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Il Quirinale incarta le polemiche dei giornaloni sulla contrapposizione farlocca Mattarella-Meloni

Ecco come è fallito l’obiettivo dei grandi giornali di contrapporre il Quirinale a Palazzo Chigi. I Graffi di Damato

CONTRAPPOSIZIONE DI CARTA MATTARELLA-MELONI

Se quel “silenzio assordante” rimproverato ieri sulla Stampa a Giorgia Meloni, in sede di cronaca dietro le quinte e di commento, dopo il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al raduno ciellino di Rimini era un obbiettivo, esso è fortunatamente fallito. Per intervento assai discreto ma ugualmente forte dello stesso Quirinale la polemica è finita sul nascere. Oggi, per esempio, non se ne trova più traccia nei sui giornali né nel profluvio di dichiarazioni dei politici. Mattarella non si aspettava né ha mai reclamato in alcun modo una sponda di Palazzo Chigi alle opinioni – non agli atti – da lui espresse sui migranti e – implicitamente, senza nominarlo – sul libro del generale Roberto Vannacci dal titolo “Il mondo al contrario”. Che è già costato all’autore il comando dell’Istituto Geografico Militare di Firenze per i suoi aspetti considerati omofobi da molti.

MINNITI CORREGGE LA NARRAZIONE SUI DISSIDI MATTARELLA-PALAZZO CHIGI

Sui migranti è intervenuto un esperto come l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, del Pd, per spiegare già ieri in una intervista al Corriere della Sera, smentendo qualche collega di partito che si era avventurato a sostenere il contrario, che le posizioni del Quirinale e di Palazzo Chigi coincidono. Il problema ormai è diventato “esterno”, non più soltanto o prevalentemente italiano per le sue lunghe frontiere marittime, ma europeo. E lo sforzo di ottenere di più dall’Unione, coinvolgendola anche in una politica di stabilizzazione e di sostegno ai paesi da cui fuggono in tanti, vede impegnati nello stesso modo il capo dello Stato e la premier.

IL CASO VANNACCI E NON SOLO

Sul libro del generale Vannacci è diventata sin troppo evidente la strumentalizzazione delle polemiche per seminare zizzania nella coalizione di governo, e persino nel suo maggiore partito, quello di destra, già in fibrillazione per certe nomine interne, a cominciare da quella della sorella della premier, Arianna, cresciuta di peso e di presenza.

Di fronte peraltro a un Matteo Salvini e ad un Gianni Alemanno, rispettivamente dalla Lega e da un movimento in corso d’opera, che si contendono praticamente Vannacci come candidato a qualche elezione per scavalcare a destra Meloni e i fratelli, o sorelle, d’Italia figuriamoci se Mattarella può lasciarsi solo tentare dall’idea di fare il piromane anziché il pompiere. Sono davvero “Vannacci loro”, per ripetere il felice titolo di ieri del giornale di Tommaso Cerno, non certamente sospettabile di omofobia.

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