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Il tedesco Lindner predica molto e razzola tantissimo su debito e non solo

In appena sei mesi di governo, Lindner ha accumulato più debiti di quanti ne abbia fatti Merkel in 16 anni. Il che, per un ordoliberista che si dichiara contrario ai debiti e alle spese in deficit, è una bella contraddizione. L'articolo di Tino Oldani per Italia Oggi

Fateci caso: ogni volta che a Bruxelles si parla di conti pubblici, oppure dei problemi di bilancio posti ai paesi Ue dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, da Berlino arriva l’immediato altolà di Christian Lindner, 43 anni, ministro delle Finanze e leader del partito liberale, orgoglioso di recitare la parte del falco ordoliberista, contrario a spese in deficit e a ogni forma di debito comune. Le sue prese di posizioni sono pressoché quotidiane, per dire «no» categorici sia alla riforma del patto di stabilità che all’idea di un debito comune Ue per aiutare l’Ucraina. E i giornaloni, ogni volta, ne prendono atto senza nulla eccepire, anzi inchinandosi alla nuova linea del rigore di Berlino, che sembra aver trovato in Lindner un degno successore di Wolfgang Schäuble, mitico falco che per anni ha guidato il ministero delle Finanze nei governi di Angela Merkel.

In questa narrazione, chissà perché, sui giornaloni mancano sempre due dettagli di non poco conto. In appena sei mesi di governo, Lindner ha accumulato più debiti di quanti ne abbia fatti Merkel in 16 anni. Il che, per un ordoliberista che si dichiara contrario ai debiti e alle spese in deficit, è una bella contraddizione. Va poi detto che le esternazioni di Lindner sono diventate un refrain soprattutto nelle ultime settimane, dopo tre batoste subite dal suo partito nelle elezioni regionali.

Da qui l’impressione che Lindner abbia deciso di recuperare consensi tra gli elettori tedeschi con una campagna d’immagine, arte in cui è da sempre abile, per impersonare, come faceva Schäuble, la parte del custode fidato dei risparmi del ceto medio. Un ruolo dove serve poco per avere successo: basta sparare sul debito troppo alto dell’Italia, che nessun tedesco accetterà mai di condividere (e hanno ragione, visto come i partiti italiani stanno ostacolano Mario Draghi sulle riforme del Pnrr); oppure basta dire no a un nuovo debito comune Ue per l’Ucraina (anche se suona male per gli altri europei, come una pugnalata alla schiena di Kiev).

Quanto ai debiti tedeschi appena fatti, il conto lo ha fatto Politico: «Lindner potrebbe passare alla storia come il ministro delle Finanze che ha accumulato il più alto livello di debito nel più breve lasso di tempo di sempre. Il fondo speciale per la difesa del cancelliere Olaf Scholz prevede di prendere in prestito 100 miliardi di euro. Inoltre, il bilancio ordinario 2022 prevede un nuovo debito di quasi 40 miliardi per attutire l’impatto della guerra. Ci sono poi altri 60 miliardi, destinati in origine a combattere la crisi economica del coronavirus, ma riproposti dal nuovo governo in un fondo di trasformazione più ampio. Non male per nemmeno sei mesi in carica».

Ancora più impietosi i dati sulle tre batoste elettorali. Nelle elezioni federali (settembre 2021), il partito liberale (Fdp) guidato da Lindner si era collocato al quarto posto, con l’11,5% dei voti, dietro a Spd (25,7%), Cdu (24,1%) e Verdi (14,8%). Un buon risultato rispetto al passato, che ha convinto Lindner a entrare nella coalizione semaforo (Spd, Verdi e Fdp), che sostiene il governo Scholz, dove ha chiesto e ottenuto il ministero della Finanze, un posto chiave in Germania. Il suo operato a capo delle Finanze, tuttavia, non sembra avergli giovato sul piano dei consensi, crollati in modo drastico nelle elezioni tenute di recente in tre Land. Nella Saar il partito liberale non è neppure riuscito, per la seconda volta, a ottenere il 5% necessario per entrare nel parlamento regionale. Nello Schleswig-Holstein ha preso il 6,4%, in forte calo rispetto al precedente 11,5%. Infine, nel Nord Reno-Vestfalia, il Land tedesco più popoloso, è sceso dal 12,6 del 2017 al 5,9%: una sconfitta più bruciante che mai, visto che questo è il Land di origine per Lindner.

A commento di queste sconfitte, gli analisti tedeschi hanno ricordato che nel 2017 Lindner rifiutò l’offerta di Merkel di entrare nel governo, dicendo che era meglio non governare, che governare male. Ora quelle parole si stanno ritorcendo contro di lui, poiché sono gli elettori in calo del Fdp a pensare che governare male è esattamente quello che Lindner sta facendo. Il motivo? Da sempre, il partito liberale tedesco si presenta come il paladino del libero mercato e dei tagli alle tasse, purché il bilancio statale resti in ordine, senza deficit, né debito. Ma governare insieme a due partiti di sinistra, che non hanno mai avuto tali dogmi ordoliberisti come principi basilari dell’azione politica, bensì la predisposizione a un uso elastico della spesa pubblica, non ha certo facilitato Lindner, come dimostrano i 200 miliardi di debito da lui sottoscritti in sei mesi. Da qui l’impressione che, più che a Schäuble, egli assomigli a un falco di cartapesta.

Ecco perché, nel tentativo di risalire la china, Lindner si è lanciato in una campagna di autopromozione, con dichiarazioni a raffica di stampo ordoliberista su tutto. Ecco perché ha addirittura affidato all’economista Lars Feld, ordoliberista doc, per anni fidato consigliere di Merkel, la stesura del piano di strategia fiscale del suo ministero, un documento di 22 pagine che giustifica i nuovi debiti come misure a breve termine contro la crisi, ma poi punta sulla crescita a lungo termine facendo leva sul mercato e non sulla mano pubblica, fino a indicare la «resilienza fiscale» come il vero pilastro della strategia, ovvero il rispetto tradizionale dei limiti del deficit e del debito tedeschi, con l’ovvio rifiuto di debiti in comune come corollario. Belle parole, in linea con la Zeitenwende (svolta epocale) di moda nella politica tedesca, ma smentite dai numeri sui nuovi debiti federali imposti da Spd e Verdi e, bon gré mal gré, firmati da Lindner, falco solo a parole.

 

Articolo pubblicato su italiaoggi.it

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