligente cinismo: “Noi dovevamo fare finta di arrabbiarci”. Reagan scrisse al premier una lettera che incominciava con “Dear Bettino”. E lo convinse a partecipare a un successivo importante G7, pochi giorni dopo in Usa, cui Craxi all’inizio non voleva più partecipare, proprio lui il premier grazie al quale, come ricorda sua figlia Stefania, l’Italia fu uno dei Paesi fondatori di quel decisivo organismo internazionale.

Gli Usa la fecero poi pagare a Craxi? Lo statista socialista fu uomo chiave per gli Usa e l’Occidente per aver fatto istallare gli Euromissili nella base di Comiso. Dice Bruno Vespa intervistato nel docufilm: “Craxi fece valere il principio che noi siamo e restiamo alleati amici degli Usa ma non una colonia. E certo, non a Reagan (che di fatto si scusò e si firmò nella lettera: Ron ndr), probabilmente questo a settori dell’amministrazione Usa non piacque molto”.

Craxi venne bollato dalla sinistra come “l’Amerikano”, perché lui, definito anche il “filopalestinese”, difese al tempo stesso il diritto all’esistenza di Israele. Craxi era un politico a tutto tondo, con le doti del pragmatismo e della diplomazia che questo significa. Dopo Sigonella, in un discorso alla Camera, che fece scalpore, suscitando vivaci proteste in aula di esponenti del Msi, Pli e Pri, disse che l’uso delle armi per “la liberazione dei popoli oppressi” era legittimo ma soprattutto avvertì l’Olp che “violenza e terrorismo non porteranno alla soluzione della causa palestinese, faranno solo vittime innocenti”. Parole tragicamente profetiche alla luce degli eventi dell’oggi e del massacro da parte di Hamas del 7 ottobre. Ma in quel novembre del 1985 dai banchi del Msi cercano di non farlo proseguire, seppur Craxi sia venuto proprio al punto del suo discorso che era: basta con il terrorismo palestinese. Craxi si ferma e risponde da par suo, platealmente, a uno: “Ma basta, ma piantala tu e lasciami parlare!”.

Il video, riproposto nel docufilm “La notte di Sigonella”, suscita un sorriso nella Sala Zuccari. Che omaggia Craxi con un lungo, caldo applauso. Pier Ferdinando Casini, lasciando il convegno, commenta : “Una statura molto alta, davvero, di Craxi e quella classe dirigente”.

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