skip to Main Content

Indo-pacific

Meloni in India annuncia la partecipazione italiana all’Indo-Pacific Oceans Initiative

In visita in India, Meloni ha annunciato - utilizzando un lessico atlantista - l'adesione dell'Italia all'Indo-Pacific Oceans Initiative. Ecco cos'è e cosa rappresenta per Nuova Delhi, preoccupata per l'ascesa cinese.

“Stiamo lavorando a importantissimi progetti che collegano le nostre due nazioni”, ha detto la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, recatasi in visita in India, dove si è riunita con il primo ministro Narendra Modi.

L’ANNUNCIO DI MELONI

“C’è tutto il tema delle tecnologie emergenti, c’è il tema della cybersicurezza, c’è il tema dello spazio: sono materie strategiche quelle sulle quali vogliamo collaborare, e crediamo davvero di poter fare ancora molto di più”.

“Abbiamo scelto”, ha proseguito Meloni, “di annunciare l’adesione dell’Italia all’Indo-Pacific Oceans Initiative proprio perché crediamo che, in un contesto internazionale che deve essere basato sulle regole, sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale, sia fondamentale la stabilità e la visione di un’Indo-Pacifico aperto e rispettoso delle regole”.

L’INDO-PACIFICO È IL CENTRO DELLA SFIDA AMERICA-CINA

Con Indo-Pacifico ci si riferisce non solo alla regione geografica compresa tra l’oceano Indiano e l’oceano Pacifico, ma anche a un preciso costrutto politico. Indo-Pacifico è infatti il nome della strategia degli Stati Uniti per un’area di fondamentale importanza ai fini della competizione con la Cina, le cui ambizioni di superpotenza globale cominciano proprio in Asia.

L’Asia sud-orientale è cruciale nella corsa tra Washington e Pechino per il primato mondiali per tanti motivi: per la rilevanza commerciale e strategica delle sue acque; perché è un territorio economicamente vivace e tendente alla digitalizzazione; perché i paesi della regioni hanno grandi rapporti commerciali con la Repubblica popolare ma anche tensioni politiche e territoriali; perché pressoché tutti loro guardano con timore all’ascesa cinese, anche se non vogliono farsi trascinare in un confronto diretto.

LE PAROLE ATLANTISTE DI MELONI

Nel suo discorso, Meloni ha usato alcune espressioni che suggeriscono l’adesione del suo governo – di cui è nota peraltro la linea atlantista – alla visione statunitense per il Pacifico. La presidente ha parlato infatti di “contesto internazionale che deve essere basato sulle regole”, che riprende l’americano rules-based international order.

Ha poi evocato il “rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale”, richiamando implicitamente le rivendicazioni della Cina – portate avanti con una certa aggressività, e scavalcando il diritto internazionale – sulla quasi totalità del mar Cinese meridionale, per esempio. Anche tra Cina e India ci sono delle dispute territoriali nella regione del Kashmir.

L’ITALIA “È SEMPRE PIÙ PROIETTATA VERSO L’INDO-PACIFICO”

Nel suo intervento alla conferenza geopolitica Raisina Dialogue, a Nuova Delhi, Meloni ha dichiarato che “l’Italia, con la sua penisola che si trova proprio al centro del mar Mediterraneo, continua a essere a tutti gli effetti parte pienamente integrata della comunità euro-atlantica e dell’Occidente culturale e politico. Ma è sempre più proiettata verso l’Indo-Pacifico, riappropriandosi della storia delle sue repubbliche marinare e di Marco Polo”.

Le parole di Meloni ricordano quelle di un altro paese europeo e atlantico (geograficamente molto distante dall’Asia, dunque) nonché alleato degli Stati Uniti, il Regno Unito: secondo l’ex-primo ministro britannico Boris Johnson, infatti, è proprio nell’Indo-Pacifico che si trova il “centro geopolitico del mondo”.

CHE COS’È L’INDO-PACIFIC OCEANS INITIATIVE

Pur essendo una partner importante degli Stati Uniti, l’India è restia, per ragioni storiche e culturali, a farsi trascinare dentro un sistema formale di alleanze. Ciononostante, viste le tensioni con la Cina, condivide la visione americana per l’Indo-Pacifico libero e aperto e per il rispetto della sovranità territoriale.

L’Indo-Pacific Oceans Initiative è un’iniziativa regionale lanciata dal primo ministro indiano Narendra Modi nel 2015 con l’obiettivo di promuovere il dialogo, la sicurezza e la crescita nell’Indo-Pacifico. L’Italia, dopo la visita di Meloni nel paese, ne assume un ruolo di guida sulle questioni scientifiche e tecnologiche.

L’Indo-Pacific Oceans Initiative – si legge in un documento del think tank Indian Council of World Affairs – si basa sull’iniziativa “Sicurezza e crescita per tutti nella regione” (SAGAR) di Nuova Delhi, che ha l’obiettivo di incoraggiare i vari paesi dell’area “a sincronizzare gli sforzi per un dominio marittimo sicuro, protetto e stabile, nonché ad adottare misure significative per la conservazione e l’uso sostenibile del dominio marittimo”.

L’iniziativa racchiude dentro di sé sette aree tematiche: la sicurezza marittima; l’ecologia marittima; le risorse marittime; lo sviluppo di capacità e la condivisione delle risorse; la riduzione e la gestione del rischio di catastrofi; la cooperazione scientifica, tecnologica e accademica; il commercio, la connettività e il trasporto marittimo.

L’IMPORTANZA DELL’OCEANO INDIANO PER L’INDIA…

A differenza degli Stati Uniti, che concentrano le loro attenzioni – in un’ottica di contenimento marittimo cinese – sull’oceano Pacifico, l’India si focalizza maggiormente sull’oceano Indiano, e più nello specifico sulla sua porzione occidentale: Nuova Delhi non può infatti ignorare la potenziale minaccia militare rappresentata dal Pakistan, peraltro alleato della Cina.

… E PER LA CINA

L’oceano Indiano è poi una delle aree di transito più importanti per il commercio marittimo del petrolio, un fatto che lo rende rilevantissimo per la Cina, la maggiore importatrice di greggio al mondo.

Da decenni Pechino cerca di risolvere il cosiddetto “dilemma di Malacca”, cioè la dipendenza estrema dall’omonimo e trafficatissimo stretto tra Malaysia e Indonesia per l’approvvigionamento petrolifero. Se lo stretto dovesse bloccarsi – per un incidente, oppure per intervento di uno stato rivale –, la sicurezza energetica cinese sarebbe a rischio, con tutte le eventuali conseguenze economiche e sociali.

Per aggirare il dilemma, allora, Pechino sta cercando di garantirsi un accesso più ampio all’oceano Indiano attraverso progetti infrastrutturali che mettano in comunicazione i vari “colli di bottiglia” del trasporto marittimo. Il piano è realizzare una lunga “collana di perle” che ha tra i suoi gioielli più preziosi il Myanmar (il porto di Kyaukpyu), il Pakistan (Gwadar) e il Gibuti, nell’Africa orientale.

Il disegno risponde a uno scopo difensivo ma anche espansivo: la primazia geopolitica si è storicamente incentrata sul dominio degli snodi critici per le connessioni; il controllo di tutti questi porti, poi, è utile anche da un punto di vista militare. Non è un caso se la prima e unica base militare cinese all’estero si trovi proprio nel Gibuti: è stata aperta nel 2017 e serve a monitorare lo stretto di Bab el-Mandeb, tra il mar Rosso e l’oceano Indiano.

Back To Top