Giovedì notte Israele ha attaccato l’Iran con un grande bombardamento sui principali siti legati al programma nucleare del paese, che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito una “minaccia esistenziale”.
Teheran nega che il suo programma nucleare sia finalizzato alla costruzione di un’arma atomica, ma da diversi anni non permette le ispezioni internazionali ai suoi impianti.
L’IRAN NON RISPETTA GLI OBBLIGHI DI NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE, DICE L’ONU
Sempre giovedì, peraltro, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica – un organo delle Nazioni Unite – ha accusato l’Iran di non rispettare gli obblighi sulla non proliferazione nucleare; Teheran, in risposta, ha fatto sapere che attiverà un terzo impianto di arricchimento dell’uranio.
L’uranio arricchito non è necessario solo allo sviluppo dell’arma atomica ma anche alla produzione di elettricità dalle centrali nucleari; l’Iran, però, ha superato i livelli di arricchimento utili per scopi civili (al 3-5 per cento, o al 20 per cento in alcuni casi; l’Iran è invece al 60 per cento).
COSA SAPPIAMO DEL SITO DI NATANZ COLPITO DA ISRAELE
Tra i siti nucleari iraniani colpiti dal bombardamento israeliano di giovedì notte c’è anche quello di Natanz. Situato a circa 220 chilometri a sud-est di Teheran, la capitale, quello di Natanz è il principale sito per l’arricchimento dell’uranio dell’Iran, la cui esistenza è stata rivelata nel 2002 da un gruppo di dissidenti.
Non è chiaro quanti danni abbia causato il bombardamento israeliano, dato che una parte della struttura si trova sottoterra proprio come misura di protezione dagli attacchi aerei. Negli anni, tuttavia, è stato più volta oggetto di atti di sabotaggio da parte di Israele.
Più nello specifico, il sito di Natanz è composto da due impianti di arricchimento: uno sottoterra, molto grande, indicato solitamente con l’acronimo inglese Fep (da Fuel Enrichment Plant); e un altro in superficie, noto come Pfep da Pilot Fuel Enrichment Plant.
Il Fep è stato costruito per l’arricchimento dell’uranio su scala commerciale: stando a Reuters, ospita all’incirca sedicimila centrifughe, cioè i macchinari utilizzati per il processo di arricchimento.