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Macron

Perché l’Ira di Biden penalizzerà di più la Germania. Parla Sapelli

I motivi dell'Inflation Reduction Act di Biden ("Chi comanda l’America, come aveva intuito tanti anni fa Galbraith, è il complesso militare-industriale"), gli effetti sui Paesi europei e il "ridicolo" tetto Ue al prezzo del petrolio russo. Conversazione con Giulio Sapelli, storico ed economista

 

L’Inflation Reduction Act di Biden? Un provvedimento che discende dall’adozione delle sanzioni contro la Russia, cui gli Usa rispondono imponendo un sistema di dumping basato sui sussidi per affrontare in modo migliore la competizione nell’agone globale modificato dall’impianto sanzionatorio.

Parola di Giulio Sapelli, storico ed economista, che a proposito della natura controproducente delle sanzioni ricorda anche un precedente storico: quello del blocco continentale imposto da Napoleone all’Inghilterra, che gli costò la vittoria nella campagna in Russia, e alla fine il suo stesso impero, “perché gli venne a mancare la possibilità di rifornire la lunga catena logistica in cui si era impegnato”.

Professor Sapelli, che ne pensa dell’Ira?

Penso che l’America faccia quel che avrebbe dovuto fare l’Europa. Gli americani hanno imposto le sanzioni alla Russia, sanno benissimo che queste sanzioni producono effetti su tutta l’economia globale e quindi potrebbero avere un effetto anche sull’economia nordamericana. Di conseguenza cosa fanno? Adottano un sistema di dumping, un tempo si usava il termine concorrenza sleale, fondato sui sussidi monetari; cioè tecnicamente è una misura fiscale, perché lo Stato preleva meno tasse, e in questo modo finanzia le proprie industrie, che così affrontano in modo competitivo l’agone nuovo aperto dalle sanzioni contro Russia. Dopo i due choc esogeni che abbiamo avuto recentemente, ossia la pandemia e poi la guerra, è intervenuto un ulteriore choc che sono le sanzioni. Precedenti storici non mancano.

Ce ne faccia uno.

Quando Napoleone fece il blocco continentale agli inglesi, ormai gli storici più affermati ne concordano, non riuscì a vincere in Russia perché gli venne a mancare la possibilità di rifornire la lunga catena logistica in cui si era impegnato. La maggioranza delle merci, infatti, non veniva dalla Francia ma dal Commonwealth. Queste sono cose che gli europei che comandano a Bruxelles ignorano platealmente. Gli americani invece lo hanno capito benissimo e hanno di conseguenza preso delle misure, che hanno degli effetti di trasformazione sulla stessa industria europea, e probabilmente in parte anche nel Grande Medio Oriente: perché le aziende di queste terre si trasferiranno negli Usa per godere di regimi fiscali migliori soprattutto di sussidi, cioè di sostegni ai servizi per l’impresa. Lo Stato sosterrà l’abbassamento dei costi di produzione che è qualcosa di più della pura e semplice detassazione, ossia quello che servirebbe disperatamente a noi che abbiamo un sistema di piccole e medie imprese: se queste imprese avessero dei servizi a prezzi ribassati andrebbero come fulmini.

A questo punto l’Europa cosa può fare?

La prima cosa che dovrebbe fare è negoziare con gli Stati Uniti per non applicare le sanzioni alla Russia. Facciamo la guerra ma non le sanzioni. Si può fare la guerra e continuare benissimo a commerciare. D’altra parte i russi cosa fanno? Bombardano le stesse fonti energetiche che loro stessi continuano a vendere. Se gli ucraini non avessero il gas russo, non avrebbero le luci accese. E poi c’è anche questa cosa ridicola del tetto al petrolio russo.

Che cos’ha che non funziona?

Ma se non fa altro che spostare il petrolio russo dall’Occidente alla Cina! Non è dunque con questi mezzi che si risolvono i problemi. Per ritornare all’Ira, al dumping bisognerebbe rispondere con il controdumping e nel mentre negoziare, come ha fatto intelligentemente la Francia, anche se bisogna dire che queste misure colpiscono soprattutto la Germania, perché l’industria europea è l’industria tedesca. I francesi hanno la finanza, hanno le banche, che sono quasi tutte sane, perché quelle tedesche sono tutte tecnicamente fallite; l’industria europea è tedesco-italiana-russa e in particolare la Germania ha un complesso industriale tedesco-russo-cinese. Infatti Scholz è subito corso in Cina.  Invece il capitalismo americano, che è più fondato sulla finanza, vede già in corso un processo di reshoring. E qui mi pare che Biden sia in piena continuità con Trump e con il suo America first.

È sintomatica questa convergenza tra due presidenti agli antipodi come Trump e Biden.

Ma il capitalismo è uno. Gramsci diceva “cambia spalla al suo fucile”, noi possiamo dire che cambia solo il colore politico, prima aveva il colore dei repubblicani ora ha quello dei democratici. Chi comanda l’America, come aveva intuito tanti anni fa Galbraith, è il complesso militare-industriale.

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