Se l’informazione è oggi annoverata tra i poteri forti in quanto capace di orientare notizie, decisioni, idee e opinioni a livello politico, economico e sociale, la disinformazione ne diventa inesorabilmente il correlato speculare negativo, esprimendo una pericolosità incalcolabile: lo è in via generale, ancor più se la consideriamo come metodo di propaganda e di mistificazione della realtà che la Russia di Putin ha adottato in occasione della guerra in Ucraina. A cominciare dalla stessa definizione di “operazione militare speciale”, per diramarsi come i tentacoli di un polipo nella campagna di infiltrazione nei mezzi di comunicazione di altri Paesi.
Se ne è accorto il Copasir che – dopo aver posto recentemente il problema – sembra adesso ufficializzare le sue preoccupazioni attraverso un’intervista rilasciata a Repubblica dal suo Presidente Sen. Adolfo Urso. “La macchina di disinformazione è attiva da almeno dieci anni, peraltro è un elemento fondamentale della cosiddetta dottrina Gerasimov resa pubblica nel 2013, a ridosso della prima invasione russa dell’Ucraina”.
Secondo il presidente del Copasir la macchina della disinformazione russa ha seguito l’agenda politica interna e internazionale, scandendo tempi e opinioni. “Oggi è più forte che mai”, “Ha agito con efficacia durante la pandemia, come abbiano denunciato in un documento del maggio 2020, ovviamente è in campo ancor più oggi nel tentativo di condizionare le nostre scelte che sono fondamentali per la tenuta della difesa occidentale. Dobbiamo esserne consapevoli per aumentare la resilienza del Paese”. Infine il presidente del Copasir ha spiegato: “È stato notato che gli stessi social che propagavano notizie sulla inefficacia dei nostri vaccini a fronte del magico Sputnik hanno trasformato la loro ragion d’essere, nella stessa notte, nel difendere le ragioni del Cremlino sulla invasione dell’Ucraina. È bastato girare una chiave o se lei preferisce modificare l’algoritmo”.
Questo spiega perché in Italia ci sia chi pilota una strategia fondata sull’equidistanza tra aggressori e aggrediti o peggio a ribaltare gli eventi, addebitando all’Ucraina, alla Nato e al mondo occidentale la causa del conflitto. La negazione delle evidenze si esprime attraverso le fonti di propaganda russa: Tv e giornali di Stato sono una macchina da guerra parallela non meno efficace di quella che ha invaso un paese sovrano, radendo al suolo intere città e massacrando civili inermi, poiché questi fatti sono narrati come difesa alle provocazioni degli Usa, dell’Europa, dell’Alleanza Atlantica.
La mistificazione della realtà è affidata a professionisti della propaganda – si pensi a Solovyov o a Kiselyov, la mente di Rossiya Segodnya- crea una patina che intorbidisce il vero e si sovrappone ai fatti raccontandoli in modo diametralmente opposto. Il popolo russo è unilateralmente soggiogato dai media del regime che creano un sistema di informazione blindato e totalmente asservito allo Zar. Alcuni giornalisti di TV italiane hanno avviato tentativi di interlocuzione con il potere politico e mediatico del regime per un chiarimento che aprisse almeno ad una tregua ma sono miseramente falliti: si pensi all’intervista di Brindisi a Lavrov o al viaggio di Giletti a Mosca che sperava in un confronto con la sua portavoce Zacharova.
La stampa italiana non solo è stata ridicolizzata ma accusata di una campagna di informazione anti-Russia.
Il mondo dell’informazione pilotato dal Cremlino è impenetrabile e inscalfibile ma ci si domanda se valga la pena di continuare su questa strada che svende al regime russo la dignità dei media, della politica e del nostro Paese. Lo stile interlocutorio, ossequioso delle domande regolarmente inevase o aggirate ha dato l’impressione di un cedimento che in altri Paesi dell’Ue per non parlare degli Usa non c’è stato.
E anzi ha inoculato il sospetto che molte altre comparsate televisive di personaggi equivoci della “pseudo-cultura democratica” che hanno messo in dubbio i massacri e gli orrori dell’aggressione unilaterale russa, rientrino nel copione tutto da chiarire su cui il Copasir avrebbe deciso di squarciare il velo. Ci si chiede perché si sia attesa l’evidenza della pessima figura e il sospetto di una rete di disinformazione sistematica orchestrata ad arte da una regia occulta se proprio il Presidente del Copasir ha riferito che questa campagna di infiltrazione è in atto in Italia da almeno 10 anni, al netto dei nomi ipotizzati dal Corriere della Sera su cui occorre indagare fino in fondo.
L’Italia ha dimostrato di essere l’anello debole dell’informazione sulle notizie della guerra e le loro fantasiose rievocazioni e si è persino attirata le ire del Cremlino che ha accusato “noi” di essere i mentitori seriali che screditano la Russia e le montano contro una campagna di odio. Basterebbe riflettere sulle parole senza freni di Dmitrij Medvedev, predecessore di Putin: “Odio gli occidentali, voglio farli sparire”. Una minaccia dura e terribile che sicuramente l’informazione russa riuscirà a ribaltare: solo parole di difesa per annientare l’aggressione totale dell’Occidente. Vediamo se qualche altro giornalista italiano, spinto dai politici del disarmo e del pacifismo, pronti a svendere l’Italia e la sua dignità a buon mercato, busserà alla sua porta per chiedere umilmente, se concessa, qualche spiegazione.
O per domandare direttamente scusa della nostra educata arrendevolezza.