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Aouani

Meloni ha un simbolo pronto, si chiama Iliass Aouani

Iliass Aouani ha un quid democratico che, unito alla sua moralità e al suo orgoglio nazionalista, lo renderebbe un’icona perfetta per una destra moderna. Il corsivo di Battista Falconi.

Sono diverse storie di sportivi a dare il titolo, in questi giorni. Il povero, sfortunato Matteo Franzoso, morto a 25 anni, mentre in Cile si allenava sugli sci per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina e l’ennesimo oro e record mondiale del saltatore Armand Duplantis, volato a 6,30 metri. Dolore e polemiche per l’incidente di Franzoso, non è il primo che colpisce gravemente gli sport invernali; grande esempio di managerialità il secondo, che centellina i risultati (Duplantis ha iniziato la sua serie di record nel 2020, è imbattuto da allora e solo Sergei Bubka ha migliorato il record mondiale più volte). L’atleta, in qualche modo, si pone all’opposto di Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, entrambi esclusi dalle rispettive finali nella seconda giornata dei Mondiali di atletica di Tokyo 2025, dove avevano scritto la storia alle Olimpiadi del 2020. Un lustro nel quale si sono giocati malissimo le rispettive carriere e, diciamolo, la fortuna che gli aveva consentito di arrivare primissimi.

Ma quello che ci interessa è altro. Jacobs, ricordiamo, è nato negli USA da madre italiana e padre statunitense, ha avuto a lungo la doppia cittadinanza ma ora è esclusivamente italiano, come ha sempre dichiarato di sentirsi. Esattamente come dice di sentirsi e di essere Iliass Aouani, 29enne milanese di origini marocchine, che a New York ha riportato l’Italia sul podio mondiale della maratona dopo 22 anni: «Io sono italiano e orgoglioso di esserlo», ha affermato perentorio il maratoneta e ingegnere, laureato negli Usa. Un ragazzo tanto bravo, a sentirlo parlare nelle interviste oltre che a vederlo correre, da sembrare quasi finto: tra ringraziamenti ai genitori e richiamo al rispetto delle regole, anche quando non favorevoli come quelle sull’acquisizione della cittadinanza, afferma buoni e sani principi con la stessa speditezza con cui marcia.

Per carità, non è l’unico sportivo a dare quest’impressione di bravo ragazzo. Lo stesso Jannik Sinner dà quest’impressione e tra l’altro pure lui sfodera un buon pizzico di esotismo, nel suo caso altoatesino. Sulla stessa linea positiva si pongono diversi altri tennisti, da Matteo Berrettini a Jasmine Paolini, altra atleta di origini miste (italiane, polacche e africane). Però, tranne forse la Paolini, chi parla con la racchetta in mano assume un tono inevitabilmente più fighetto, è proprio il tennis a dare sempre quest’impressione, per quanto dai tempi della nostra prima Davis questo sport si sia estremamente popolarizzato.

Iliass Aouani, invece, ha un quid democratico in più (la provenienza dalla periferia è evidenziata molto nella sua immagine pubblica) che, unito alla sua moralità e al suo orgoglio nazionalista, lo renderebbe un’icona perfetta per una destra moderna. Le disquisizioni sul razzismo e lo scontro bianco-nero, incredibilmente, riescono ancora ad animare politica e campagne elettorali. Ultimo caso, la candidata Antonella Bundu, in corsa per le Regionali in Toscana, che a un Meeting antirazzista ha parlato contro la “bianchezza”. Beh, se il tema tira Giorgia Meloni ha bell’e pronto un candidato-bandiera, un simbolo perfetto dell’Italia che vuole costruire. Con la pelle di qualunque colore e con un cuore patriottico che batte forte.

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