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Occupazione Femminile

Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Ubi, Mps. Bancari? Metà donne (ma pochissime ai vertici). L’analisi della Fabi

Secondo una indagine della Fabi relativa ai primi otto gruppi bancari del Paese, quasi un dipendente su due è donna. Sul totale di 264.990 addetti, il 47,9% degli addetti sono donne (126.927 unità). Nei ruoli manageriali non apicali, solo lo 0,5% sono donne, percentuale che risulta ancora più bassa nei ruoli apicali.

Nonostante la crescente partecipazione nel mercato del lavoro bancario, la carriera delle donne rimane concentrata in specifici settori e gli avanzamenti di carriera verso posizioni apicali rimangono limitati. In particolare, sulla base delle indagini condotte sui bilanci dei principali gruppi bancari italiani, la presenza femminile è mediamente alta, ma le donne sono particolarmente sottorappresentate nelle posizioni lavorative di responsabilità.

Se focalizziamo l’attenzione sulla proporzione tra uomini e donne nei ruoli apicali, nella maggior parte dei casi le donne occupano meno dello 0,5% delle posizioni manageriali e rappresentano meno del 35% nei consigli di amministrazione. In aggiunta a ciò, circa il 90% della forza lavoro nelle prime otto banche italiane non ricopre ruoli di management, con differenti proporzioni tra uomini e donne, in pressoché tutte le categorie (dirigenti, quadri direttivi e aree professionali) di governo.

Il divario risulta ancora più evidente per la presenza femminile nei comitati direttivi e nei consigli di amministrazione degli stessi istituti bancari, in considerazione della scarsa rappresentatività delle donne in tali organismi e l’assenza in posizioni strategiche di tali organismi (presidente e/o vicepresidente).
L’analisi dei primi otto gruppi bancari in Italia mostra che la quota di donne impiegate nel settore finanziario italiano si colloca mediamente tra il 45% e il 50% per i grandi gruppi e con un’incidenza intorno al 43% per gli istituti di minore dimensione.

I dati relativi alla composizione della forza lavoro dimostrano che la percentuale di donne, in ciascuna delle categorie lavorative quali “dirigenti”, “quadri” e “aree professionali”, risulta inferiore a quella degli uomini in ciascuna delle banche analizzate, con un maggior divario per quelle riconducibili a posizioni apicali.

Mentre la categoria dei lavoratori delle aree professionali è quella maggiormente equilibrata, con circa il 37% della forza lavoro rappresentata da donne – rispetto al 35% degli uomini – la percentuale media delle stesse nei ruoli direttivi risulta più contenuta, con circa l’11% del personale femminile impiegato negli stessi, contro un 20% della componente maschile.

Se guardiamo poi alla differenza tra uomini e donne in ruoli non apicali, in relazione alla complessiva popolazione lavorativa delle banche analizzate, il differenziale di genere è ancora più elevato visto che in media solo lo 0,5% dei ruoli di management è ricoperto da donne.

Con particolare riferimento all’impiego e turnover, l’analisi della dinamica del personale mostra come l’assunzione di nuova forza lavoro sia stata ampiamente equilibrata tra i due generi e addirittura in alcuni casi abbia assicurato una maggiore presenza femminile rispetto a quella maschile. Nel 2017, rispetto ai complessivi posti di lavoro generati, circa il 49% – media degli otto istituti bancari – ha riguardato le donne, in linea con il tasso di occupazione maschile.

Infine, in controtendenza rispetto al dato precedente, i processi di crescita professionale e di avanzamento di carriera hanno interessato in maniera diversa la forza lavoro complessiva, con un maggior numero della componente maschile interessata da promozioni, rispetto a quella femminile.

«Nonostante la presenza femminile sia in aumento, rimane netta la disparità nello sviluppo professionale. Solo il 20% arriva a ricoprire posizioni apicali e tra gli amministratori delegati le donne sono solo il 3%. Nel prossimo contratto nazionale la Fabi si batterà affinché si colmi il gap fra uomini e donne, sia in termini di carriera sia in termini di qualità della vita professionale» dichiara il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

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