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Il Pd di Schlein è solo chiacchiere e nostalgia?

L’idea di Schlein di ricostruire simpatie e adesioni al Pd esibendo la foto degli occhi di Enrico Berlinguer è a dir poco bislacca. L’intervento di Enzo Mattina.

È giusto che il Pd contesti i vari provvedimenti adottati di volta in volta dal Governo, ma è di tutta evidenza che il botta e risposta del giorno per giorno sortirà solo marginalmente l’effetto di recuperare la fiducia dell’elettorato storico. Men che meno potrà suscitare attrazione nelle generazioni mediane o ultime che hanno vissuto poco o niente affatto l’esperienza dei partiti protagonisti del divenire dell’Italia repubblicana, eredi delle grandi famiglie politiche ottocentesche.

È, in aggiunta, molto improbabile che le sperimentazioni tentate e quasi sempre fallite di comporre alleanze in funzione di singole scadenze elettorali possano raccogliere consensi duraturi. Il più ultroneo di questi tentativi è quello della costruzione del cosiddetto campo largo, che dovrebbe assiemare l’etica del lavoro, propria della sinistra riformista, con l’assistenzialismo della balconata; quello che aboliva la miseria col proclama del desaparecido Luigino Di Maio dal balcone di palazzo Chigi su piazza Colonna.

Da ultime notizie si apprende che la Schlein stia lavorando a nuove ipotesi di affratellamento, ma non si comprende quale possa essere il loro appeal, se si riducono ai soli tentativi di costruire convergenze su candidati spendibili nelle varie scadenze elettorali locali; e si comprende ancora meno il senso di infarcire le liste del PD alle prossime elezioni europee con candidate/i di buon livello culturale e di indiscussa reputazione, ma del tutto prive/i di dimestichezza con i paradigmi operativi di un organo di rappresentanza civica che concorre alla produzione delle leggi, ma non ne ha la generatività.

Alla luce di queste considerazioni, il PD dovrebbe da subito affiancare alla dialettica parlamentare e alla gestione delle contingenze del giorno per giorno la decisione e l’immediata attuazione di una forte mobilitazione contro le due riforme più significative messe in cantiere dal Governo Meloni: il premierato e l’autonomia regionale differenziata.

La narrazione che ne fanno gli ideatori governativi è grossolanamente mistificatoria e come tale inaccettabile, perché altera profondamente il dettato della Carta costituzionale; il Parlamento viene di fatto ridotto a una funzione notarile di quanto deciso dal Governo, il Presidente della Repubblica viene declassato ad organo di pura rappresentanza, il divario storico tra le regioni del Nord e quelle del Sud d’Italia viene cristallizzato. Per sovrammercato, anche sui contenuti della ormai prossima scadenza elettorale europea il PD non mette a fuoco obiettivi intellegibili, quali l’adozione della Costituzione europea con il superamento delle decisioni all’unanimità, la realizzazione della Federazione degli Stati d’Europa, la costruzione della difesa comune, l’introduzione dell’Indice di progresso sociale (ideato da Amartya Sen, Douglass North, Joseph Stiglitz) quanto meno in aggiunta a quelli puramente economici.

È maturo, come non mai, il tempo per la messa in campo di un PD mobilitato contro la deriva anticostituzionale in atto e a favore di una svolta innovativa del nostro Paese o, se preferite, della nostra Nazione nella determinazione della politica di costruzione e avanzamento del protagonismo europeo nella dimensione internazionale.

Un PD che costruisca il suo rilancio in forza di una visione di medio/lungo termine deve rivedere anche la sua strategia comunicativa, a partire dall’immagine posta sulla tessera per l’iscrizione 2024.

L’idea di ricostruire simpatie e adesioni, esibendo la foto degli occhi di Enrico Berlinguer è a dir poco bislacca, perché nel ventennio che ci separa dal 1984, anno di morte del segretario del PCI, sono accaduti tanti avvenimenti, tra cui il superamento di quel partito e la costruzione di un nuovo soggetto politico, il PD, in cui sono confluiti, oltre quello comunista, diversi filoni ideologici nazionali, quali il socialista, il cattolico, il liberalriformista e una frangia forse prevalente di persone alle prime esperienze di militanza attiva.

Se proprio si vuol utilizzare un viso come catalizzatore di impegno civile e politico, si può usare il viso di un uomo che pagò con la vita l’ostilità al presidente del consiglio, reagendo al tristemente noto discorso del bivacco del 1922.

Quell’uomo si chiamava Giacomo Matteotti e fu ucciso il 10 giugno 1924; evocarlo nel centenario della morte sul cartoncino della tessera del PD sarebbe una doverosa scelta e avrebbe un forte valore unificante.

Sono convinto che non siamo alla vigilia di un ritorno della storia, ma è un dato di fatto che la nostra democrazia può essere indebolita con modifiche costituzionali tutt’altro che innocenti che aprano la strada alla strategia della democrazia illiberale, in sintonia con gli antesignani Paesi centroeuropei del gruppo di Visegrád e con le destre presenti in altri Paesi dell’Europa occidentale.

Ho rispetto per Enrico Berlinguer, anche se nel 1980 ne criticai le posizioni assunte sulla vertenza FIAT nel saggio pubblicato per i tipi della Rizzoli “Fiat e sindacati negli anni 80”, ma il suo sorriso sulla tessera del PD è oggettivamente divisivo, avendo un senso solo per quanti vengono dalla remota militanza nel PCI.

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