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Salvini

Cosa si dice a destra e a sinistra sulla Russia di Putin

Guerra Russia-Ucraina: come è andato il voto in Parlamento sulla risoluzione bipartisan. La nota di Paola Sacchi

 

“Come è finita? Per le beghe interne italiane, finisce che Letta ora si deve tenere Salvini (nella maggioranza di governo, ndr)”.

Se è lecito per una seduta parlamentare così drammatica, dopo tanti anni, dalla quale a sera i deputati escono in silenzio, come quella sulla risoluzione bipartitisan, approvata da maggioranza e opposizione, fare una battuta sui risvolti di politica tutta interna italiana, Gianfranco Rotondi, il dc doc, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, ne fa una, con la cronista, che fotografa con arguzia certe polemiche sugli esami continui di “putunismo” di esponenti del Pd.

Polemiche che hanno accompagnato il leader della Lega anche lunedì scorso fino alla sua visita privata a Assisi, in preghiera per la pace, sulla tomba del Poverello. La Lega, come Salvini aveva già annunciato, dà “totale mandato” a Mario Draghi, pur ribadendo la richiesta di dialogo, “dalla parte degli aggrediti”, perché “è sempre il tempo della diplomazia”, perché “se si risponde alle bombe con le bombe non si sa mai dove si va a finire”. Solo tre deputati leghisti non si allineano, come due di Forza Italia.

Ma è proprio da sinistra che vengono i più numerosi della manciata di dissensi registrata ieri. Spicca su tutti il voto contrario del senatore Cinque Stelle Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama. Ci sono i dissensi degli ex grillini del gruppo Misto e di “Alternativa c’è”, componente vicina a Alessandro Di Battista, che comunque non possono essere classificati a sinistra. Ma di sinistra sono i dissensi sulla parte relativa all’invio delle armi di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, come, per citare i nomi più noti, le astensioni di Laura Boldrini (Pd), ex presidente della Camera, di Stefano Fassina (Leu).

Il governo Draghi – con il voto favorevole anche dell’opposizione di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, che chiede una “risposta compatta contro un’aggressione inaccettabile” (Per il cofondatore di FdI e vicepresidente della Camera Fabio Rampelli l’Ucraina da “molto prima sarebbe dovuta entrare nella Ue”) – ne esce, al di là della manciata di dissensi, con mandato unanime. Il premier anche nelle due repliche, fatte a braccio, è applaudito più volte. Così come nel passaggio dove sottolinea che lui farà di tutto per la pace, ma che per avere la pace, di fronte a 60 chilometri di carri armati, bisogna “essere forti” al tavolo negoziale, e per fare la pace “non si può essere in due”, serve il “multilateralismo”. È una prova dalla quale esce, sottolinea Draghi che ringrazia il parlamento, “un’Europa più unita”. “Un’Europa più politica”, dice il segretario del Pd, Enrico Letta. Resta solo a margine qualche strascico polemico di esponenti dem con la Lega, il cui deputato Paolo Formentini in aula ribadisce “la nostra appartenenza alla Nato”.

Intanto, a Bruxelles, votando da remoto da Arcore, Silvio Berlusconi approva la risoluzione Ue contro l’attacco all’Ucraina. E Valentino Valentini, vicepresidente vicario azzurro a Montecitorio, ovvero l’assistente diplomatico di Berlusconi premier, ai tempi dello storico accordo di Pratica di Mare, esprime il suo netto appoggio alla risoluzione italiana. Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, da Bruxelles ricorda con amarezza che “l’Occidente ha perso un’occasione nei vent’anni successivi all’incontro di Pratica di Mare, lì Berlusconi, che era alla guida della UE, era riuscito a portare Putin verso l’Occidente. E bisognava proseguire su quella strada, dividere la Russia dalla Cina”. Solo pochissimi anni fa Putin era in Italia, in visita ufficiale, Berlusconi lo attese all’aeroporto per un saluto in quello scampolo di minuti che restavano al presidente della Federazione russa prima di ripartire. Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia, ora sottosegretario alla Difesa del governo Draghi, allarga le braccia: “Già, era solo pochi anni fa”.

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