C’è solo l’imbarazzo della scelta fra i vari aspetti, tutti paradossali, della clamorosa bocciatura rimediata dal Mes, o fondo europeo salva-Stati, alla Camera fra l’esplosione sia della maggioranza sia delle opposizioni. Aspetti di carattere politico, continentale, istituzionale e parlamentare in questa stagione peraltro di fine anno, caratterizzata dalla precedenza dovuta alla legge di bilancio da approvare entro il 31 dicembre per evitare il ricorso al cosiddetto, svilente esercizio provvisorio.
ECCO COME LA CAMERA HA VOTATO SULLA RATIFICA DEL MES
Sopraffatta dal Senato proprio sul versante della legge di bilancio, e poi anche nel percorso della riforma costituzionale del premierato, definita dalla premier “la madre di tutte le riforme”, la Camera si è presa una bella rivincita intestandosi la bocciatura – con 144 voti contro 72 e 44 astenuti – del Mes. Che sembrava invece destinato alla ratifica -nella logica del cosiddetto “pacchetto”- dopo l’accordo fra i ministri dell’Economia sul nuovo patto di stabilità europeo. Da cui il ministro Giancarlo Giorgetti, pur ultimo a intervenire nel vertice da remoto, si era ieri vantato, o aveva comunque assicurato che l’Italia avesse ottenuto “molto”. O abbastanza, in particolare, in termini di gradualità, sino al 2027, nel percorso di rientro dal debito stando attenti a non far prevalere la logica dell’austerità su quella ancora più necessaria dello sviluppo. Senza il quale non vi sono parametri o scadenze che possano essere rispettati nell’Unione da un paese come l’Italia.
IL VOTO DI LEGA E FRATELLI D’ITALIA DIVERSO DA QUELLO DI FORZA ITALIA
Evidentemente quel “molto” avvertito o garantito da Giorgetti, e condiviso per telefono da una premier a letto per l’influenza stagionale, non deve essere apparso tale al partito dello stesso Giorgetti, e al leader Matteo Salvini. Che si è vantato di avere fatto votare contro il Mes i deputati del Carroccio coerentemente con la posizione negativa assunta negli anni passati. E per coerenza hanno votato contro anche i “fratelli d’Italia” della pur premier in carica e acquietata. Che potrebbe, o addirittura dovrebbe sentirsi smentita o quanto meno spiazzata come Giorgetti, dai deputati del suo partito. Dei forzisti astenuti non parlo perché sarebbe come sparare su un’ambulanza della Croce Rossa, essendo il loro partito vedovo del fondatore Silvio Berlusconi da più di sei mesi.
L’INCOERENZA DI CONTE
Non parlo neppure della incoerenza di Conte, che ha votato e fatto votare dai suoi contro la ratifica dopo avere chiesto un giurì d’onore contro la Meloni, che lo aveva accusato pochi giorni fa di avere autorizzato la firma del trattato modificato del Mes nel 2021 avvolto nelle “tenebre” di una crisi di governo non giù aperta, come sostenuto appunto dalla premier, ma ancora da aprire, comunque in embrione.
LA POSIZIONE DI PD ED EX TERZO POLO
Gli unici coerenti nel sì al Mes sono stati -va riconosciuto- i deputati del Pd e dell’ex terzo polo renzian-calendiano. Ma si tratta di una minoranza, di un campo non largo come immaginato da Elly Schlein, bensì strettissimo.