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Lockdown

La babele su Immuni e mascherine

Il post di Peter Kruger

Sia chiaro. Mi rifiuto di indossare la mascherina all’aperto in assenza di condizioni di rischio (assembramenti, vicinanza ecc.).

Sono stato tra i primi ad utilizzarla fin dall’inizio della pandemia. Mi ricordo un giorno in metro, verso la fine di febbraio, in cui le poche persone presenti (avevo scelto con cura l’orario in cui muovermi) mi guardavano come un alieno.

Continuerò ad impiegarla negli ambienti chiusi (diversi da casa), nei negozi, nei supermercati, sui mezzi pubblici, all’ingresso di scuola, mentre sono in fila per entrare in un negozio o in un ufficio pubblico, anche quando incrocio qualcuno mentre cammino lungo un marciapiede.

Ma, in tutte le altre circostanze, i miei polmoni prenderanno tutto l’ossigeno disponibile.

E’ evidente che, con l’apertura delle scuole e, soprattutto, l’affollarsi dei mezzi pubblici (a Roma si osservano situazioni di stipamento che neppure nei carri bestiame), ci si attende un forte incremento del contagio (anche per via dell’autunno incipiente).

Tuttavia, il giochino sporco di alzare la soglia dei comportamenti leciti, per avere un capro espiatorio (il comportamento irresponsabile dei cittadini) che consenta di scaricare la responsabilità del proprio fallimento nell’offrire una scuola sicura, trasporti civili e servizi di contact tracing efficaci, non è più tollerabile.

Lo si sta facendo con Immuni (diventato “obbligo morale”, anche se ormai è provato che non serva assolutamente a nulla), lo si sta facendo con “le mascherine all’aperto”.

Ora basta. Avete avuto 8 mesi per prepararvi. Avete avuto la possibilità di impiegare 30 miliardi di euro del MES per potenziare la risposta sanitaria. Avete avuto tutto il tempo per mettere in sicurezza le scuole e i trasporti. Per non parlare del contact tracing e di un’informazione più trasparente sull’effettiva risposta del sistema sanitario nazionale.

Ora, assumetevi la vostra strafottutissima responsabilità.

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