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Difesa

Perché non mi stupisce lo spionaggio Usa anche degli alleati. Parla il generale Jean

L'intelligence spia sia i governi nemici che quelli amici: non c'è nulla di strano. Ecco perché. Conversazione di Start Magazine con il generale Carlo Jean, esperto di strategia militare

 

Quali sono i risvolti geopolitici del caso dei documenti trafugati al Pentagono e messi in circolazione nei social?

In una conversazione di Start Magazine, il generale Carlo Jean, esperto di strategia militare e geopolitica, invita alla cautela, anche perché il Pentagono sta ancora effettuando le opportune verifiche. Già da ora emerge tuttavia l’incredibile intrigo spionistico dietro dei leaks che, se imbarazzano gli Usa, ne evidenziano anche le rilevanti capacità di intelligence tali da penetrare a fondo nella realtà del nemico russo come degli alleati.

Generale, cosa ne pensa dei leaks del Pentagono?

A mio parere sono per metà buoni e per metà da prendere con le pinze. Ad ogni modo inviterei alla cautela in questo momento perché in America stanno procedendo alle opportune verifiche che richiederanno parecchio tempo, ammesso e non concesso che alla fine ne sapremo qualcosa.

Se fossero autentici, chi ne sarebbe avvantaggiato?

A mio avviso gli avvantaggiati sarebbero i russi, perché la diffusione di queste informazioni ha l’effetto di creare dissapori in campo occidentale.

In effetti tra le altre cose dai documenti emerge che gli Usa spiano un po’ tutti, inclusi gli alleati. Dovremmo scandalizzarci?

Spiare degli amici è una cosa del tutto normale; è sempre stato così. Basti pensare al telefono della Merkel tenuto sotto controllo dagli stessi americani. Oppure, per fare un esempio un po’ più indietro nel tempo, all’ambasciata russa che spiava i telefoni dei capi del Partito comunista italiano.

Quindi niente di nuovo sotto il sole.

Assolutamente. L’intelligence, a giro d’orizzonte, si riferisce sia ai nemici che agli amici.

Se anche prendessimo per buoni questi documenti, ne emerge lo stato disastroso delle truppe russe.

Sicuramente, e anche lo stato disastroso delle truppe ucraine. Su quelle russe il caso più clamoroso rimanda al fatto che, quando lo scorso autunno c’è stato il richiamo forzoso dei riservisti, parecchi giovani russi sono scappati all’estero. Di solito si scappa all’estero quando il proprio Paese è invaso, non quando il proprio Paese ne invade un altro.

E sul fronte ucraino cosa emerge?

Ne emerge che l’Ucraina sta perdendo parte della gioventù migliore, falcidiata dalla guerra. Al contrario la Russia impiega carcerati, o soldati delle etnie minoritarie; di conseguenza le perdite subite dal punto di vista demografico peseranno meno sui destini della Russia di quanto pesino sui destini dell’Ucraina.

Comunque, una cosa emerge chiaramente, ed è la capacità degli apparati di intelligence americani di infiltrare i loro target.

Sì, ma è vero anche il contrario. In merito alle capacità americane vorrei solo ricordare che quando gli Usa ci avevano avvertiti l’anno scorso che l’attacco russo sarebbe avvenuto in quei precisi giorni è perché avevano qualche fonte che li informava dall’interno dello Stato maggiore russo.

Naturalmente anche noi italiani siamo esposti a questo tipo di captazione.

Sì, basta ricordare il caso di quell’ufficiale di marina che vendeva documenti segreti a 5mila euro l’uno. Questo dimostrò che la pratica era talmente diffusa che il prezzo da pagare era molto basso. Cioè l’offerta è molto rilevante e quindi la domanda può essere relativamente contenuta in termini di prezzi.

I russi ci spiano e quanto?

I russi per antica pratica controllano sia l’interno che l’esterno. Hanno sempre avuto dei servizi di sicurezza molto efficaci.

E quindi paradossalmente dalla guerra fredda non è cambiato granché?

No, non è cambiato nulla.

Qual è il nemico che dobbiamo temere di più, la Russia o la Cina?

Chiaramente la Cina, in quanto la Russia ha un Pil dal valore inferiore a quello dell’Italia. Inoltre la Russia sta conoscendo rilevanti problemi demografici rispetto agli Stati Uniti: la popolazione russa sta calando vistosamente e aumenta la percentuale delle etnie non russe, e questo preoccupa estremamente il Cremlino ma anche il Patriarcato di Mosca, che vede la sua presa sulla Russia diminuire notevolmente.

A differenza della Russia, con la Cina abbiamo un rapporto un po’ più equilibrato?

Equilibrato sicuramente da un punto di vista commerciale. La Cina rappresenta per noi un buon mercato e poi abbiamo investimenti cinesi. Tuttavia noi, dal punto di vista tecnologico, dipendiamo dagli Stati Uniti e quindi dipendiamo dagli embarghi tecnologici che gli Stati Uniti hanno elevato nei confronti della Cina.

L’esempio chiave è quello dei semiconduttori.

Certo, ma non solo. C’è tutta la parte relativa al rifornimento delle materie prime critiche a partire dalle terre rare, ma anche cobalto e litio. Vorrei tuttavia segnalare che qui c’è molta propaganda da parte americana, che cerca di mobilitare l’opinione pubblica a supporto del governo contro la Cina. In realtà bisogna considerare che lo sviluppo cinese, in particolare ma non solo per quanto riguarda il campo dei semiconduttori avanzati, dipende molto dalle importazioni lecite o illecite. Tanto è vero che la ripresa economica della Cina dopo la pandemia sta sperimentando parecchi problemi. Dobbiamo tenere conto che il sistema americano è relativamente più flessibile e dunque in grado di assorbire più agevolmente gli effetti di una crisi; in Cina invece una crisi economica si trasforma subito in una crisi sociale e politica da cui poi è difficile uscire.

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